C’è un Cinese, tal Yonghong Li, che decide di comprare uno dei club di calcio più prestigiosi al mondo da un Italiano, tal Berlusconi Silvio, che prima lo ha reso il club più titolato al mondo, ma ormai lo sta affossando. Il Berlusconi pretendeva di scegliere gli allenatori convinto della sua competenza e alla luce del fatto che un paio di volte ci aveva azzeccato (Sacchi, Capello), stupendo tutti. Il resto della gestione era affidato a un suo amico incompetente, ex antennista e attualmente strapagato manager. Titolo di studio Geometra, l’amico è clamorosamente connivente con i procuratori più celebrati, unica sua fonte di informazione quando deve scegliere i giocatori. Negli anni bui, condivide le responsabilità con la figlia del Berlusconi. Che è tutto il papà. Infatti, si fidanza con un giocatore. E benché glielo vogliano comprare pagando caro, si impunta per non farlo cedere
Torniamo al Cinese. Non ha i soldi. Ma accetta di super valutare un’azienda che produce decine di milioni di perdite all’anno, e che la proprietà non è in grado di gestire, pur di averla a tutti i costi. Anziché prendere il Berlusconi per le palle quando l’unica alternativa che gli è rimasta è portare i libri in Tribunale (e non ci mancava molto…), spende circa un miliardo (tra quel che versa al Berlusconi stesso e quel che investe nell’attività sportiva) che, come ripeto, non ha. Una bella fetta di questa cifra gliela presta un Hedge Fund aggressivo. Che ha più o meno fatto la stessa operazione per appropriarsi del controllo di TIM (alla faccia dell’ex amico Bretone del Berlusconi….). Solo che il fatto che la più grande azienda di telecomunicazioni del Paese sia in mano a un Hedge Fund non preoccupa la stampa mondiale. Mentre che lo sia una squadra di calcio, crea scompiglio. Se ne occupa fin la fidanzata del portiere di riserva del Paris St Germain, nota giornalista finanziaria. E se il Cinese poi si rivela uno straccione?
Federazione e Lega Calcio, al momento della cessione dal Berlusconi al Cinese erano troppo impegnati a farsi Commissariare dal Magnifico Presidente del Circolo Cannottieri Aniene (che nel tempo libero pratica anche l’hobby di Capo dello Sport Italiano) e si arriva al punto che il Cinese, dopo aver raccattato un miliardo (MILIARDO), non ha 32 milioni per tenere il controllo del Milan. E caso mai, rivenderlo per salvare il proprio investimento. Sarà anche cinese, straccione…ma uno che raccatta un miliardo, è difficile che sia così scemo.
L’ultima che ho sentito, infatti, è la più bella: adisce alle vie legali per poter evitare di rispettare gli impegni presi. E forse qui abbiamo trovato l’affinità elettiva con il suo predecessore…
Questa (poco edificante) storiella l’ho tratta dal mio profilo Facebook. Ovviamente, l’ho messa assieme io.
Sono tifoso del Milan da una vita. Ma sono anche un giornalista professionista. E con questo articolo vorrei chiedere pubblicamente ai colleghi che in questa anni si sono occupati del Milan se pensano di aver fatto bene il loro lavoro. Dalla stampa italiana infatti non è arrivata nessuna informazione accurata su quello che stava accadendo al Club più titolato al Mondo.
Nessuno si è apparentemente accorto del fatto che la gestione Galliani sperperava budget enormi per ottenere risultati mediocri. Nessuno si è accorto del fatto che al Milan arrivavano giocatori senza una parvenza di progetto tecnico. Prendiamo un esempio: Pasalic. Nell’estate del 2017 ci è stato presentato come “un’alternativa a Montolivo” nel ruolo di regista. Ha giocato tutta la stagione 2017-2018 da mezz’ala.
Un altro esempio: dopo aver messo sotto contratto decine di attaccanti, quando si è presentata l’opportunità per il Milan di tesserare Immobile Galliani si è disinteressato. Immobile è andato alla Lazio di Lotito (che non ha certo il budget del Milan, anche di un Milan in crisi economico finanziaria; pare lo abbia pagato meno di 10 milioni di euro) e ora si sente dire che il Milan potrebbe andare a strapagarlo (60 milioni?).
Durante la gestione Galliani, si sono accumulati i deficit che sono costati l’esclusione del Milan dalla Europa League. Possibile che non lo dica nessuno?
Durante la gestione Galliani non c’era un progetto tecnico. C’erano solo da ottenere ( soprattutto, rendere) piaceri dai procuratori. Possibile che non lo abbia notato nessuno?
L’attuale gestione ha investito moltissimo durante lo scorso mercato. Il Milan si è però trovato una squadra nella quale i giocatori più pagati erano un portiere che ancora non ha dimostrato di valere quel che si dice (ma che magari lo farà: ha solo 19 anni) e un difensore centrale. Non è mai successo che un difensore centrale abbia cambiato una squadra scarsa in una vincente. Il Milan è retrocesso in B con Baresi titolare. E non certo per colpa di Baresi.
ALla fine del mercato ero convinto che il Milan con Kalinic avesse fatto un grande affare. In verità, si è fatto di tutto per far fallire Kalinic che, pur in doppia cifra come gol segnati in 2 campionati consecutivi di Serie A (con la Fiorentina), è stato presentato come un ripiego. Al punto da preferirgli spesso Cutrone, un giovane che segna regolarmente, ma fuori dall’area non tocca palla.
Anche se credo di essere l’unico a pensarla così, lo dico lo stesso.
Un’altra cosa che a me sembra evidente, ma della quale alla fine dello scorso mercato nessuno si è accorto, è un’evidente lacuna nel centrocampo del Milan: la mancanza di un’alternativa a Kessie.
Scrivevo il 27 settembre 2017 (dopo il licenziamento del preparatore atletico Marra): “…alla fine del mercato avevo avuto la sensazione che il Milan si presentasse al via con una squadra incompleta. Manca un’alternativa a Kessie, Montolivo da Capitano è stato retrocesso a riserva di Biglia (va bene che al Milan non ha convinto, ma non è forse un po’ sprecato?), Locatelli non si sa perché sia rimasto, se non deve vedere il campo. Non si capisce neanche bene la fretta di cedere il Principito Sosa e, soprattutto, Kucka. Che come alternativa a Kessie non sarebbe stato male (o meglio, si capisce: chi voleva questi giocatori, pagava in contanti…). Fate click per l’articolo completo.
Parlando delle finanze del Milan, ho sempre pensato che al posto di Yonghong Li avrei fatto partire fior di querele. Ad esempio, contro Milena Gabanelli e il Corriere della Sera, che hanno pubblicato un’inchiesta che concludeva che non c’era evidenza del partrimonio del finanziere cinese. Trascurando di scrivere che non avevano trovat0 evidenza nemmeno del contrario. Ovvero che Yonghong Li fosse un millantatore (come più o meno sosteneva anche il New York Times).
Ma se Mister Li e il Milan stesso sono rimasti pudicamente in silenzio, mi tocca riconoscere, ci sarà stato un motivo. Yonghong Li infatti non ha onorato un aumento di capitale da 32 milioni e il Fondo Elliott, che ha coperto l’aumento, ha escusso il pegno ed è ora proprietario delle azioni.
Tutti ovviamente riflettiamo su questo: Yonghong Li (euro avanti o indietro) perdendo il controllo del pacchetto di azioni ci va a rimettere 524 milioni di tasca sua (o di chi rappresenta). In ballo ce ne sono 335 che gli aveva prestato Elliott, compresi i 32 del casus belli. Anche considerando che Yonghong Li sia un pazzo spericolato, qualcosa in tutta questa vicenda non mi torna.
Il Milan comunque è a tutti gli effetti un asset di proprietà del Fondo Elliott. Che, contrariamente ai precedenti proprietari (parlo di Yonghong Li, ma anche della gestione Galliani-Berlusconi-Raiola), parla chiaro. Si legge in una nota ufficiale (la traduzione dall’Inglese è mia): “L’dea di Elliott per il futuro del Milan è quella di creare una stabilità finanziaria attraverso la solidità del management. Al successo nel lungo termine del Milan si arriva concentrandosi sui fondamentali e assicurandosi che il club sia ben capitalizzato. Appare necessario applicare un modello operativo sostenibile e che rispetti i parametri del Fair Play Finanziario dell’UEFA”.
Qui arriva il bello: “Elliott è consapevole della sfida e della grande responsabilità che la proprietà di questa prestigiosa istituzione comporta. Elliott è felice di supportare il club in questo momento difficile, ma accetta anche la sfida di raggiungere obiettivi importanti nel prossimo futuro attraverso il successo dell’allenatore Gattuso e dei suoi giocatori”.
Si parla anche di soldi: “Come prime misure, Elliott intende iniettare 50 milioni di capitale per stabilizzare le finanze del club e progetta di continuare a investire nel tempo e di finanziare la trasformazione del Milan”.
Non si parla ancora di organigramma, ma se ne parlerà alla prima Assemblea, presumibilmente dopo il verdetto del TAS sulla partecipazione del Milan all’Europa League.
Sono sempre convinto che il Fondo Elliott intenda cedere il Milan. Ma ovviamente, non è nell’interesse di Paul Singer e compagni svalutare un pacchetto di azioni che oggi ha il valore di 380 milioni e che il fondo vorrebbe riportare ai 700 e oltre milioni pagati da Yonghong Li ai Berlusconi. A quel punto, tornerebbe sul mercato.
I potenziali acquirenti non mancano. Oltre ai soliti Commisso e Ricketts, stando al Financial Times ci sarebbe Riccardo Silva. Il fondatore di MP&Silva è da sempre tifoso rossonero e si è detto interessato ad acquisire almeno una quota di minoranza.
Tornando a fare il tifoso: il Milan dello scorso anno era una bella squadra, che avrebbe potuto ambire al quarto posto. Per migliorarlo basterebbero alcuni innesti. Ci saranno?
La sezione WE ARE AC MILAN