Fare il giornalista nel mondo in cui si dà credito alle notizie false: riscopriamo i Maestri

La formazione continua dei giornalisti, MULTI MEDIA, POLITICA, SCHIROPENSIERO

Il Financial Times che, si sarà capito, sullo studio del mondo dei media per me rappresenta un importante punto di riferimento, sostiene che se si somma il fatto che i contenuti di qualità siano spesso a pagamento con la crescita esponenziale di una popolazione digitale di scettici si ottiene il perchè ci siano così tante notizie false in giro. Le persone, scrive il quotidiano inglese, oggi si fidano solo delle notizie che danno conferma di quel di cui sono già convinti.
Tra le righe si può leggere che oggi fare il giornalista è dunque abbastanza difficile.

I Maestri Giorgio Bocca e Indro Montanelli

Secondo me, è già da un po’ che è così. Nel senso: certi moniti dei giornalisti illuminati, la gente non li ha mai voluti ascoltare.
La rivista Micromega ha distribuito con l’ultimo numero un libercolo che raccoglie scritti di Indro Montanelli e Giorgio Bocca. Si tratta di 2 veri e propri monumenti del giornalismo mondiale e 2 uomini che appartengono alla generazione dei miei nonni.

Nel 1996 Bocca scriveva un articolo dal titolo Il Dalemismo malattia senile del conformismo. Il giornalista aveva 76 anni, mentre D’Alema era un quarantenne al massimo del potere, visto che era diventato Presidente del Consiglio (con una manovra di retroguardia, aveva fatto cadere il Governo Prodi) e si apprestava a guidare la Bicamerale (la terza, dopo quella Bozzi del 1983 e quella De Mita-Iotti del 1993) per le riforme.
“Massimo D’Alema” scriveva Bocca “Invita alla serenità. Dopo di che serenamente dice che quelli che non la pensano come lui sono dei faziosi di nessuna intelligenza”.
Esattamente 2 decenni dopo, Giorgio Bocca è passato a miglior vita. D’Alema invece è ancora lì e non ha perso l’abitudine di complottare per far cadere Governi guidati da membri del suo partito.

Nel 1994 scriveva Indro Montanelli (che aveva 85 anni) in risposta a una lettera di Michele Serra: “La nuova Destra non è che una parodia (come già fu il Fascismo, ma ancora più del Fascismo) di quella vera, che in Italia non c’è…gli italiani non sanno andare a destra senza manganello”.
Il quotidiano da lui fondato (La Voce) si apprestava a durare in edicola appena un anno (racconterà Montanelli: “contavo di portarmi dietro i tre quarti dei lettori de Il Giornale, ma quei tre quarti erano molto più a destra di me”).
Nel 2001 il Maestro Indro dirà a Curzio Maltese in un’intervista: “Berlusconi mi ha fatto fuori perchè non ero il tipo da dirigere un giornale di partito”.
L’intervista contiene altre perle. Ad esempio: “La capacità di menzogna di Berlusconi è quasi commovente. Perchè è il primo a credere alle sue menzogne”. O anche: “Gli italiani sono Cattolici che non credono all’esistenza di Dio”.
Berlusconi si apprestava a vincere le elezioni. Montanelli lo salutava con questa spettacolare profezia: “Credi davvero che si possa governare un grande Paese col ghe pensi mi più i venditori di Publitalia, le camicie verdi, gli Storace e Buttiglione?”.
Ancora più profetica si rivela questa lettera a Berlusconi, che Montanelli scrisse nel 1983 e che è rimasta inedita fino al 2001. Dopo la sua morte, il Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia l’aveva resa pubblica: “Caro Silvio, ti ho sognato ma era un incubo. Mi vedevo chiuso dentro una macchina blindata da cui non potevo più uscire e tu da fuori mi facevi le boccacce. Stavolta non mi sono limitato a pensare: ti ho anche parlato. Ma la decenza mi vieta di riprodurre le mie parole”.

E’ bello leggere Bocca e Montanelli, al di là di quel che si pensa delle loro idee.
Lo pensavo mentre provavo con tutte le mie forze ad andare oltre l’attacco di un pezzo di Massimo Cacciari (brillante settantenne, ex un sacco di cose) sul numero de L’Espresso che ho comprato domenica 4 dicembre: “Si fosse desiderata una dimostrazione in corpore vili della crisi del Politico come principio ordinatore, non avremmo potuto auspicare prova migliore di questa campagna referendaria. La gara in questo senso tra No e Sì è apparsa rivelatrice (con le dovute eccezioni, naturalmente, ma relegate del tutto ai margini dell’agone) della perdita di ogni corrispondenza tra parole e cose…”.

Non è che magari i giornali oggi vendono meno perchè pubblicano della roba del genere, oltre alla questione degli scettici, dei contenuti a pagamento e di tutto il resto? E se i giornali pubblicano della roba del genere, chi fa circolare contenuti falsi, non è facilitato?

P.S.: in corpore vili significa “su un corpo senza importanza”. Sostiene la Treccani che si tratta di “una espressione scherzosa” per dire di una “esperienza arrischiata” o “dannosa per chi la subisce”.
A me, viene più da citare Pirandello: “Non c’entrava, ma tanto era in Latino”.
P.P.S.: Agone vuol dire “gara”, “competizione”