Devo dire che quando ho saputo che al Mondiale di softball maschile Under 19 partecipava l’India, non ero molto convinto del valore della squadra. Quando ho visto le divise da gioco, che mi sembravano tute da riposo da circolo del tennis anni ’70, il mio scetticismo è aumentato. Poi ho avuto la prova che l’abito non fa il monaco. Questa è la storia di un lanciatore di nome Gaurav Chaudari.
L’India Under 19 è nona al mondo nel softball maschile. Su 9 partite, a Prince Albert ne ha vinte 5. Incluse 2 nelle gare per il piazzamento giocate il 14 luglio: 1-0 contro il Guatemala e 4-1 con il Sudafrica. In entrambi i casi il lanciatore partente era Gaurav Chaudari. A quel punto del torneo, non si trattava di una sorpresa. Chaudari ha iniziato in pedana tutte le partite della sua squadra.
Di queste 9 partite, Chaudari ne ha completate ben 5. In totale ha messo assieme 52 riprese lanciate e ha ottenuto 59 strike out. Più del doppio delle basi ball (28) che ha concesso.
Ho incontrato Gaurav Chaudari (il cognome si pronuncia con l’accento sulla lettera finale) dopo la sua vittoria contro la Danimarca. Stava abbracciando chiunque. In quella partita era stato anche protagonista in battuta con un fuoricampo e i volontari del Comitato Organizzatore stavano cercando di fargli capire che avevano recuperato la palla e gli chiedevano di autografarla.
Gaurav parla un Inglese di base. Visto che con l’Hindi non mi destreggio, per intervistarlo ho chiesto aiuto al Capo Delegazione dell’India Narendra Patal.
Quando capisce che voglio scrivere un articolo su di lui, Gaurav mi sorride. Sembra più grande della sua età (19 anni) e appare timido. Però mi guarda dritto negli occhi e dice (in Inglese): “Perché stanco?”.
Lanci sempre tu…: “Ne sono orgoglioso” questa è la traduzione di Patal “Mi piace prendermi le mie responsabilità”.
Alla faccia del ragazzo timido…
Provo a chiedere a Gaurav cosa sarebbe successo, se avesse avuto un po’ di supporto dall’attacco contro il Messico, visto che ha perso 1-0.
La risposta è una risata. Poi dice qualcosa a Narendra Patal. Saranno 4 parole, ma Patal mi restituisce uno sproloquio di almeno 3 minuti del quale perdo il senso dopo un attimo.
Patal sembra uscito dal film The Millionaire di Danny Boyle. Nel suo discorso torrenziale inserisce anche il fatto che in India ci sono un milione di praticanti, nel softball. E la cifra mi sembra un po’ esagerata. Un po’ come i 100.000 praticanti di baseball che Bruno Beneck vantava negli anni ’80 in Italia. Anche considerando che l’India ha 1.32 miliardi di abitanti, mi sembra un po’ troppo. Se la mia negligenza nei calcoli non si mette in mezzo, sarebbe come se in Italia ci fossero 65.000 praticanti di baseball e softball. Che non sarebbero i 100.000 di Beneck, ma sono pur sempre una cifra irraggiungibile (almeno, nel tempo di mia vita)
Annuisco a Patal. Che torna alla carica per ricordarmi di scrivere che quello di Chaudari è il primo fuoricampo ottenuto dall’India a livello mondiale. Le vittorie, quelle non sono una novità. La prima risale al 2012.
Partono poi le note biografiche su Gaurav: è nato e cresciuto nello Stato del Maharashtra, il più popoloso del Sub Continente (112 milioni di abitanti). La Capitale è Mumbai.
Visitando Mumbai nel 2008, avevo notato che in ogni spazio verde si vedevano ragazzini giocare a cricket.
Gaurav spalanca gli occhi quando sente la parola “cricket”. Ancora in Inglese, spara: “No, no. Solo softball”.
Sono 6 anni che gioca a softball e considera il rise la sua arma migliore.
Si rivolge ancora a Patal e dice poche parole. Che nella traduzione diventano: “Voglio andare in campo tutti i giorni e fare quello che posso per l’India. Sono motivatissimo”.
Patal mi prende allora da parte: “Gaurav viene da una famiglia molto povera. Per permettergli di giocare, la comunità ha raccolto i fondi per comprargli il guanto e le scarpe da gioco. Il suo viaggio per il Canada l’ho pagato io…abbiamo diversi ragazzi di talento in India. Abbiamo bisogno dell’aiuto della Federazione Internazionale per dar loro la possibilità di crescere”.
Gaurav osserva e sorride. Quando gli chiedo se è uno studente, risponde: “Art College“.
Il resto lo interpreta Patal: “Per lui è il primo anno di College. Si vuole concentrare però sul softball. Chi ottiene risultati a livello internazionale, di solito ha la possibilità di ottenere un posto di lavoro governativo”.
A quel punto, sono circondato da tutta la delegazione dell’India. Inizio a stringere mani. Gaurav Chaudari continua a sorridere. Ha in mano un telefonino. Sta visitando il mio profilo su Facebook.