Mi ero abituato alla vita del cronista in trasferta con una partita al giorno e sabato 16 luglio la gara pomeridiana mi ha un po’ disturbato il bioritmo. Fermo restando che nessuno avrebbe vita facile a convincermi che giocare 2 partite in un giorno è un’idea saggia, posso dare per certo che nessuno riuscirà, nemmeno con la tortura, a farmi bere che ha un senso giocare di sabato pomeriggio a metà luglio a Rimini.
E lancio per la prima volta la domanda: giocando il sabato pomeriggio a metà luglio in una città di mare, si fa il bene del baseball italiano?
Mi piace molto passeggiare per Rimini sotto sera. Perchè quando passo a fianco degli hotel e c’è in terrazza la gente già pronta per la cena, ho un clamoroso flash delle vacanze da ragazzino con i miei genitori. A me ha sempre fatto una certa impressione la differenza di abbigliamento che c’è tra chi torna dalla spiaggia e chi è in terrazza ad aspettare la cena. La trovo esagerata. L’ho sempre trovata esagerata, ma i miei genitori non avrebbero mai accettato che mi presentassi a cena con i pantaloni corti o le ciabatte. Così anch’io passavo quei pochi minuti in terrazza in attesa della cena e iniziavo a scalpitare quando i camerieri passavano con le bottiglie di vino a metà e il numero della stanza in bella vista sul collo (della bottiglia) e l’immancabile signore ciarliero iniziava a spieagare il menu della serata.
Anche allo stadio di Rimini ho dei flash. Ci sono io, emozionato e sudato perchè per la prima volta sono stato inviato a fare una radiocronaca da solo. E’ il 1984 e sta lanciando Max Fochi, un rookie nel Parma. Io sto facendo la radiocronaca per una radio di Parma e Max Fochi vince la partita. Quindi, il mio tono è di concitata soddisfazione. Un signore anziano si mette ad urlare “staccategli il telefono! staccategli il telefono!”. Il flash mi è venuto quando quel signore anziano (ovviamente, di 27 anni più anziano) si è messo ad urlare sabato sera. Questa volta non poteva staccarmi il telefono, perchè non stavo usando un telefono. E non ce l’aveva neanche con me, se devo essere sincero. Ce l’aveva con l’arbitro.
E’ una scena che vedo, appunto, da 27 anni e non dovrei stupirmi più di tanto. Infatti, non mi stupisco quando il signore anziano a fine partita (quando ha smesso di urlare) si intrattiene amabilmente a chiacchierare con l’arbitro a cui ne aveva dette di tutti i colori. Mi stupisco semmai del perchè l’arbitro accetti di farsi intrattenere e penso che io non lo farei. Penso anche che io, quando ho arbitrato partite (di calcio, baseball, softball, pallavolo: è uguale) mi sono sempre pentito di averlo fatto. Perchè nella nostra cultura l’arbitro è uno splendido colpevole (arbitro cornuto in Italia è ancora più usato di piove governo ladro) che non si può ribellare. E se si ribella, abbiamo anche il coraggio di dirgli che lui nel suo ruolo non può rispondere. Mi spiego meglio: noi lo possiamo offendere negli affetti cari, ma l’arbitro viene meno al suo ruolo, se si ribella. Mi spiego ancora meglio: se un arbitro sbaglia (e sbaglia, come sbagliano i giocatori, i tecnici, i giornalisti…) insultarlo non è reato.
Voglio dire questo: insultare qualcun altro può anche succedere, siamo esseri imperfetti (stavo per dire umani, ma è meglio non allargarsi con le definizioni…), ma non può nemmeno essere visto come cosa da fare alla leggera. E neanche, si può pensare che se l’errore è confermato o palese, aver insultato chi lo ha commesso sia meno grave. Su questo punto, ci siamo o no?
Secondo me, no. Anche perchè c’è una clamorosa tendenza a vedere la pagliuzza nell’occhio altrui e a non scorgere la trave nel proprio. Così coach pluri squalificati si indignano (con me, poi, che non ci posso fare nulla, se non scrivere quello che sto scrivendo) per il comportamento di altri coach che si comportano esattamente come loro. E’ sottinteso che il problema non è comportarsi in maniera poco civile, il problema è che a qualcun altro è concesso fare di peggio. Balza all’occhio che il fisioterapista di una squadra entra in campo a protestare. Ed è giusto che balzi all’occhio, perchè è indecoroso. Ma quel che non capisco è come mai venga censurato il fisioterapista (che io censuro, sia chiaro) e passi come simpatica macchietta il signore di 27 anni più anziano di quanto non fosse nel 1984, che se dice cose che a me fanno più pena che simpatia. Se accettiamo nelle orecchie quella litania, allora non ci dobbiamo stupire del fisioterapista che entra in campo, secondo me.
Purtroppo, è questo il clima che vogliamo, anche se ci raccontiamo che dobbiamo essere lo sport delle famiglie. Tanto per dire, lo shop dello stadio di Rimini aveva un monitor che continuava a proiettare immagini di celebri risse avvenute nel baseball americano. Ma sono davvero immagini divertenti?
Ora lancio per la seconda volta la domanda: si fa il bene del baseball italiano? E la lancio agli appassionati di baseball: chiedetelo voi, ai vostri giocatori e ai vostri tecnici di smetterla. Protestate, quando loro protestano. Fischiateli. Prendete le parti dell’arbitro. Lo so che è difficile, andare contro corrente. Ma se poi le cose vanno meglio, dà anche soddisfazione.
la protesta garbata ci sta, quella reiterata e becera proprio no. basterebbe fischiare chi fa questo tipo di protesta per far capre il dissenso, ma non accadrà mai