Ho appena finito di scrivere del mio soggiorno a Istanbul e mi appresto a inaugurare un diario da Taiwan. E’ l’ennesimo. Ma questo paese mi ispira moltissimo a scrivere, forse perché faccio parecchia fatica a comunicare verbalmente.
Taiwan e Istanbul per me hanno qualcosa in comune. Quando visitai Istanbul (estate 1985) per la prima volta ero un ragazzo che si apprestava a fare una traumatica e repentina transizione verso l’età adulta. Quando mi recai per la prima a volta a Taiwan (Mondiale IBAF 2001) ero un uomo che si apprestava a fare una dolorosa transizione verso la maturità. E’ bene fissare i momenti della vita che precedono un cambiamento, giusto per ricordarsi come si era prima.
Prima di chiudere questa premessa: ogni volta che sono in trasferta di lavoro, c’è sempre qualcuno che protesta perché la FIBS non dovrebbe spendere i soldi per mandarmi. Può essere solo invidia, perché nessuno può davvero pensare che raccontare i migliori tornei sia denaro buttato. Purtroppo, c’è parecchia gente a cui internet dà una visibilità immeritata. Un certo Benedetti, ad esempio (non è il celeberrimo presidente della Oldman Agency, ma credo sia di Parma), mi dà lezioni di marketing, gestione dei diritti televisivi, comunicazione più in generale da quando lavoro per la FIBS (2002). Non so per altro a che titolo. E non so lui, ma io ho studiato queste cose all’Università, ho fatto la mia lunga gavetta in una radio privata, sono stato capo redattore e poi direttore di una TV, ho sostenuto un esame di stato da giornalista e mi aggiorno costantemente. Ho quindi titolo (io) per dire che scrive (lui) delle gran banalità. E nemmeno troppo bene. E mi dispiace per lui che sia ossessionato dalla mia persona. A me, lui è completamente indifferente.
Ecco, ricordando quel viaggio a Taiwan del 2001, mi sovviene che allora nessuno ebbe nulla da dire. Ma va da sé: non lavoravo per la FIBS.
Mi ricordo bene quel giorno in cui sono partito da Bologna per Taiwan. Le batterie per la macchina fotografica comprate all’aeroporto: 10.000 lire (l’euro sarebbe arrivato qualche mese dopo) e la commessa: “Ma cosa sono, d’oro?” (va letta con l’accento bolognese…). Ricordo il check in fatto prestissimo, l’addetta della KLM che mi garantisce un posto in prima fila. Ricordo a Schiphol i lavori di ristrutturazione, la famigliola che mi chiede di cedergli i posti di prima fila perché hanno un neonato. La gente vestita come Leonardo Di Caprio in The Beach che scende a Bangkok. Mi ricordo il cartello all’aeroporto di Taipei: “Trafficare in droga è punibile con la pena di morte”. Mi ricordo i vari tentativi di dire al taxista “Hotel Fortuna” e la disperata telefonata all’hotel: “Le passo il taxista, gli dica il nome dell’albergo”.
Questa volta invece ho trovato un tizio con un cartello con il mio nome “Welcome Riccardo Schiroli”. Chi lo mostrava però parlava solo cinese. Sono quindi arrivati altri 2 personaggi preoccupatissimi perché mi stavo allontanando: “Vado a fare bancomat, ragazzi”. Del nuovo dollaro di Taiwan (che nel 2001 era davvero nuovo, ora meno) per fare un euro ne servono poco più di 39. Quindi il menu Big Mac di Mc Donald’s (120 NTW) costa l’equivalente di 3 euro, meno della metà di quello che lo paghiamo in Italia.
Il delegato della CTBL (la lega pro locale) si presenta come James. Come è noto, i cinesi ci ritengono troppo tonti per capire il loro nome (che letteralmente di solito significa qualcosa tipo nuvola che copre la luna) e quindi se ne danno uno a noi più comprensibile. James sostiene che la cultura di Taiwan e quella italiana sono dopo tutto simili. Gli chiede sotto che punto di vista e lui, sciolto, afferma che anche a loro piace il buon cibo. Ecco, non lo avrei sinceramente detto, vista la tendenza a piazzare i sanguinacci in ogni menu.
Dal 2001 sono passati 12 anni, ma è come se fossero 120. Quando venni a Taiwan la prima volta, non mi rendevo conto che la democrazia era arrivata sull’isola solo da poco. Il primo Presidente eletto democraticamente era andato in carica nel 1996 e solo nel 2000 (ovvero un anno prima della mia visita) era stato eletto il suo successore: Chen Shui Bio, rappresentante del DPP, il Partito Democratico Progressista. Era la prima volta che il Capo di Stato di Taiwan non era un esponente del
Kuomintang (KMT) di Chiang Tai Shek.
Nella complicatissima storia cinese, il KMT nacque nel sud della Cina per opporsi ai Signori della Guerra del nord subito dopo la dissoluzione dell’Impero e la deposizione della dinastia Qing nel 1912, anno a cui si data la nascita della Repubblica di Cina. Chiang Tai Shek prese il potere nel 1928 e sconfisse (con la violenza) sia i Signori della Guerra che il neo nato Partito Comunista e formò un Governo repubblicano per modo di dire, che deteneva sia il potere politico che quello militare. E’ ben noto che Chian Tai Shek fu costretto a fuggire dalla Cina dopo che, alla fine di scontri che erano culminati nel 1948 in una Guerra Civile vera e propria, MaoTse Tung (1° ottobre 1949) proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Ma rifugiatosi a Taiwan , ne fece la Capitale della Repubblica di Cina, non riconoscendo di fatto il Governo di Mao.
Taiwan, che originariamente era abitata da una popolazione austronesiana (un’etnia diffusa dal Madagascar all’Oceania; per intenderci, i tratti somatici sono quelli degli abitanti delle isole Fiji), fu colonizzata prima dagli olandesi e poi dagli spagnoli (cacciati per altro dagli olandesi) nel diciassettesimo secolo, ma passò sotto il controllo della dinastia cinese Ming dal 1662. Venne poi ceduta al Giappone nel 1895 (e i giapponesi, oltre a una certa attitudine alla disciplina militare, lasciarono in eredità proprio il baseball) e passò alla Repubblica di Cina dopo la capitolazione del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale.
Quando iniziarono gli scontri tra il KMT e i Comunisti, non è che tutta la popolazione di Taiwan fosse proprio dalla parte di Chiang Tai Shek, tanto che nel 1947 ci fu una ribellione contro il Governo, soffocata nel sangue. Chang Tai Shek dichiarò la legge marziale e non furono poche le persone scomparse in circostanze misteriose. Nel 1952 il Giappone rinunciò formalmente a ogni diritto su Taiwan, che divenne a tutti gli effetti una dittatura, visto che l’unico partito ammesso era il KMT.
Tornando al 2001, Chen Shui Bian aveva formalmente parlato di indipendenza dalla Cina
(ricordo il panico dell’allora Presidente IBAF Aldo Notari: a tutto si era preparati, ma non a questo. Chang Tai Shek aveva sempre parlato di un’unica Cina e si considerava il legittimo Capo di Stato anche di quella Popolare). Il Mondiale di baseball era l’evento destinato a certificare la legittima presenza di Taiwan nei rapporti internazionali.
Le cose per Chen Shui Bian non sono andate però benissimo. Dopo essere stato eletto per un secondo mandato, è stato indagato e poi processato e condannato per corruzione. Ha accennato (la cosa mi suona famigliare…) al complotto (non della Magistratura, ma del KMT). Però si è beccato l’ergastolo, che poi il nuovo Capo di Stato (Ma Ying Yeu, esponente del KMT) ha tramutato in una più umana condanna a 19 anni di carcere.
Il KMT è tornato a parlare di un’unica Cina, che non si sa bene cosa voglia dire. Taiwan resta uno Stato di fatto (l’isola principale e altre isolette viciniore) e la situazione politica è tutt’altro che facile.
Taiwan è un paese davvero pazzo per il baseball. E nonostante questo, fa fatica ad avere una lega professionistica degna di questo nome. La Chinese Professional Baseball League (CTBL) fu fondata nel 1989. In seguito a una diatriba sui diritti TV, l’editore Chiu Fu Sheng nel 1996 fondò una lega alternativa, la Taiwan Major League (TML), governata con il sistema della single entity (un soggetto proprietario di tutte le squadre). Nel 2003 la TML venne assorbita (con la regia del Governo) dalla CPBL. Che però decise di non fare prigionieri, squalificando i giocatori che avevano tradito nel 1996.
Oggi il campionato professionistico di Taiwan ha 4 squadre (Brother Elephant di Taipei, Lamigo Monkeys di Taoyuan, Eda Rhinos di Kaoshiung e Uni President Lions di Tainan) e paga stipendi dai 5 al 12.000 dollari americani al mese ai giocatori. Sono consentiti 4 stranieri. La dimensione dei 4 stadi va dai 12.000 ai 20.000 spettatori, ma il pubblico medio a partita è di 3.000 spettatori.
Insomma, organizzare una lega pro che funzioni, non è facile nemmeno in un paese che mette una squadra di baseball festante su una banconota (vi rimando a domani, per questo fatto curioso).
Le Asia Series sono organizzate come grande evento. Lo Splendor Hotel, dove alloggiano tutte le delegazioni, è letteralmente ricoperto dalle insegne del torneo e all’esterno stazionano ( a tutte le ore) gli immarcescibili cacciatori di autografi. L’interesse della stampa è maniacale . Ci sarà tanto altro da raccontare.