“Di tutte le ricchezze” vede Stefano Benni al suo meglio

LETTERATURA, SCHIROPENSIERO

A Stefano Benni è legata una delle esperienze professionali che ricordo più volentieri.
Stefano BenniNel 1994 avevo una trasmissione dedicata a cultura e spettacoli su radio Onda Emilia. Con non troppa originalità, l’avevo chiamata Terza pagina. Ci dedicavo comunque passione e impegno.
La libreria Feltrinelli di Parma era uno degli sponsor e mi avvisò che Stefano Benni avrebbe presentato la raccolta di racconti ‘L’ultima lacrima’ in libreria. Mi presentai in adeguato anticipo, ma Benni arrivò in adeguato ritardo e anche con una espressione vagamente guardinga che non prometteva bene, per chi lo volesse intervistare. Io, comunque, mi misi in fila.
Prima di me con lo scrittore parlò un critico letterario che non aveva palesemente letto il libro. Prima domanda: “Stefano, quando hai versato l’ultima lacrima?”.

Il giramento di coglioni (scusate il francesismo) di Benni fu evidente. Rispose a monosillabi a questa e alle successive domande e poi, quando mi vide, mi disse: “Interviste, basta. Adesso voglio andare in sala, che c’è pieno. Semmai, dopo”.
Chiamai la sede della radio, se per piacere mi portavano avanti l’impaginazione del radio giornale, perchè se Stefano Benni non lo beccavo, non avevo niente per il Terza Pagina del giorno dopo.
L’incontro di Benni con i lettori fu un successo. E, purtroppo, durò moltissimo. Quando scese, dopo aver firmato qualche decina di copie del libro, mi vide e sbottò: “Ma sei ancora qui? Io non ho voglia, di fare interviste…”.
Feci il broncino e dissi: “Ma ho aspettato fino adesso….”. E per qualche strano motivo, la mia espressione intenerì Benni, che disse: “Hai ragione. Forza, cosa mi volevi chiedere?”.

Fu una intervista di grande soddisfazione, perchè io gli chiesi conto di cosa intendeva per lingua meticcia e poi gli ricordai una frase da ‘Comici, spaventati guerrieri’ (gran libro, detto tra noi): “Non voglio né vincere nè perdere. Voglio solo che tu mi ricordi”.
Benni si fermò un attimo: “Beh, mi fa molto piacere…quindi ti confesserò che non è mia. L’ho copiata da un muro del DAMS”.
Alla fine mi fece una dedica sulla mia copia del libro, facendomi anche una specie di caricatura, che conservo molto gelosamente.

Quando ho saputo che sarebbe uscito ‘Di tutte le ricchezze’, nuovo romanzo di Stefano Benni, mi sono chiesto se valeva la pena di comprarlo. Gli ultimi lavori suoi non mi erano piaciuti e la mia lista d’attesa di libri è già talmente lunga, che alcuni probabilmente mi dovrò rassegnare a non leggerli mai. Poi però ho letto una recensione di Michele Serra su Repubblica che magnificava il romanzo.
“Non da critico” scrive Serra “Anche perchè non lo sono. Ma da lettore diLa copertina di "Di tutte le ricchezze" lunga militanza”.

Così mi sono avventurato in queste 207 pagine (che si possono leggere anche in una sera sola, tanto la scrittura è fluida) e ho fatto una delle più soddisfacenti esperienze di lettura degli ultimi tempi. Perchè in “Di tutte le ricchezze” c’è tutto quello che si può cercare in un romanzo. Alcuni personaggi che non scorderete (in particolare, il cane Ombra e il suo decalogo, in 12 punti…, di convivenza con gli umani), quella giusta (almeno, dal mio punto di vista) dose di vissuto dell’autore, una storia che si vuole vedere come va a finire, riferimenti molto colti, i ricordi legati alla musica rock. E, soprattutto, una lingua ancora meticcia, ma molto più matura. Divertente, curiosa…in una parola: bellissima.

Se leggete Benni perchè vi fa ridere, vi do in pasto questo paragrafo: “Michelle procedeva avanti, evitando i grovigli e scavalcando le radici. Il professore ne ammirava il passo elastico, nonchè la grazia e l’agilità dei muscoli sitto la cresta iliaca, specialmente il trocantere e il piriforme.
Insomma, le guardava il culo”.
Se leggete perchè cercate riferimenti culturali, il professor Martin (che narra in prima persona buona parte del libro) cita continuamente ‘Le notti bianche’, non una delle opere più conosciute di Dostoevskij, ma certamente un romanzo breve molto emozionante.

Martin è un sessantenne professore e poeta, che fonda la sua fama sui suoi studi sul Catena, un poeta maudit (potrebbe essere Dino Campana, ma sinceramente non conosco abbastanza Campana per dire se i versi con cui iniziano molti capitoli ricordano i suoi) morto in circostanze non chiare, ma per tutti suicida. Ora Martin è solo, rassegnato a una vita di solitudine a tal punto che parla con gli animali del bosco. Ma ad un certo punto conosce Michelle, un’aspirante ballerina e attrice che va a vivere in un casolare vicino al suo con il suo compagno, un presuntuoso (e mezzo fallito) mercante d’arte. E Michelle fa deragliare il piano di Martin per non soffrire più.

“Forse mi immagini solo e ti dispiace” scrive Benni nelle ultime pagine, rivolto a noi che lo leggiamo.
“Penso a te che mi hai ascoltato. E mi hai reso diverso, nei mille pezzi di specchio, perchè sarò diverso ogni volta che mi rileggerai, e diverso per ognuno che mi leggerà, svogliato o rapito. Questo è il segreto dei libri, la loro vita indomabile”.

Dopo aver letto “Di tutte le ricchezze”, c’è certamente più voglia e consapevolezza che dobbiamo pur rischiare qualcosa, per dare un senso alla nostra presenza in questo mondo.

1 thought on ““Di tutte le ricchezze” vede Stefano Benni al suo meglio

  1. Io ammetto di non aver letto nulla di Benni, ma dopo una recensione simile…domani vado subito in biblioteca a cercare una qualche sua opera!

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