Voglio parlare della Qualificazione Olimpica di baseball per Europa e Africa. E parto dalla cosa che mi preme di più: Israele ha vinto perché era la squadra migliore. Onore a Israele.
Israele non era una squadra di fenomeni. Lo ha dimostrato perdendo contro un’ onesta Repubblica Ceca. Era però una squadra, che scendeva in campo con disciplina e unità di intenti. Aveva anche in Danny Valencia, l’ex giocatore di Major League, un leader chiaramente identificabile.
Di Israele non è piaciuto il fatto che si sia presentato con una rosa che non è “espressione del movimento”.
Personalmente, sorrido all’idea che questo tipo di critica possa venire dall’Italia o dall’Olanda o dalla Spagna. Si tratta di squadre che da anni, per non dire lustri, si affidano a giocatori che non militano nei campionati nazionali.
Sia chiaro: non mi interessa andare a rinfocolare quelle polemiche tristi sui passaporti che mi hanno perseguitato durante gli anni che ho passato alla FIBS. In una Qualificazione Olimpica gioca solo chi ha la cittadinanza del Paese che rappresenta. Tanto mi basta per archiviare il discorso sulle regole.
Al World Baseball Classic le norme sulla eleggibilità sono molto più morbide. Nel corso di 3 edizioni della manifestazione ho messo assieme decine di pratiche di giocatori che desideravano rappresentare l’Italia. E ho visto casi di atleti approvati dagli avvocati del Classic, convinti che con quella documentazione avrebbero ottenuto la cittadinanza, e poi respinti dal Consolato Italiano perché non riuscivano a produrre certificati piuttosto che prove di mancata naturalizzazione di un avo.
Israele stesso non ha potuto convocare tutti i giocatori che avrebbe voluto, benché i metodi per l’acquisizione della cittadinanza di quel Paese siano innumerevoli. Si può infatti diventare cittadini di Israele tramite la legge sul ritorno (che è del 1950; la legge sulla cittadinanza è del 1952 e stabilisce che l’opzione del ritorno spetta anche a figli e nipoti di Ebrei), con la residenza, per nascita (in Israele o da madre Ebrea) e mediante naturalizzazione.
Nessuno ha violato le regole. Per questo, dico che la vittoria di Israele va valutata in quanto vittoria ottenuta con merito sul campo.
A proposito di quello che si è visto in campo, il fatto che l’Italia abbia perso Colabello ha influito certamente sul risultato finale dello scontro diretto. Ma trovo del tutto fuori luogo sostenere la volontarietà del lancio di De Marte che ha colpito Colabello in faccia. Si trattava, questo è sicuro, di un lancio intimidatorio. Non penso di scoprirlo io, che questo faccia parte del bagaglio di diversi lanciatori.
L’Italia con Israele ha perso prima. Ha perso quando non è riuscita a segnare con corridori in seconda e terza e un out. Ha perso quando non ha portato a casa Andreoli dopo un triplo come lead off. Ha perso perché ha dimostrato di saper segnare solo (o quasi) sulle prodezze di Colabello o Mineo.
L’Italia ha perso anche perché lo staff di lanciatori ha onestamente deluso. Gerali non doveva utilizzare Venditte, appena sceso dall’aereo? Forse. Ma quale altro rilievo azzurro lo lasciava del tutto tranquillo? Io la penso sempre allo stesso modo: non esiste un manager che fa una mossa allo scopo di perdere. Può sbagliare, certo. Ma lo fa perché è convinto di aver preso la decisione giusta.
La mia impressione su questa Nazionale è che la chimica non fosse quella giusta. Non mi metterò a cercare colpevoli o ragioni che non posso conoscere, ma sono convinto di questo.
Ero da subito perplesso per l’inserimento di Cecchini. Parliamo di un giocatore che nelle ultime stagioni è stato utilizzato soprattutto come seconda base (20 delle sue 22 presenze in Major League sono in quel ruolo) e che tra 2018 e 2019 ha giocato veramente poco. Quest’anno, in particolare, ha all’attivo 26 partite in seconda base e 11 in terza. Drew Maggi, che era l’interbase titolare all’Europeo, quest’anno ha giocato 23 partite nel ruolo. Ne ha giocate anche 67 in terza, posizione nella quale è stato spostato dopo l’arrivo di Cecchini. E solo una da esterno sinistro, ruolo nel quale ha avuto un’incertezza contro la Spagna che uno specialista della posizione certamente non avrebbe avuto.
Mi sto dilungando anche troppo sui dettagli. Cerco di andare dritto al punto: ho definito Israele una squadra, ma per descrivere l’Italia e l’Olanda e la Spagna farei molta fatica a usare lo stesso termine. Le prime 3 classificate all’Europeo sono sembrate piuttosto un insieme di giocatori. Anche bravi, certo, ma non molto amalgamati. Mi hanno dato insomma l’idea di quello che non dovrebbe essere una Nazionale.
Veniamo al punto veramente dolente. Israele ha una Nazionale che non è “espressione del movimento” e non ha un “campionato vero e proprio”.
L’Italia non so se era “espressione del movimento”, ma aveva tra i titolari ben 5 giocatori (Colabello, Cecchini, Drew Maggi, Andreoli e Mineo) che non giocano nel nostro campionato. D’altra parte, come può un giocatore che milita nel nostro campionato essere preparato a disputare 5 partite in 5 giorni, se in regular season ne ha giocate solo 24 ?
Si dimentica che le Nazionali Campioni d’Europa di Marco Mazzieri (2010, 2012) erano figlie di un campionato con 42 partite di regular season, un girone di semifinale con 9 partite di alto livello e una finale al meglio delle 7 partite. Oltre a una Coppa Campioni che prevedeva 5 partite in 5 giorni (oggi siamo tornati alla tristissima Coppa con gironi da 4, quindi 3 partite abbastanza inutili, oltre alle 2 vere: semifinali e finali).
Un’altra cosa che mi preme sottolineare è che i giocatori chiamati a rappresentare l’Italia non si scelgono solo in base alle loro qualità tecniche. Chi veste la maglia azzurra si deve rendere conto di quello che rappresenta. E deve rispettare determinati valori.
Olanda e Italia si baloccano sui successi delle loro Nazionali (argento e bronzo all’Intercontinentale 2010, oro olandese al Mondiale 2011, entrambe al secondo turno del World Baseball Classic 2013, Olanda addirittura tra le prime 4) e si scordano di fare tesserati e sviluppare giocatori. Alla Qualificazione Olimpica l’Olanda aveva in rotazione Markwell e Cordemans, esattamente come alla Qualificazione 2003 e alla Qualificazione 2007. Oggi il Paese Europeo con più tesserati è la Germania. Oggi l’unico prodotto del baseball d’Europa in Major League è Max Kepler, un Tedesco.
Se vogliamo svegliarci, forse siamo ancora in tempo. Se no, prepariamoci a estinguerci come i dinosauri. Solo, in modo meno glorioso.
I puristi lo aborrano, i tecnici non lo capiscono, ma se fosse fatto un lavoro per inserire il Baseball5 nelle scuole da federazione e coni – i primi a beneficiarne sarebbero i club le nazionali giovanili ed nel giro di una generazione anche la maggiore.