Shlomo Lipetz l’ho trovato buffo, quando l’ho visto lanciare. Pensavo di avere di fronte uno di quei veterani che nel campionato italiano vanno sul monte quando la partita è persa. Quando ho visto che Israele aveva scelto lui per la semifinale dell’Europeo, mi son detto che l’Italia non poteva perdere.
“Contro l’Italia avevo un piano partita basato sul mio slider e il mio cambio di velocità. Dopo che mi hanno battuto 3 fuoricampo nei primi 2 inning, mi sono detto che dovevo cambiare strategia. Ho pensato di usare la palla veloce per espandere la loro zona dello strike. Non viaggia oltre le 82 miglia all’ora, ma ai battitori italiani non piace la palla veloce interna. Io ho un punto di rilascio che dà l’impressione al battitore che la palla gli arrivi da dietro la schiena. Così i destri hanno iniziato ad allontanarsi dal piatto e io mi sono messo a usare solo la zona esterna. Il movimento naturale dei miei lanci ha fatto il resto.”
Shlomo Lipetz sorride dal suo appartamento di New York mentre mi racconta cos’è successo ad Avigliana quel 17 settembre 2021.
I fuoricampo di cui parla Shlomo li hanno battuti Dario Pizzano (2 punti, c’era in base Ferrini) e Vito Friscia al primo e Federico Celli al secondo. Nelle rimanenti 4 riprese che ha trascorso sul monte, Lipetz ha concesso solo altre 3 valide: un singolo di Alberto Mineo al quarto, un singolo di Friscia al quinto e un doppio di Erik Epifano al sesto. Il cambio di strategia, insomma, ha funzionato.
“L’ho imparato nel corso degli anni, nello sport se qualcosa non funziona ti devi adattare.”
Lipetz nel baseball c’è in effetti da parecchio tempo.
“Sono parte della prima generazione di giocatori israeliani. Quando ho cominciato io, non c’era nessuno da imitare”.
Classe 1977, Shlomo aveva 10 anni quando ha deciso che voleva giocare a baseball, lo sport del quale si era innamorato durante le estati passate negli USA presso la famiglia della madre Debra. A Tel Aviv però giocare a baseball era molto più difficile. Così Shlomo ha pensato che per praticare sul serio lo sport dei suoi sogni sarebbe dovuto andare negli Stati Uniti.
“Dopo le superiori, ho iniziato il periodo di 3 anni di servizio militare. Sono stato abbastanza fortunato da diventare il primo giocatore di baseball a far parte della compagnia atleti”.
Passati i 3 anni, Lipetz è partito per gli Stati Uniti.
“Sono andato a San Diego, deciso a trovare una squadra. Il Mesa Community College mi ha dato una possibilità, nonostante fossi un ragazzo di 22 anni che arrivava a malapena a 72 miglia all’ora”.
Diciamo che il Mesa Community College aveva un coach lungimirante?
“Diciamo che ha capito che l’esperienza che portavo con me gli sarebbe risultata utile. A me sono risultati utili gli allenamenti quotidiani, visto che la mia palla veloce è arrivata a 88 miglia all’ora in poche settimane”.
Shlomo, insomma, qualcosa aveva. Soprattutto, una gran voglia di giocare a baseball. Che lo ha portato a ricevere la chiamata dell’Università della California San Diego, ma non è stata abbastanza per firmare un contratto da professionista. Così Shlomo è tornato in Israele a insegnare baseball. A 30 anni è stato coinvolto nella Israel Baseball League (IBL), uno dei 6 giocatori nati in Israele, una lega che è durata una sola stagione.
“Diciamo che il livello del gioco era statunitense, ma quello della gestione economico-finanziaria era mediorientale,” ha commentato Lipetz con un sorriso sardonico.
La sua squadra si chiamava Netanya Tigers. E ci voleva ben più di quel fallimento per farlo desistere. Israele ha formato una Nazionale nel 2010 e ha iniziato a competere a livello europeo. Con risultati modesti, per la verità.
“Partecipavamo ai tornei convinti di non essere di quel livello. Il nostro obiettivo era semplicemente rimanere in partita il più a lungo possibile”.
Poi è arrivato l’invito a partecipare al torneo di qualificazione al World Baseball Classic 2012. E con questo, l’invito a selezionare giocatori americani di origine Ebrea capaci di rendere la squadra competitiva. Quel torneo fu una delusione, visto che Israele perse la finale con la Spagna. Ma fu anche un primo passo.
“Improvvisamente, nelle riunioni di squadra si iniziava a parlare di vincere,” ricorda Lipetz. “Con le prime vittorie, è arrivata la consapevolezza che potevamo starci”.
Israele ha stupito il mondo al World Baseball Classic 2017. Non solo si è qualificato, ma ha anche vinto tutte le partite della prima fase.
“Quando sono sceso in campo davanti a 55.000 persone al Tokyo Dome, pensavo di aver toccato il punto culminante della mia carriera di giocatore.”
Non lo era. Israele ha battuto Italia, Olanda e Spagna e si è qualificato per le Olimpiadi di Tokyo. Ai Giochi è stato a 3 out dal piazzarsi tra le prime 4, quindi a concorrere per una medaglia. Poi è arrivato l’Europeo.
“Il mio nome era nella lista, ma sapevo che avrei raggiunto la squadra solo se ci fossimo qualificati per la semifinale. Quando ho saputo che avevamo battuto la Repubblica Ceca, sono partito”.
E’ una Nazionale di Israele che parla Inglese. Giusto?
“Assaf Lowengart ha battuto 4 fuoricampo all’Europeo ed è nato a Timorim. Contro l’Italia, oltre a me, di nati in Israele nel line up iniziale c’erano anche Tal Erel, David Ibn Ezra, Itai Goldner“.
Che fa 5 in totale. Giusto per la cronaca, i nati in Italia del line up azzurro che ha iniziato la semifinale contro Israele sono 4: Mineo, Celli, Mercuri e il lanciatore Scotti.
Adesso, cosa vi manca?
“Ci manca vincere l’Europeo. Devo dire che secondo me avremmo potuto battere l’Olanda in finale, c’è mancato davvero poco. Ci riproveremo.”
Ci riproveranno, intendi? Nel 2022 compirai 43 anni…
“E’ vero, ci sono ragazzi che hanno iniziato a giocare con me e non ci possono credere, quando vedono le mie foto con la maglia della Nazionale. Sappi però che non ho intenzione di ritirarmi troppo presto”.
E City Winery?
“Funziona molto bene. Gestisco gli eventi musicali in 8 città diverse, tra le quali New York, Nashville, Atlanta, Chicago, Boston e Philadelphia. Nel 2021 abbiamo organizzato 3.500 eventi”.
E dove trovi il tempo per allenarti e giocare a baseball?
“Il baseball è la cosa che mi fa alzare da letto presto la mattina e l’unica cosa che mi fa uscire dall’ufficio presto la sera”.