Da quando non ne faccio più parte (inizio 2017), sono stato più volte stuzzicato a esprimermi sull’operato dell’Ufficio Comunicazione FIBS.
Non ho intenzione di cadere nel tranello. Poi, su come penso debba funzionare un settore comunicazione e su come intendo il ruolo dell’Addetto Stampa trovate un’intera sezione di questo sito. Però ci tengo a chiarire anche che non fa parte del mio modo di essere prendere le parti di qualcuno per partito preso (a meno che non si parli dei Red Sox o del Milan…). Per questo, e altro, mi sono sentito di scrivere questo articolo.
Un dirigente di società, che mi considera tanto “antipatico” quanto “professionale”, mi ha scritto per sottolineare che trova interessanti le mie posizioni sulla comunicazione. Si riferiva all’intervento che ho fatto a Il Bar del Baseball. Chiamato dal Compare (l’ho sempre apostrofato così, alla nettunese, e non smetterò adesso) Gianluca Marcoccio a esprimermi sul lavoro dell’Ufficio Stampa FIBS, ho svicolato. Ma ho voluto aggiungere una nota sul successo del gruppo Facebook del Bar. Nato nel giugno del 2016, il gruppo ha 21.497 membri. Il paragone con la pagina FIBS è inevitabile: 10.662 LIKE e 10.691 follower.
Al Bar del Baseball ho fatto questa affermazione: un errore che un Ufficio Stampa non deve fare è pensare che il giornalista possa operare sui social media come ha sempre fatto attraverso i media tradizionali o anche tramite i siti internet. Sui social il rapporto tra giornalista e pubblico non è più in una direzione sola, ma richiede un dialogo. E un dialogo non è detto che sia per forza di cose piacevole.
Personalmente, quando gestivo io i social media della FIBS, ho sempre risposto a tutti. A volte, anche a tono (forse è a causa di qualcuna di quelle risposte che il dirigente sopra citato mi considera antipatico ?). Anche commettendo errori.
Me ne uscirò con un bel luogo comune: “chi non fa, non sbaglia”. E, meno banalmente, aggiungerò che accetto gli errori, in cambio della opportunità di dimostrare che accetto anche il dialogo.
Le Istituzioni, e chi le rappresenta tramite cariche elettive, si riempiono la bocca con il sostantivo trasparenza. Tutti e 3 i Presidenti FIBS eletti in questo secolo (Everardo Dalla Noce, Riccardo Fraccari e Andrea Marcon) sono partiti, lancia in resta, chiedendo un dialogo diretto con gli appassionati. Salvo fare velocissime retromarcie non appena il dialogo ha rischiato di diventare imbarazzante. Dalla Noce e Fraccari operavano in un’epoca pre social media e si limitavano a rispondere a quesiti attraverso rubriche sul sito federale. Marcon, partito con piglio battagliero e post via Facebook anche poco istituzionali (World Baseball Classic 2017), oggi si dice fuori dai social. Chi sui social c’è sempre, e spesso ne combina una più di Bertoldo (ma io non posso sempre testimoniarlo, perché l’ho bloccato) è il suo Vice, Vincenzo detto Gigi Mignola.
Quello dei profili social personali è un argomento diverso, al quale magari dedicherò un altro articolo. Anche perché sull’uso dei profili (nel mio caso, Facebook e Twitter) personali mi sono state rivolte grandi accuse durante i miei anni in FIBS. Ma qui è comunque giusto che puntualizzi alcune cose. I profili personali dei personaggi pubblici non sono quasi mai gestiti dai personaggi pubblici in questione, almeno non solo. Ma il segreto è far credere che dietro il profilo ci sia il personaggio pubblico. Inoltre, con ogni tweet o post su Facebook si coinvolge comunque l’organizzazione che si rappresenta. Anche se si premette: “questa opinione è solo mia e non va attribuita in nessuna maniera all’organizzazione che rappresento”.
Mi spiego meglio: se siete calciatori e scrivete che il calcio italiano fa schifo, l’opinione pubblica si sentirà comunque legittimata a credere che la squadra per cui giocate ritiene che il calcio italiano faccia schifo.
Nelle poche settimane in cui ho lavorato per lui, ho cercato di convincere Andrea Marcon che avrebbe fatto fiasco, con il tentativo di pubblicare i verbali del Consiglio Federale FIBS. Per tutta una serie di motivi: i verbali sono pubblici dopo che il successivo Consiglio li ha approvati. Quindi, magari un mese (o più) dopo lo svolgimento della riunione. I verbali sono scritti in burocratese. Certamente, il verbale ometterà eventuali eccessi verbali e sorvolerà su possibili rese dei conti tra consiglieri. Per non parlare di quel che succede con oppositori ridotti a miti consigli e convinti del fatto che l’unanimità è sempre un bel biglietto da visita per una delibera approvata.
Quello di cui l’utente ha bisogno per valutare in modo positivo l’operato dell’Istituzione è altro.
Sono sempre stato convinto del fatto che la comunicazione di un’entità come una Federazione Sportiva debba distinguere tra l’informazione verso l’interno (il movimento) e verso l’esterno (i media). Oggi, nell’era dei social media, è facile fare confusione. Ed è per questo che è bene che l’Ufficio Comunicazione sia gestito da professionisti. Che si presume evitino la confusione. Per dire: dialoghiamo attraverso Facebook, ma per l’interpretazione autentica di un regolamento ti rimanderò comunque alla Segreteria Generale. Io sono a libro paga di questa Istituzione, anche in caso di ambiguità conclamata, non sarò certo io a criticarla.
Un cattivo esempio in questo senso lo offrono il terzultimo e l’ultimo Governo della Repubblica. Sia Matteo Renzi che la strana coppia Matteo Salvini-Luigi Di Maio hanno sempre comunicato un sacco. Ma lo hanno fatto attraverso proclami. Sul famoso (famigerato?) balcone di Palazzo Chigi, Di Maio si è concesso al bagno di folla esultante per annunciare lo sforamento dei parametri UE, la nascita del reddito di cittadinanza, la quota 100 per le pensioni, con conseguente superamento della Legge Fornero. Peccato che nessuna di queste cose sia concretamente avvenuta.
Ecco: una buona comunicazione verso l’interno (noi cittadini) sarebbe fatta di aggiornamenti continui (utilizzando anche la comunicazione verso l’esterno, facendosi aiutare dai media) sullo stato di avanzamento di questi provvedimenti.
Allo stesso modo, la FIBS annuncia di aver varato una Serie A1 baseball a 12 squadre. Se dall’annuncio all’inizio di un campionato effettivamente a 6 o a 8 squadre (che a oggi, sembra l’opzione più probabile) non venisse detto pubblicamente più nulla, quella sarebbe cattiva comunicazione.
Chi ricopre cariche elettive FIBS, è l’unico responsabile dell’informazione verso il movimento. Se vi raccontano il contrario, vi raccontano balle clamorose.
L’Ufficio Comunicazione può ovviamente fare il suo lavoro sia bene che male, ma di certo non può inventarsi la realtà. Prima di criticarlo, tenetelo sempre bene in mente. Se gli uffici non danno al webmaster il verbale del Consiglio Federale (o meglio: se gli eletti non chiedono agli uffici di fornire al webmaster il verbale), il verbale non lo troverete sul sito FIBS. Se il Consiglio Federale non delibera un budget per realizzare riprese televisive delle partite, non vedrete le partite in televisione. Se vengono realizzate le riprese televisive ma le tribune dello stadio sono vuote, si può chiedere al regista di non inquadrare le tribune vuote, ma le tribune restano vuote.
Gli eletti non dovrebbero chiamare l’Ufficio Stampa istituzionale a fare politica. Dovrebbero scegliersi portavoce, per fare politica. E magari, metterci anche la faccia, quando si tratta di fare politica. Sia verso l’interno, che verso l’esterno del movimento.