Che applauso, quell’applauso…

BASEBALL, SPORT, VIAGGI

I giocatori della nazionale mi hanno applaudito. Il che, se si omette il motivo per cui lo hanno fatto, potrebbe sembrare una bella soddisfazione. Premesso che ho comunque ringraziato con un inchino, il punto è l’omissione.

Il vostro cronista con il manager azzurro Marco Mazzieri a Viera, sede primaverile dei Nationals di Washington DCSono le 8 (questo secondo me) al ‘Best Western Motel’ di Vero Beach. Che poi non è a Vero Beach, ma in uno di quei posti che potrebbero essere ovunque negli Stati Uniti: autostrada a mille corsie, benzinaio, ‘Seven Eleven’, ristorante di hamburger. Ma non divaghiamo (nè chiediamoci perchè dallo Sports Village per l’ultima notte ci siamo spostati al ‘Best Western’: ci siamo spostati e basta).
Dicevo che sono le 8, la mia sveglia è suonata alle 7.58 (tra le diverse manie che mi hanno preso in questi anni da viaggiatore con qui familiarizzerete, quella di mettere la sveglia sempre qualche minuto prima o qualche minuto dopo l’ora è la più innocua) e io sto roteando per il letto, incerto se andare sotto la doccia o accendere il computer. Decido di alzarmi in piedi e sono a metà strada tra il letto e la sezione bagno, quando sento un furioso bussare alla porta. Sono le 8 di mattina, quindi non mi aspetto di vedere una coniglietta di Play Boy con il cartello “sono il tuo regalo”, ma neanche la faccia scura del nostro fisioterapista Massimo. Lo guardo come dire: “Che vuoi?” e forse lo dico anche. O lui mi anticipa. Ma le sue parole mi gelano comunque: “C’è l’ora legale“. Massimo non riesce a trattenere una mezza risata e sentenzia: “Partiamo subito”. Poi si impietosisce e aggiunge: “Appena sei pronto”.
Meno pietà di lui ha il nostro manager, che però ride e quindi non è realmente minaccioso: “Devo lasciarti qui?”. Ovvero, a 2 ore di strada dall’aeroporto di West Palm Beach.
Naturalmente, sono velocissimo a prepararmi. Altrettanto naturalmente, sotto la doccia non ci vado. Mi rovescio (in buona parte, finisce sul pavimento) un bel po’ di acqua fredda addosso, indosso i jeans e la polo d’ordinanza, sbatto il borsone nel bagagliaio del pullman (mi guarda male anche l’autista Ted) e mi becco l’applauso.

La cosa che mi dispiace veramente (il ritardo è insignificante: l’orario di partenza era fissato alle 9.15 e sono le 9.22…sia detto per la cronaca), è che mi ero lasciato un po’ di tempo per completare la composizione della borsa da viaggio. Questa è la mania più patologica che mi è venuta, da quando viaggio sistematicamente.
Dovete sapere che io, prima di partire, studio quanta biancheria intima userò e devo utilizzare precisamente il numero di calzini e mutande che ho portato, se no mi viene la paranoia e arrivo a fare cose folli, tipo cambiarmi più volte in un giorno pur di “finire” la roba.
La roba sporca va dentro buste che vengono deposte sul fondo, comunque sopra gli inevitabili nuovi acquisti. Perchè i nuovi acquisti vanno sul fondo? Perchè, dopo che mi è stata sottratta dalla borsa una pallina firmata da Eduardo Paret (ex interbase di Cuba, forse il giocatore che ho ammirato di più in tanti anni di baseball), ho paura che mi derubino. E se mi devono derubare, che lo facciano mettendo le mani nella mia roba sporca!
Se proprio volete saperlo, l’altra mania grave è la “sindrome del cronista itinerante”, che fino a pochi anni fa si esternava nel timore che non funzionasse il cellulare GSM (paranoia arrivata nel 2003 al suo picco a Panama, dove io andai orgoglioso del mio Nokia tri band, solo per scoprire che per avere copertura a Panama serviva un quadri band…oggi li tirano dietro, allora meno) e ora è rappresentata dal timore di non avere internet in camera in albergo.

Questo articolo chiude la serie di dietro le quinte del viaggio in Florida al seguito della nazionale. Mi sono divertito un sacco, a scrivere questi pezzi. Così tanto, che non so come ho sopportato di non farlo per tutti questi anni.
O meglio, come ho fatto a non pubblicarli. Perchè per me i Diari li ho sempre scritti.
Quindi, vi annuncio che riprenderò in mano nei prossimi giorni quanto ho salvato dei Diari che ho scritto per la mia prima esperienza alle World Series e la mia prima esperienza all’All Star Game.

Tornando in conclusione alla Florida, i resoconti delle partite e tutto quanto attiene alla parte tecnica della trasferta lo trovate ovviamente sul sito della FIBS. Ma qui voglio prendermi qualche riga per dire che è mio dovere ringraziare tutti i componenti della delegazione, che mi hanno messo veramente nelle condizioni ideali per fare il miglior lavoro possibile.

3 thoughts on “Che applauso, quell’applauso…

  1. Di Valerie nessuna traccia ?

    Caro Bitterbirds, Valerie è un’altra storia. Che tutti possono leggere scaricando il mio romanzo “Non vuol dire dimenticare” dal link a fianco

  2. felice che ci saranno anche i “diari pregressi”, ovviamente io sarei stato male tutto il giorno per un risveglio così….

  3. Felice di leggere che ci saranno altri diari !!!!!!!!! Vai con l’all star game

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