Baseball e comunicazione: riflessioni di un addetto stampa

BASEBALL, Il praticante, SCHIROPENSIERO, SPORT

Aver pubblicato 2 anni di Diari mi ha riportato agli inizi della mia esperienza con la FIBS.
Se avremo lavorato bene (io e gli altri che ci occupiamo del settore comunicazione della FIBS), lo dirà il tempo. E’ ovvio che io sono convinto di aver fatto bene. Se non fosse così, non sarei qui. Ma non è di questo che voglio parlarvi, anche perchè del fatto che “sono orgoglioso di quel che ho fatto” l’ho già scritto su questo sito.

Quando ho accettato il ruolo di addetto stampa della FIBS avevo un’idea molto chiara: il flusso di informazioni sul baseball doveva aumentare. So che a molti il concetto dà fastidio, ma le cose veramente spendibili sui media sono le fasi finali della IBL e la nazionale di baseball, ammesso che vinca in Europa e si faccia valere nel mondo. Se qualcuno vi dice il contrario, racconta balle.
Sia chiaro: non sto dando un giudizio di valore, ma prendendo atto di quello che è l’atteggiamento di chi può dare un giudizio di valore, che magari in quanto tale non ci interessa, ma che condiziona l’impaginazione dei giornali nazionali o i palinsesti delle televisioni. Quello che succede a livello locale è un altro discorso e non è poco importante: la stampa locale pubblica tantissimo e senza bisogno di troppi stimoli. Il dato aggregato della visibilità che proviene dalla stampa locale è difficilmente quantificabile, ma esprime comunque una grande ricchezza per il nostro movimento. E’ sempre stato così (in passato, questa ricchezza era di molto sottovalutata), ma occorre essere lucidi e realisti: quel che può interessare un giornale locale, non necessariamente interessa un giornale nazionale. Lo sport giovanile è importantissimo, ma i convocati di una selezione del Verde Azzurro difficilmente verranno pubblicati dalla Gazzetta dello Sport, mentre certamente troveranno spazio sulla Gazzetta di Parma (sono solo esempi).
Alla luce di queste considerazioni, l’ufficio stampa di un’entità come la FIBS deve essere conscio del fatto che ci sono informazioni che è necessario veicolare verso i media di maggior visibilità, mentre altre non vale la pena inviarle. Invadere la casella e-mail di un giornalista crea l’indesiderato effetto Al lupo, al lupo: stimolare cioè tante volte l’attenzione di qualcuno, che quando ci serve che l’attenzione venga effettivamente stimolata, quel qualcuno è troppo annoiato dai nostri precedenti stimoli.
Per tutta una parte di comunicazione che riguarda il movimento, ma non interesserà mai i media mainstream, oggi ci sono internet e i social network. Che diventeranno sempre più importanti anche alla luce del fatto che i giornali (anche quelli locali) stanno continuando a tagliare pagine. E ovviamente, le pagine dedicate agli sport (cosiddetti) minori sono tra le prime a essere tagliate.

La copertina del numero 9 di Tuttobaseball del 1996
La copertina del numero 9 di Tuttobaseball del 1996

La mia idea di responsabile dell’ufficio stampa è quindi quella di chi si occupa di dare visibilità a tutto quanto interessa il movimento, ma tenendo conto dei limiti oggettivi che ci sono per questa azione. Il limite più grande, naturalmente, è che quel che non esiste non si può comunicare.
Sono realista e so che un minimo di propaganda e di dolus bonus fa parte dei servizi che un ufficio comunicazione offre, ma sono anche convinto del fatto che un buon ufficio stampa è un ufficio stampa autorevole.
Ad esempio, io non attribuirei mai a Peter O’Malley questa dichiarazione: “Conosco bene Dodgertown e devo dire che il Quadrifoglio è più bello”. A meno che, naturalmente, non volessi evidenziare che ho parlato con un O’ Malley sotto l’effetto di sostanze intossicanti.
Ho sotto mano il numero 9 di Tuttobaseball del 1996, che dedica 3 pagine alla visita dell’allora proprietario dei Dodgers di Los Angeles a Parma. C’è anche riprodotta una lettera di O’Malley al mio predecessore Enzo Di Gesù, scritta su carta intestata dei Dodgers. Naturalmente, non dice nulla di nemmeno vicino a quanto a O’Malley viene attribuito nell’intervista.
Nero su bianco nella lettera, O’Malley dice che “Bisogna far sapere alla MLB cosa state facendo a Parma”.
Nell’intervista, a O’Malley viene attribuita una dichiarazione molto più forte: “Sarà mia personale preoccupazione far capire ai vertici della Major League l’importanza di collaborare con queste nuove realtà”.
Sempre nell’intervista, O’Malley la spara grossissima: “…dopo questa visita, farò di tutto per portare la squadra” cioè i Dodgers “qui in Italia, magari proprio nel prossimo autunno”.
Secondo me, questo tipo di propaganda non fa bene a nessuno. Crea infatti aspettative che non verranno mai soddisfatte.
So già che qualcuno dirà che anche il nostro ufficio ha diffuso notizie di un interesse della Major League a investire in uno stadio a Roma. Ma quella è la pura verità: la Major League ha espresso interesse a investire in uno stadio a Roma, a patto che il terreno fosse individuato dalla città di Roma e concesso gratuitamente. Cosa che non è mai avvenuta.
C’è poi una grande differenza: su Tuttobaseball del 1996 vengono attribuite intenzioni a O’Malley che l’allora proprietario dei Dodgers non poteva avere. Una Franchigia di Major League non ha diritto a iniziative autonome fuori dagli Stati Uniti e del Canada. Di loro iniziativa (nè allora nè oggi) i Dodgers in Italia non possono venire.

Torniamo sulla terra. La gran parte delle notizie che interessano un appassionato di baseball e softball non troveranno spazio sulla stampa nazionale. Ma l’ufficio stampa della FIBS ha comunque il dovere di metterle a disposizione di chi è interessato a usufruirne. Attraverso il suo sito, naturalmente. E attraverso i social network (la FIBS è su Facebook e Twitter). Si tratta di canali ben differenti: il sito è una testata giornalistica, che ha l’obbligo del rispetto di una normativa ben precisa e di un’etica professionale. I social network sono più informali, anche nel linguaggio, anche se non per questo devono essere usati come discarica di tutte le chiacchiere che si sentono in giro.
Resta il fatto che una testata giornalistica è firmata da un direttore che si prende la responsabilità (anche penale) di quel che c’è scritto, leggendo un social network non si ha nessuna garanza del fatto che un post sia veramente stato scritto dalla persona a cui è attribuito. Un direttore è un giornalista, cioè qualcuno che si impegna a informare, a dire la verità. Che ha come primo interesse (anche prima di quello dell’editore) quello di dare al lettore gli strumenti per informarsi correttamente, quindi di tutelarlo.

Con oltre 1000 notizie pubblicate nei primi 5 mesi dell’anno, il sito della FIBS ha informato gli appassionati di baseball e softball. Con la costante verifica di quanto pubblicato, li ha anche tutelati. Questo mi rende sereno e, perchè no, orgoglioso.
A chi giudicherà il nostro lavoro, raccomando di tenere a mente quella cifra e provare a capire che tipo di impegno comporta.