Addetto Stampa, Portavoce, Pierre?

L'Ufficio Stampa, MULTI MEDIA

Questo quarto articolo del ciclo sulla gestione degli Uffici Stampa vuole esaminare la differenza tra Addetto Stampa, Portavoce, Pierre (o PR, se preferite…). Se torniamo all’articolo precedente, la distinzione può sembrare semplice: l’Addetto Stampa è un giornalista e gli altri 2 no. So che lo sospettavate, ma è un po’ più complicato di così.

Addetto Stampa, Portavoce o Pierre?

Partiamo ancora dalle Amministrazioni Pubbliche. La Legge 150 del 2000, che ho citato ripetutamente, indica all’articolo 7 cosa si intende per Portavoce: è colui che “coadiuva l’organo di vertice dell’Amministrazione con compiti di diretta collaborazione ai fini dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione”. Può essere “esterno all’organizzazione”, ma per tutta la durata dell’incarico non può “esercitare attività nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche”.
Implicitamente, la Legge ci dice che si tratta di un giornalista (se no, non ci si porrebbe il dubbio che possa esercitare attività giornalistica). In verità, questo non è però scritto da nessuna parte. A chiarire in parte le cose, ci ha pensato (2002) la Presidenza del Consiglio dei Ministri con una direttiva che puntualizza come, al contrario dell’Ufficio Stampa, il Portavoce: “Sviluppa un’attività di relazione con gli organi di informazione”.
Diciamo che in una Pubblica Amministrazione sono previste 2 figure (il Portavoce, ad esempio del Sindaco, che si occupa “dell’attività di relazione” con i media, e l’Addetto Stampa, che si occupa di divulgare informazioni ai media). Ma chiariamo subito che si tratta di 2 figure che devono collaborare in maniera stretta ed evitare di sovrapporsi. Il che, non risulterà sempre facile.
Anche per questo, ma soprattutto per…non pagare 2 stipendi, nel settore privato tenderanno a coincidere. Sarà dunque lo stesso Addetto Stampa che si occuperà di tenere le relazioni con i giornalisti. Le relazioni in questione tendono a essere cordiali, quando tutto va bene, ma portano inevitabilmente allo scontro con i giornalisti che fanno uso del loro diritto di critica. In questo secondo caso, il giornalista che funge da Addetto Stampa deve essere sereno quanto basta a evitare che lo scontro professionale degeneri in questione personale, perché quando avviene, siamo nell’anticamera del disastro.

Portavoce e Addetto Stampa nello sport

Chi lavora nell’Ufficio Stampa di una società di calcio di alto livello può confermare che l’incarico di Portavoce in quel tipo di organizzazione è quasi del tutto decorativo. I vertici delle società di calcio hanno abbastanza tempo libero per intessere in proprio l’attività che abbiamo chiamato “di relazione” con i giornalisti e se dovessero coinvolgere un Portavoce, sarebbe probabilmente per farne (quando serve) il classico capro espiatorio.
“Come non lo sapevi…ma dai…ma mi dispiace….ma no, che non ho dato io la notizia a Caio…è il mio Portavoce Pinco Pallino, che ha fatto confusione….”. Sto inventando, ma sono sicuro che molti giornalisti hanno ricevuto telefonate di questo tipo.

Portavoce e Addetto Stampa nella politica

Il Portavoce di un Politico ha invece tutta un’altra importanza.
Il Politico di un certo livello (sia che ricopra una carica elettiva, sia che operi semplicemente a livello di Segreteria di un Partito) è sempre molto attento a limitare al minimo le occasioni in cui risponde direttamente ai giornalisti in pubblico. In questo senso, il Portavoce si occupa di togliergli molto di quest’onere (o magari onore, dipende….), per quanto sia chiaro che dialogare con un Portavoce non è la stessa cosa rispetto a porre domande al diretto interessato. Un Politico, inoltre, deve stare abbastanza attento ai giochini sul capro espiatorio, perché essere beccati a raccontare balle spesso costa consenso e, per conseguenza diretta, voti.

Jason Stanley

La Propaganda

Questo ci porta nel terreno minato della Propaganda.
Il Professor Jason Stanley (classe 1969, insegna a Yale) è un Filosofo che ha scritto un libro molto interessante (How Propaganda Works; non è ancora stato tradotto in Italiano), nel quale definisce la Propaganda come: “l’utilizzo di una idea politica contro sé stessa”.
Cosa c’entra un giornalista? Se fa il Portavoce di un Politico, semplicemente deve opporsi alla Propaganda.
Scrive Stanley che la forma peggiore di Propaganda è far circolare idee frutto di pregiudizi per averne un vantaggio (tipo, non so, dire che i casi di meningite sono dovuti agli immigrati…) o convinzioni personali (in sè legittime) facendole passare come se fossero supportate da basi scientifiche (ad esempio: la terra non ha più di 10.000 anni).
Stanley ha studiato in Germania ed è entrato in contatto con il libro La Lingua del Terzo Reich di Victor Klemperer, un Tedesco di religione Ebraica. Klemperer sostiene che una società ingiusta, nella quale ci sono privilegi evidenti, rende relativamente facile far proliferare la Propaganda grazie a idee malsane che alimentano false convinzioni. Il linguaggio ovviamente è tutto. Dice Klemperer della LTI (Lingua Tertii Imperi, in Latino): “Serve a strappare alle persone la propria individualità e a renderle docili come bestiame”.
L’esempio che fa è quello del concetto di Eroismo. Scrive Klemperer: “Se, dopo averlo quasi convinto dei guasti del Nazional Socialismo, introducete il concetto di Eroismo a una persona cresciuta durante il Terzo Reich, la troverete immediatamente confusa”. 
Klemperer scriveva poco dopo la fine della guerra, ma il concetto è ripreso molto seriamente da Jason Stanley: “Le idee malsane vengono divulgate per nascondere alle persone i loro stessi interessi”.
Se pensiamo al fatto che Donald Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti con il supporto delle fasce più disagiate della popolazione, capiamo che Stanley non è che faccia semplicemente teoria.
Cito Trump perché mi permette di ricollegarmi a un articolo che avevo scritto per questo sito sul suo linguaggio e l’uso della forma retorica della simploche (concetti espressi ripetendo quasi sempre le stesse parole: “We will make America proud again. We will make America safe again. And we will make America great again”). Perché Trump (o magari chi gli scrive i discorsi) ha un Maestro, che sosteneva: “(…) una Propaganda efficace deve limitarsi a pochissimi punti, ma questi deve poi ribatterli continuamente, finché anche i più tapini siano capaci di raffigurarsi, mediante quelle parole implacabilmente ripetute, i concetti che si voleva restassero loro impressi”.

Nick Davies

La notizia che la Terra è piatta

Il Maestro di cui sopra era un sottufficiale austriaco di dubbio valore e pittore di poco talento, che poi fece una certa carriera in Politica: Adolf Hitler.
Una decina di anni fa, il giornalista inglese Nick Davies scrisse un libro dal curioso titolo di Flat Earth News (più o meno: “la notizia che la terra è piatta”; anche di questo libro non ho notizia di una traduzione italiana). Intende una notizia che è accettata da tutti come vera. Prima che Cristoforo Colombo arrivasse all’isola che oggi è divisa tra Repubblica Dominicana e Haiti, tutto il mondo pensava in effetti che la terra fosse piatta. E Davies cita esempi anche più recenti: la storia del millenium bug che avrebbe dovuto spegnere tutti i computer a mezzanotte del 31 dicembre 1999 (scrive Davies: “Né i giornalisti né le fonti conoscevano la verità”); ma anche, più drammatica, quella delle armi di distruzioni di massa dell’Iraq.
Stando a Davies, e a una ricerca condotta in Galles e che cita, la maggioranza delle notizie che si trovano sui giornali non sono originali, ma derivano da imbeccata e comunicati degli Uffici Stampa. Con il calo di personale delle redazioni, vengono raramente verificate (in particolare, i virgolettati di persone conosciute) e le conseguenze sono disastrose: a divulgare la notizia che la terra è piatta, ci vuole un attimo.
Questo ci riporta naturalmente al perché un Addetto Stampa deve essere un giornalista e mi permette di andare velocemente fuori tema (ma poi non tanto…) per fare una considerazione sul momento della nostra professione. I tagli agli organici (Davies nel suo libro cita una protesta di una redazione, che addirittura lamenta “una politica stalinista sull’acquisto della cancelleria”) hanno innescato una spirale pericolosissima: non si verificano le notizie, la qualità delle pubblicazioni cala, le vendite diminuiscono e si taglia ulteriormente l’organico. Per assurdo, l’autore rimpiange i tempi in cui gli editori volevano convincere i direttori di giornali di una determinata ideologia. Oggi, sempre per dirla con Davies, succede che “la rotta la traccia il droghiere”. È un’espressione che era in uso nella Marina dell’Impero britannico per dire che la durata di un’impresa non si poteva calcolare sulla base delle derrate alimentari disponibili, ma semmai era l’approvvigionamento che andava fatto sulla base della durata dell’impresa.

Non mi sono dimenticato del Pierre

L’Addetto alle Pubbliche Relazioni (PR, che io ho fatto diventare Pierre) si occupa più che altro dei rapporti con i clienti. Deve naturalmente agire in collaborazione con l’Ufficio Stampa e, nel caso di un’entità Politica, con il Portavoce del più alto in grado, ma non è lui che ha a che fare con i giornalisti. Se non per l’acquisto degli omaggi che poi, a essere precisi fino in fondo, i giornalisti non dovrebbero neanche accettare…

Il primo obbligo di un giornalista resta la verità

Nella introduzione del loro fortunato (siamo alla terza edizione) I Fondamenti del Giornalismo Bill Kovach e Tom Rosentiel propongono un decalogo con al primo posto: “Il primo obbligo del giornalismo è la verità” e al secondo: “Il giornalismo deve lealtà ai cittadini prima di tutto”.
Questo naturalmente non significa che, se vi nominano a Capo di un Ufficio Stampa, dovete litigare dalla mattina alla sera con il management. Ma servirà a riflettere ogni volta che ci prepariamo a inviare un comunicato stampa.
A posteriori aggiungo a questo articolo un riferimento all’articolo 14 del Testo Unico dei doveri del giornalista: “Il giornalista che opera negli uffici stampa separa il proprio compito da quello di altri soggetti che operano nel campo della comunicazione”.
Non dovremmo dimenticarlo.

4-CONTINUA