A lui è successo. Giacomo Mazzariol (19 anni) ha un fratello Down (Giovanni) al quale è molto legato. Assieme si divertono a realizzare video.
Uno di questi, The simple interview, diventa (come si dice) virale. Nientemeno che l’editore Einaudi decide che c’è il materiale per farne un libro.
Mentre faccio scouting di libri (ne possiedo, elettronici o cartacei, ben più di quanti potrei
leggerne in un paio di vite, ma non riesco a fermarmi…), mi imbatto in un commento entusiasta su Mio fratello rincorre i dinosauri.
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Oggi a comprare un libro ci vuole un attimo. Un click, per essere più precisi, visitando il negozio di Amazon, che vi fa inserire la carta di credito una volta per tutte. Da lì a leggerlo, poi è un altro discorso. Appena comprato un libro, leggo sempre la prefazione e i crediti, poi vedo. In questo caso, mi sono bastate poche righe e non ho più smesso. Soprattutto, la cosa sorprendente che è successa è che non è emersa la consueta rabbia invidiosa che mi prende nei confronti dei lavori degli esordienti alla luce della fatica che io faccio a pubblicare le mie cose.
Perchè Mio fratello rincorre i dinasauri è un libro necessario.
In una delle varie interviste che ha concesso, Mazzariol dice dell’idea del video: “È nata alla fine di un percorso: il mio. Per circa 12 anni ho faticato a vedere mio fratello per quello che è, perché ero troppo impegnato a vedere quello che non è. Sì, è vero, Gio non sa moltiplicare 13 per 6, ma sa far sorridere la gente in un modo unico”.
Quando arriva Gio, la famiglia Mazzariol ha già 3 figli: oltre a Giacomo, anche 2 ragazze. E Giacomo non vede l’ora di avere un fratello con cui giocare, soprattutto da quando i genitori gli spiegano che il fratellino sarà “speciale”.
Per Giacomo (che ha 7 anni) speciale significa “coi capelli lunghi, il mantello e che corre a 60 all’ora” (lo dice durante una presentazione in libreria…). Così quando realizza che speciale significa che Giovanni ha un cromosoma in più nella coppia 21 (che diventa dunque una trisomia, leggo su Wikipedia) resta decisamente sconcertato. Capisce di avere un fratello con la Sindrome di Down. Come si diceva quando ero bambino io: mongoloide.
John Langdon Down descrisse questo tipo di disabilità mentale nel 1862 poi, approfonditi gli studi, pubblicò un trattato nel 1866. In quel testo Down fa riferimento ai tratti somatici delle persone che vivono questa condizione genetica, assimilandola a quelli dei bambini della Mongolia.
Nel 1961 una lettera di 19 genetisti al direttore della rivista scientifica The Lancet suggerì che il termine mongoloide aveva connotazioni fuorvianti e doveva essere cambiato, in quanto locuzione imbarazzante. Nacque così il termine Sindrome di Down, divenuto ufficiale dopo che nel 1965 il delegato della Mongolia all’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva chiesto di abbandonare il termine mongoloide.
Ma se è vero che per sindrome si intende in medicina “un insieme di sintomi e segni clinici che costituiscono le manifestazioni di una o diverse malattie”, anche questo termine andrebbe corretto. Perchè, leggo questa volta dal sito dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down): “La Sindrome di Down non è una malattia ma una condizione genetica. E’ inesatto dunque parlare di malattia, che è un concetto completamente diverso, che implica in se tra l’altro, una possibile evoluzione verso la guarigione. La Sindrome di Down caratterizza la persona per tutta la vita, ma non gli impedisce di vivere serenamente e appieno tutto quello che la vita offre”.
Confesso che quando, qualche riga fa, ho usato la definizione di condizione genetica avevo già visitato il sito.
Giacomo Mazzariol ha 19 anni e sicuramente una certa propensione a raccontare (nel suo libro parla, qua e là, del diario che tiene da quando sa scrivere). Ma non può essere uno scrittore fatto e finito. Non c’è da aspettarsi nessun miracolo stilistico, leggendo Mio fratello rincorre i dinosauri.
Il fatto che il suo materiale sia finito in mano agli editor di valore di Einaudi, lo ha certamente aiutato a trovare una lingua diretta e immediata, che valorizza quel che Mazzariol ha da dire. Che non è poco.
Make it simple, make it true si legge nel video The simple interview. Già, perchè Giacomo è (nella sostanza, anche se è nato nel ventesimo secolo) un millenial e a lui l’Inglese vien da darlo per scontato. Siate semplici, siate veri è un’espressione che mi colpisce, perchè da quando faccio il giornalista (più o meno da sempre nell’intimo, da un 25 anni per lavoro) è il mio obiettivo.
C’è ovviamente di più. Giacomo rifiuta inizialmente il fratellino. E’ diverso, non c’entra niente con il suo mondo e potrebbe portare anche lui a essere rifiutato. Ma poi capisce: essere diverso non è una colpa.
Giacomo Mazzariol non è un fenomeno. Anzi, non è nemmeno il classico primo della classe. E’ qualcuno che ha saputo guardarsi dentro. E quello che ci restituisce è un piccolo gioiello.
Se qualcuno non si commuove leggendo Mio fratello rincorre i dinosauri, ammetto che sono dispiaciuto per lui.
Nel 2017 inizieranno le riprese di un film, con lo stesso Mazzariol alla regia, prodotto da Taodue di Pietro Valsecchi. Attendo con curiosità.