la torta dei 20 anni di baseball.it

Baseball.it: 20 anni e non sentirli

Approfondimenti e curiosità, BASEBALL, Il praticante

Dopo aver partecipato al ventesimo compleanno di Baseball.it sono andato a scovare quella cartella archivio che si trova sul mio computer da tavolo. C’è un articolo, datato 30 dicembre 2001 (ore 16.33, per la precisione), che si intitola Più forti di prima.

Mi piacerebbe ricordare di preciso i minuti che hanno preceduto la pubblicazione di quell’articolo. Ma è impossibile. E poi, della memoria pura non c’è da fidarsi. E’ per questo che provo a conservare tutto quello che scrivo (e, naturalmente, anche perché rileggermi mi dà una certa libidine…).

In quell’articolo (che, chissà perché, ho tenuto come file PDF e non in un comodo e modificabile formato Word…) mi ha incuriosito questa frase: “Questo sport l’ho amato tanto, pensavo, ma non sono stato ricambiato. Come giocatore, ho avuto la sfortuna di essere coetaneo dei Poma, Bagialemani, Ceccaroli, Fochi. Come giornalista, non mi erano bastati 6 (diconsi s-e-i-) anni in giro per l’Italia a fare radiocronache, per essere ammesso al gotha“.

Descrivevo l’inizio della mia avventura a Baseball.it (e del mio primo contatto con il giovin signore Alessandro Labanti) e raccontavo delle amarezze che mi avevano portato, una volta trasferito a Piacenza, a ritenere chiusa la mia avventura professionale con il baseball.

Non fossi andato a lavorare a Piacenza (quindi, non avessi fatto la cosa che credevo mi avrebbe fatto chiudere con il baseball) non sarei stato a meno di mezz’ora di auto dalla sede scelta da Aldo Notari come luogo per la presentazione della stagione 2000. Non avrei mai incontrato Alessandro Labanti e chissà. Sliding Doors, le chiamano.

Superata la Sliding Door, mi sono subito scordato delle amarezze. Scrivevo in quell’articolo del 2001: “Tanto affetto mi ha commosso. Lasciatevelo dire, a forza di farmi dei complimenti, mi avete davvero convinto di essere molto bravo. Certo, ringrazio anche chi mi critica. E, perché no, que 2 (diconsi d-u-e) che mi hanno insultato. Non dico che se non ci foste bisognerebbe inventarvi, ma perché illudersi che al mondo qualcosa possa dare solo soddisfazioni?”.

Ero stato profetico. A confermarmelo è un articolo che ho pubblicato il 13 dicembre del 2013 su questo sito nella serie che potete ricercare sotto la categoria IL PRATICANTE e che racconta un po’ la mia carriera da giornalista (dovrebbe servire da base per un romanzo, ma questo è un altro discorso….). Ricordavo com’ero stato felice e orgoglioso di avere l’occasione di lavorare per la Federazione Baseball: ” Per quanto un celebre giornalista (non diciamo collega, che tale non lo considero più…) si divertisse a raccontare in giro per Parma che ero disperato e che quindi la Federazione (o meglio: i parmigiani in Consiglio Federale) mi aveva offerto un contratto per togliermi dalla disperazione, le cose non stavano così. Mi sono offeso parecchio, per queste chiacchiere. Ci ho pensato, se forse non era il caso di finirla lì, con lo sport dei miei sogni. Ma il richiamo della foresta che sentivo (io, una sorta di Zanna Bianca del baseball), non potevo ignorarlo…”.

Quando ho firmato il primo contratto con la FIBS, ero assolutamente convinto che questo non avrebbe intaccato il mio rapporto con Baseball.it. Scrivevo in quell’articolo del 30 dicembre: “Continuerò a prestare per Baseball.it lo stesso impegno. Anzi, se è possibile mi impegnerò di più. Non so formalmente con quale posizione. Forse non più quella di responsabile editoriale…”.

Il “forse” era ingenuo. Entrando a far parte dell’Ufficio Stampa FIBS, era ovvio che non avrei più potuto essere individuato come il responsabile della testata. Ma allora io ero sicuro, come ho già scritto, di essere il protagonista di “una vera rivoluzione” nella Comunicazione del baseball italiano: “Mi permetto di esprimere un certo orgoglio per aver razionalizzato questo flusso continuo di informazioni con il mio lavoro. Lo dico senza falsa modestia: prima di me, la maniera migliore che Baseball.it aveva trovato di fare informazione, era stata dare risalto ai comunicati delle singole società”.

Io mi sono sempre considerato un giornalista di baseball. Nel senso che voglio scrivere di baseball. In questo senso, non ho mai capito l’interesse “di quel bolognese” (Alessandro Labanti, stando ad Aldo Notari) per la narrativa delle elezioni FIBS. Sulle quali c’è onestamente pochissimo da dire, anche perché non sono elezioni a suffragio universale.

Il 7 dicembre 2001, poche ore prima della vittoria di Riccardo Fraccari, scrivevo: “Non vi darò indicazioni di voto. Queste elezioni non sono a suffragio universale e io non voto. Sarei quindi eticamente imperdonabile, se esprimessi un candidato preferito…”.
L’ho riportato per ricordarlo a chi mi accusò di aver tirato la volata a Fraccari dietro la promessa di un posto in FIBS.

Come collaboratore di Baseball.it ho resistito per i 3 anni del mio primo mandato all’Ufficio Stampa della FIBS. Pubblicavo il Diario di un Cronista Itinerante, rubrica molto apprezzata e di cui ho pubblicato una sorta di antologia (in ben 23 articoli) su questo sito. Prima delle elezioni del 24 ottobre 2004 mi sono auto sospeso.
A quel tempo, qualcosa tra me e Alessandro Labanti si era rotto. E io sapevo con esattezza che il nostro rapporto non sarebbe stato più come prima. Comunque, quasi 3 anni dopo, proposi a Labanti e Filippo Fantasia, divenuto nel frattempo Direttore Responsabile (in qualche modo, mio successore, anche se ai miei tempi il sito non era testata giornalistica) ospitalità per chiudere definitivamente la rubrica.

Quando nell’autunno del 2012 “ho cominciato a notare che buona parte della campagna elettorale per la Presidenza della FIBS era impostata su cosa fare per migliorare la Comunicazione” ho pensato di rivolgermi a Baseball.it e di chiedere ancora ospitalità. Volevo pubblicare “una serie di articoli su quello che il mio ufficio aveva fatto…più che altro, per amore della verità e per il desiderio di condividere risultati che a noi sembrano piuttosto buoni”.

I virgolettati vengono da un articolo che avevo pubblicato su questo sito il 18 ottobre 2012 e con il quale intendevo attaccare in modo diretto Baseball.it.
Diciamo che quell’articolo è uno di quei rari casi in cui ebbi la prova che si può scontentare chiunque. Labanti si arrabbiò, la FIBS (mio datore di lavoro) si arrabbiò. Ricevetti tutta una serie di messaggi sul tono “ma chi te l’ha fatto fare, adesso che le elezioni sono passate”.

Dopo il pranzo del ventennale di Baseball.it, ho postato sulla mia pagina autore di Facebook che quella con Baseball.it resta la mia più importante esperienza professionale.

Con questo articolo ho voluto sottolineare che, anche nelle belle esperienze, ci possono essere dolore e incomprensione. Non sarebbe vita, se no. Sarebbe fiction.
Quel che è veramente importante è non perdere il rispetto per e delle persone.  E il fatto che sabato 24 novembre io fossi seduto alla tavola dei 20 anni di Baseball.it mi dice chiaro che questo non è successo.