Yonghong Li dispone di un miliardo ma le sue proprietà vanno all’asta

CALCIO, ECONOMIA, SCHIROPENSIERO, SPORT

La notizia del giorno per noi milanisti è il sorteggio di Europa League. Negli ottavi di finale ce la vedremo con l’Arsenal di Londra. Poteva andare meglio. Ma ho riflettuto a lungo sulle questioni societarie e sul trattamento riservato dalla stampa italiana a Yonghong Li e ho questo pezzo in gestazione da parecchio tempo. Quindi, vado.

La storia della cessione del Milan da Fininvest al gruppo del finanziere cinese Yonghong Li è qualcosa di incredibile. Dopo una trattativa surreale, con il closing rinviato varie volte, Mr Li (come viene chamato dalla stampa italiana) ha acquistato il Milan per la rispettabile cifra di 740 milioni di euro. Considerato che un 200 il Milan li ha investiti sul mercato, parliamo di un’operazione da un miliardo di euro.

Per usare una terminologia tecnica, Mr Li ha cacciato 100 milioni di tasca sua e 300 se li è fatti prestare dal Fondo Elliott. I 340 milioni mancanti sono addirittura rappresentati da fondi off shore.

Yonghong Li parla solo cinese. Quindi fa un po’ fatica ad apparire pubblicamente in Europa. Accetta anche, senza apparentemente colpo ferire, illazioni pesantissime. Fin da quando si è chiuso il calcio mercato.
Ilaria D’Amico su SKY si lascia addirittura scappare una frase inaudita: “Se ci saranno le coperture finanziarie questa società” ovvero il Milan “avrà fatto un lavoro straordinario…”.

La D’Amico è naif, ma anche opinionisti più autorevoli non mancano di alzare il sopracciglio, quando si parla della proprietà del Milan. La vox populi addirittura (una sceneggiatura già sperimentata in occasione dell’ingresso di Tohir nella proprietà dell’Inter) è un fantasioso: “Sono fondi neri di Berlusconi che rientrano in Italia”.
A dare ulteriori argomenti a chi è scettico sulla reale consistenza del patrimonio del neo proprietario del Milan ci pensa il New York Times. In una inchiesta a sei mani (quindi un bello sforzo giornalistico e organizzativo, il celebre quotidiano definisce la proprietà cinese del Milan “murky”, ovvero oscura.

Il New York Times definisce il Milan come azienda “debt laden” (piena di debiti) e “unprofitable” (cioè incapace di generare profitti). Si tratta di un colpo basso, ma è difficile contraddire affermazioni di questo genere. Peccato che andrebbero fatte per tutte le grandi del calcio italiano. Che perdono soldi da che mondo è mondo.
Alcune di loro sono anche fallite, nel senso che attribuisce il Diritto Commerciale al termine. Ovvero, sono saltate per aria senza onorare i debiti. Parliamo del Parma, della Fiorentina, del Napoli. Altre società sono state salvate da norme di legge ad hoc (il cosiddetto Lodo Petrucci, per altro successivamente abolito): parliamo ancora del Parma, della Lazio. Altre, come la Roma, sono state cedute a personaggi che di fatto non ci stanno investendo una lira.
Al contrario del New York Times, la stampa sportiva italiana non ha mai nemmeno provato a vigilare su gestioni fallimentari.

Un argomento molto interessante dal punto di vista giornalistico è il raffronto tra il bilancio della Juve, di gran lunga la società italiana più ricca, e quello del Manchester United, la società più ricca in assoluto. Chi lo facesse, scoprirebbe che la Vecchia Signora incassa di diritti televisivi più dei Red Devils, ma fattura la metà.

Sarebbe un argomento da approfondire (oltre che su questo sito, ci ho recentemente provato in un articolo per Top Sport). E non mancherebbero gli strumenti per riuscirci. Invece è meglio dedicarsi ai pettegolezzi, ovvero alla provenienza dei soldi di Mister Li.
Il vertice lo ha toccato il Dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera. Dalla lettura si evince che Yonghong Li sarebbe “inseguito” dalle banche e che, addirittura, parte del suo patrimonio verrà “messo all’asta”.

In un messaggio diffuso dal Milan, Yonghong Li definisce “irresponsabili” le notizie diffuse dai “vari organi di informazione” e sottolinea che “hanno danneggiato il Club, le mie società, la mia famiglia e me stesso”.
Poi Mister Li attacca: “Non comprendiamo che finalità abbiano queste voci (…) vorrei cogliere questa occasione per spiegare, augurandomi che sia l’ultima volta, che la situazione relativa a tutte le mie risorse personali è completamente sana…”.

In tutto questo, abbiamo i 2 dirigenti più rappresentativi del Milan in viaggio costante. L’Amministratore Delegato Fassone viene viene segnalato in varie Banche d’Affari in cerca di fondi per rifinanziare il debito della società e quello personale di Mister Li. Il Responsabile dell’Area Tecnica Mirabelli continua a osservare giocatori, soprattutto del campionato tedesco, e a imbastire trattative.

Personalmente, penso a cosa significherebbe per il calcio italiano scoprire che le garanzie accettate dalla Lega per il passaggio di proprietà si rivelassero lacunose. E nemmeno posso evitare di chiedermi come mai il Milan è così timido e non spiega nei dettagli come stanno veramente le cose. Allo stesso tempo, non credo che sia pensabile che qualcuno possa aver messo assieme un miliardo di euro senza sapere quello che faceva.