Adesso il World Baseball Classic è davvero un grande evento

BASEBALL, World Baseball Classic 2017

“Il World Baseball Classic è sempre stato una grande idea, con il 2017 è diventato un grande evento”. Lo ha scritto Alex Putterman sul sito AwfulAnnouncing.com, aggiungendo “Tutti ne raccoglieremo i frutti”.
Sembra incredibile che solo in novembre girasse con insistenza la voce che questa sarebbe stata l’ultima edizione del torneo. Ma mai come in questo caso sono i numeri che riescono a battere i preconcetti: 1.086.720 spettatori paganti (aumento del 23% rispetto all’edizione 2013 e oltre il 47% in più rispetto all’evento inaugurale del 2006; l’unico numero che resiste dalle edizioni precedenti è il record di spettatori della finale 2009: 54.846, contro i poco meno di 52.000 della finale 2017), un aumento del 32% nell’audience televisiva negli Stati Uniti, con oltre 3 milioni di telespettatori per la finale (su MLB Network, ESPN Deportes e ESPN2), dei quali ben 761.000 (un record assoluto) per la telecronaca in Spagnolo. A Portorico addirittura lo share televisivo della finale è stato un impressionante 70%. Significa che 7 televisori su 10 erano sintonizzati sulla partita.

Il Commissioner Rob Manfred

Il Commissioner lo aveva detto

È un trionfo per il Commissioner MLB Rob Manfred, che aveva scommesso forte sul Classic. In fase di presentazione aveva infatti detto che, indipendentemente dal successo di questa edizione, il torneo avrebbe proseguito finché lui fosse rimasto in carica. Ora si sfoga: “L’evento è stato grande nel suo complesso, per come è stato giocato. La qualità del gioco ha attratto interesse. Lo abbiamo sempre detto: per costruire un grande evento ci vuole tempo e il Classic è solo alla quarta edizione. Migliorerà costantemente e sarà meglio a ogni nuova edizione. Dai risultati di quest’anno possiamo prendere slancio per crescere più rapidamente”.

I giocatori rendono il World Baseball Classic un grande evento

Il Direttore Esecutivo del Sindacato dei giocatori di Major League (MLBPA) Tony Clark è stato un giocatore di livello (1599 presenze e 251 fuoricampo come prima base dal 1995 al 2009): “Nel 2006 e nel 2009 ho aspettato la telefonata che mi disse l’opportunità di giocare, ma non è arrivata. Da appassionato di baseball, posso dire che è molto raro avere l’opportunità di vedere uno spettacolo di questo livello a marzo”.
Per rendersi conto del peso che ha il Sindacato, basta ricordare che il contratto collettivo dei giocatori di Grande Lega prevede che non possano giocare fuori dagli Stati Uniti e dal Canada senza un accordo specifico con la MLBPA. Chiunque intenda organizzare un torneo che prevede l’utilizzo dei giocatori MLB deve insomma avere il Sindacato come primo interlocutore. E il nodo principale da sciogliere è l’Assicurazione che copre eventuali infortuni. Per dare un’idea: il premio per utilizzare un giocatore di Singolo A in un torneo di 2 settimane è di oltre 4.000 dollari e un atleta di quel livello guadagna poco più di 1.000 dollari al mese. A quanto ammonta il premio per assicurare lo stipendio da 15 milioni annui di Robinson Cano? O anche solo per quello da 3.5 milioni di Francisco Cervelli? Senza la MLB e la MLBPA a prendersene carico, le Federazioni di Repubblica Dominicana e Italia non si sarebbero mai potute permettere di schierare questi giocatori.
Tony Clark, che al tavolo delle trattative non è il gigante buono che ricorda chi lo seguiva da giocatore, ha fatto saltare il banco quando si parlava di introdurre nuove regole per velocizzare il gioco. Gli atleti non le amano. Ma ha anche difeso il diritto dei giocatori a rappresentare i loro Paesi. Perché i giocatori lo chiedono. Purtroppo per Portorico, del closer dei Mariners Edwin Diaz mercoledì notte non ha avuto bisogno. Ma Diaz aveva ottenuto il permesso di lanciare (negato in un primo tempo) rivolgendosi alla MLBPA e (direttamente) al suo manager Scott Servais. Che incidentalmente, da giocatore ha vestito la maglia del Team USA al Mondiale (1988), ai Giochi Panamericani (1987) e alle Olimpiadi (1988) e si deve essere ricordato delle emozioni che il baseball internazionale regala.
Le Organizzazioni che supportano il progetto World Baseball Classic sono sempre di più. I Royals hanno concesso di giocare a entrambi i loro catcher (Perez col Venezuela, Butera con l’Italia). Il manager dei Cubs Campioni del Mondo Joe Maddon ha proposto addirittura una sfida tra la vincitrice del Classic e i detentori delle World Series.

Portorico la squadra delle stelle

Il titolo di Campione del Mondo è andato agli Stati Uniti, ma la squadra più rappresentata nella All Star del World Baseball Classic 2017 è Portorico: il seconda base Baez (Cubs), il terza base Correa (Astros, con i quali gioca interbase), l’interbase Lindor (Indians), il catcher Molina (Cardinals) e il designato Beltran (Astros). Gli USA hanno comunque 3 stelle: il prima base Hosmer (Royals), l’esterno sinistro Yelich (Marlins) e il lanciatore (che è anche MVP) dei canadesi Blue Jays Stroman. L’unico position player della All Star che non faceva parte delle finaliste è l’esterno Gregory Polanco (Repubblica Dominicana, Pirates). C’è poi il designato Wladimir Balentien (Regno dei Paesi Bassi) che è una stella della NPB giapponese, come il lanciatore dei Samurai Kodai Senga (Fukuoka Hawks). Il terzo lanciatore selezionato è Josh Zeid di Israele, unico All Star a non giocare in una Grande Lega. Nel 2016 era infatti nella rosa della squadra di Triplo A dei Mets.

Anche nel baseball internazionale primeggiano le vere squadre

Ricordo che al Mondiale 2001 di Taiwan l’allora manager del Team USA (che perderà la finale con Cuba) Terry Francona mi disse: “La vera difficoltà di questi tornei è far capire a dei professionisti che una brutta settimana, che nella loro stagione di 140 partite” erano tutti giocatori di Doppio e Triplo A, n.d.a “Non conta nulla, qui significa tornare a casa”.
Che Francona sia avanti, lo dimostrano le 2 World Series vinte con Boston e quelle giocate fino all’ultimo respiro lo scorso anno con Cleveland contro gli stra favoriti Cubs. Ma su questo vale la pena riflettere. La motivazione, lo spirito di squadra, la resilienza creano quell’effetto sinergico che permette a una vera squadra di sconfiggere una All Star. In qualche modo, lo hanno dimostrato gli USA contro Portorico.
Ha detto Eric Hosmer: “Partecipi al World Baseball Classic se ti interessa davvero giocare e competere. Come si fa a fare gruppo? Dimostri tutti i giorni ai tuoi compagni e al manager che vieni al campo per dare il massimo”.
Sia chiaro, non è che gli USA possano essere considerati una sorpresa. Nessuna squadra che manda in campo in finale 2 closer di MLB (Dyson dei Rangers e Robertson dei White Sox) e altri 2 (Melancon dei Giants e Gregerson degli Astros) li tiene in panchina lo può essere. Ma certo Portorico e la Repubblica Dominicana avevano più star riconosciute.
A unire il gruppo degli Stati Uniti è stata anche (per quanto sorprendente possa apparire a noi italiani) la solidarietà nei confronti delle Forze Armate. Ai militari impegnati nel mondo ha dedicato la vittoria il manager Leyland e al fratello Marine ha dedicato la sua convocazione (“proprio non mi aspettavo di essere considerato di questo livello”) Christian Yelich. Il suo intervento in diretta su MLB Network nel dopo partita è stata una delle chicche del Classic. Prima ha confessato che il giocatore preferito del fratello è Stroman (“devo organizzare una cena per presentarglielo”). Poi ha risposto a chi gli chiedeva perché il discorso finale di Leyland non sia stato trasmesso in diretta come concordato: “Ci sono diverse ragioni, che però è meglio che non vi spieghi nei dettagli. Sappiate che tiene molto a noi e al Classic e che si è emozionato molto”.

Dopo la finale, i giocatori del Team USA hanno festeggiato mostrando l’icona dell’aquila calva, simbolo del loro Paese

Il mio ultimo articolo sul World Baseball Classic 2017

Pensavo di chiudere qui. Ma mi sono dilungato più del previsto e (forse soprattutto) questo articolo è il numero 17 che ho scritto su questa edizione del Classic. Non sono scaramantico, ma finire con un 17 non mi pareva bello. Quindi: forse sono scaramantico e di sicuro torno domani, per parlarvi del World Baseball Classic e del suo futuro dal punto di vista del baseball italiano.