Tornando da Krk, rifletto sulla Croazia e gli Italiani

VIAGGI

Era l’8 di ottobre del 1995 quando mi sono accorto che molti croati ritenevano l’Italia un paese imperialista. Si giocava a Zagabria per le qualificazioni agli Europei di calcio del 1996 un ItaliaCroazia importante (i croati avevano vinto all’andata a Palermo) e storico (l’unico precedente risaliva al 1942) in uno stadio gremito e in condizioni di sicurezza precarie. Il Presidente Franjo Trudman (esponente della Unione Democratica Croata e primo Capo di Stato croato dopo la dissoluzione della Yugoslavia) aveva fatto una irresponsabile campagna che aveva incendiato gli animi dei nazionalisti croati. In quel 1995, Trudman farà per altro ben di peggio. Organizzerà cioè la deportazione di civili serbi dalla Croazia alla fine della Guerra Civile. Verrà ufficialmente dichiarato Criminale di Guerra dopo la morte, avvenuta nel 1999, quando era ancora in carica come Presidente.

Franjo TrudmanLa storia di Trudman (classe 1922) inizia con la Guerra Partigiana Comunista di Tito durante la Seconda Guerra Mondiale e prosegue con una carriera lampo nell’esercito che lo porta (a poco più di 40 anni) a raggiungere il grado di Generale e ad essere considerato un grande stratega.
Negli anni ’70 Trudman si oppone a Tito e a quella che lui chiama serbizzazione delle Yugoslavia (ma Tito era in realtà un croato, pur di etnia serba) e per questo finisce nei guai.
Il suo libro del 1989 Gli Orrori della Guerra esprime posizioni preoccupanti tipo: Il genocidio è un fenomeno naturale. In questo modo, Trudman introduceva la sintesi della sua personale revisione dei fatti accaduti nel campo di concentramento ustascia di Jasenovac, cercando di aggiornare il numero di serbi uccisi dai nazionalisti croati. Paragonando la ricostruzione storica di quei fatti all’Olocausto, Trudman finì nell’occhio del ciclone come anti semita.
Trudman cavalcò i conflitti nazionali e negò l’originaria adesione della Croazia al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni della fine della Prima Guerra Mondiale. Disse che la Croazia andava verso il Capitalismo e l’Europa Centrale, lontano dai Balcani. L’austriaco Simon Wiesenthal (sopravvissuto all’Olocausto e divenuto famoso come Cacciatore di Nazisti) definì il nuovo Stato la Croazia Fascista.
Comunque, Trudman firmò la dichiarazione d’indipendenza della Croazia nel 1991, dopo il  referendum del 19 maggio. Il breve conflitto armato che entro luglio fu il presupposto dell’indipendenza della Slovenia, scatenò poi la vera e propria guerra tra ciò che rimaneva della Yugoslavia e la Croazia.
Il 7 agosto 1995, con il contributo della NATO (dopotutto, nella Costituzione della Federazione Yugoslava era concessa agli Stati la possibilità di uscirne), la Croazia aveva vinto la guerra.

Ho passato la prima settimana di luglio a Krk, un’isola (otok, in Croato) non molto lontana da Rijeka, la città che noi conosciamo come Fiume. Si tratta di un posto che volevo visitare da tanto, ma ero sempre stato frenato dalla convinzione (aumentata in maniera esponenziale, dopo quella partita di calcio dell’ottobre 1995) che gli Italiani fossero malvisti in Croazia. Per capire perchè, mi sono deciso a fare qualche ricerca storica.
Buona parte della costa adriatica orientale fu parte dell’Impero Romano. I romani chiamarono Dalmazia il territorio che arrivava all’attuale confine tra Montenegro e Albania perchè lo abitava il popolo dei dalmati (allevatori di pecore). Ma la Dalmazia fu interamente romanizzata e lo rimase per secoli. I croati (una tribù slava meridionale) arrivarono dai Balcani nel 600. Culturalmente, la zona restò a prevalenza latina, tanto che nel 1806 Napoleone la unì al Regno Napoleonico d’Italia e dichiarò che la lingua ufficiale era l’Italiano.
Sotto la dominazione austro ungarica, e soprattutto dopo l’indipendenza del Veneto, venne incoraggiato invece l’affermarsi della lingua slava (il Croato, molto simile al Serbo, tanto che la lingua prevalente della Yugoslavia di Tito sarà nota come Serbo-Croato). Ma la zona, in particolare la città di Zara (Zadar, oggi), restò a forte prevalenza italiana, tanto che dopo la Prima Guerra Mondiale l’Italia la reclamò come suo territorio. Per volontà degli Stati Uniti però, la Dalmazia finì a far parte del neonato Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, che poi nel 1929 diventerà Regno di Yugoslavia. L’Istria invece era diventata a tutti gli effetti territorio del Regno d’Italia e il Regime Fascista aveva avviato una italianizzazione del territorio, chiudendo le scuole slovene e croate.
Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale Hitler in qualche modo consigliò alla Yugoslavia di allearsi con l’Asse. Ma un Colpo di Stato portò il Regno di Yugoslavia a spezzare l’alleanza e a gravitare nell’orbita di Stalin. Per tutta risposta, l’Asse (1941) invase la Yugoslavia e la smembrò. Nacque uno Stato Croato, appoggiato dai Nazisti e che concesse all’Italia Fascista di governare la Dalmazia per 25 anni.

Per Mussolini fu passo importante verso il completamento del suo progetto La Grande Italia, che mirava a dominare il Mediterraneo (Mare Nostrum di tradizione Romana) e che era stato teorizzato ben prima della Marcia su Roma, nel 1919. In quell’anno (12 settembre), il poeta Gabriele D’Annunzio aveva guidato una spedizione di 2.500 ribelli a Fiume, occupandola. L’azione aveva messo in imbarazzo per primo il Governo Italiano, che stava trattando un accordo con il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. La decisione fu di fare (1924) di Fiume un territorio indipendente.
Comunque, i nazionalisti croati non erano troppo contrari alla presenza italiana. Era diverso per i partigiani comunisti di Tito.

Come sappiamo, il progetto Grande Italia di Mussolini non andò tanto bene. Dopo che l’Italia si arrese nel 1943 agli anglo americani, i partigiani di Tito finirono con il prendere controllo della Dalmazia. Iniziò un decennio tremendo per gli italiani. Oggi si parla liberamente di pulizia etnica. Zara perse l’identità che la caratterizzava da quasi 2000 anni e i suoi abitanti di origine italiana si rifugiarono in un primo tempo in Istria. Nel 1953 vennero ufficialmente chiuse anche le scuole italiane. Nel frattempo, il massacro degli italiani si era esteso a tutta l’Istria. A oggi, non è chiaro il numero di quanti italiani furono uccisi e gettati nelle cosiddette Foibe.

Quei giorni sono per fortuna lontani. Oggi Krk si raggiunge da Rijeka attraversando un ponte di 1.400 metri. E’ un’isola verdissima, che haLa spiaggia di Baska nella città omonima il centro più importante e nella località di Baska il luogo più adatto a chi ama la classica vita da spiaggia.  Si tratta di spiaggia sassosa, praticabile se si usano le comode scarpette che a Baska vendono ovunque. L’acqua è limpida come quella di una piscina (a meno che il mare non sia agitato) e fresca. La baia di Baska si può visitare a bordo di barchette minuscole e alimentate ad energia solare. Dal 1° luglio la Croazia fa parte dell’Unione Europea. Il bagnino (che affettuosamente chiamavo Luigi) non ha ancora digerito le ricevute imposte da Bruxelles ed esprime una certa preoccupazione all’idea che i tedeschi, con l’euro in tasca (1 euro=7.2 kuna) comprino mezza Croazia a poco prezzo.
Se li mandano a mangiare l’orata o il branzino, anche i tedeschi si renderanno conto che a poco prezzo ormai anche in Croazia c’è poco. I ristoranti quotano il pesce pregiato sui 55 euro al chilo. E’ diverso se vi buttate sulle grigliate miste di carne: 2 persone pagano un 20 euro.
Non è diffusa come in Istria, ma la porchetta allo spiedo (prezzo 30 euro al chilo) fa la sua bella mostra anche qui.
A Baska, e in tutta Krk, l’alimento più venduto è comunque lo sladoled (il gelato) Diverso da Italia, meno zucchero.
L’Italiano, chi lavora nel turismo, lo sa. O almeno, lo maneggia. Anche se può succedere che le scritte in Italiano si rivelino incomprensibili.
Gli alberghi propriamente detti a Baska non sono molti, ma fiorisce un gran commercio di apartmani (appartamenti), una soluzione decentemente economica (70 euro a notte per 3 posti letto). Comprarlo, l’ apartman, è già meno economico: 2.000 euro al metro quadro. Non pochissimo, ma certo niente in confronto ai 10.000 che chiedono a Ponza.

Vi posso tranquillizzare: i Croati non ce l’hanno più con gli Italiani. E per la cronaca: quella partita del 1995 finì 1-1, venne espulso il portiere Bucci e fece il suo esordio in nazionale Toldo.

5 thoughts on “Tornando da Krk, rifletto sulla Croazia e gli Italiani

  1. Me l’immagino il Sig. Duilio…Libretto,Moschetto e mento in fuori…la Storia insegna: mai smontare le BARRICATE!
    Direi di finire qui questa discussione

  2. Caro Andrea B. dopo aver letto il suo articolo capisco perché definisce farneticante l’ articolo del giornalista Riccardo Schiroli.
    Lei è nato e già farneticava nel lettino dei bebé e quindi ha vissuto la storia della sua vita e dell’ Italia con una visione totalmente personale ed estranea alla realtà.
    Grazie a Lei ed ai suoi simili di partito farneticanti come lei, l’ Italia sta andando a remengo.
    Complimenti e grazie.
    Un esule istriano.

    Duilio, non dia troppe colpe ad Andrea B. Sono io che ho definito la sua posizione e l’articolo sul sito del partito marxista leninista farneticanti. Grazie comunque per il sostegno.
    Schiro

  3. Grazie per aver riportato alla memoria quanto accaduto agli italiani dopo il ´43. Se ne é sempre parlato poco. Quelli che fortunatamente sono riusciti a scappare, hanno avuto la vita segnate ed anni veramente difficili.

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