Se non ci fosse Adriano Galliani, sarebbe più bello essere tifoso del Milan

CALCIO, SCHIROPENSIERO, SPORT

Manuel Vasquez Montalban sostiene che c’è una sola cosa a cui siamo
fedeli, dalla culla alla tomba: la nostra squadra di calcio.
Io diciamo che ho imparato a limare gli estremismi e ad essere prudente, quindi mi limito a dire che, di sicuro, fino alla tomba sarò (calcisticamente parlando) fedele alla mia squadra di calcio.

Da quando ho memoria, dirigenti del Milan prima di Berlusconi hanno sempre fatto dei gran casini. Nella gestione del Milan e nella loro vita privata.
L’esempio più negativo che io ricordi è un certo Albino Buticchi, che nardi-guiness-324x230era il presidente della famosa sconfitta 5-3 a Verona e che provò addirittura a vendere Rivera. Buticchi era un petroliere, ma dopo la presidenza tentò addirittura il suicidio. Non ci riuscì, ma rimase cieco. E’ morto qualche hanno fa.
E’ ancora vivo Giuseppe (meglio noto come Giussy) Farina (classe 1933), che rischiò di cedere Franco Baresi alla Juventus per avere un Paolo Rossi ormai finito e rischiò anche di far fallire il Milan. Il suo vice presidente, Gianni Nardi, si ritrovò proprietario del 51% del Milan e cedette tutto alla Finivest nei primi mesi del 1986.
Gianni Nardi (con i fratelli Pietro e Giacinto) è il proprietario della Nardi s.p.a., una di quelle aziende d’eccellenza italiane che molti di noi non sanno nemmeno che esistono. La Nardi è una delle prime realtà in Europa per i fornelli da incasso. Nel 2008, per festeggiare i 50 anni di attività, l’azienda si fece riconoscere sul Guinness dei Primati la contemporanea accensione di 50 piani di cottura come record mondiale.
La Nardi ha sede a Paderno Dugnano e io mi sono sempre immaginato
il Gianni che dice “Da casello a casello, Milano-Roma in 3 ore e 40″ o che parla di calcio “dal punto di vista tennico“.
Nardi credo sia ancora tra gli azionisti del Milan.

Da quando è iniziata l’epoca Berlusconi, e il Milan è identificato con il geometra Adriano Galliani, è tutto diverso.
Evidentemente grazie a qualche incantesimo, Galliani riesce a far parlare di sè soloAdriano Galliani per le cose positive. Ad esempio, riesce a far passare come colpi da maestro i ri-acquisti di Antonini e Abate (cresciuti nelle giovanili del Milan). Borriello lo ha venduto 6 o 7 volte e ricomprato ad un prezzo sempre maggiorato. Con un numero impressionante di centravanti di primo piano cresciuti nel Milan dirottati ad altre squadre (oltre a Borriello, cito Matri Pozzi…), il Milan ha vinto il 18esimo scudetto senza un centravanti di riserva.
Galliani può cercare di strappare il microfono ad un cronista di Sky, colpevole di avergli detto che perdere in casa contro lo Zurigo era deludente, per puntualizzare che nel computo degli spettatori presenti andava conteggiato anche il numero di abbonati.
Galliani fa ritirare la squadra da una semifinale di Champions League e non gli succede niente.

Il peggio del repertorio di Galliani sono 2 concetti:
1) “Noi possiamo spendere meno delle società spagnole, perchè loro hanno un regime fiscale diverso”. Traduzione: sugli stipendi milionari degli stranieri, in Spagna ci sono meno tasse. Ora, io sento tutti i giorni che in Italia ci sono famiglie che non arrivano alla fine del mese. Queste famiglie pagano regolarmente le tasse. Il geometra Galliani mi vuole dire che lui troverebbe equo ridurre le tasse sul contratto, dico un nome a caso, di Robinho?
2) “Noi non abbiamo lo stadio di proprietà”. Sai cosa, Adriano? Compra un terreno e costruiscilo. O almeno, trova la maniera di far giocare le partite del Milan su un campo da calcio e non su quel campo di patate che è diventato San Siro.

La stampa sportiva, tutta unita, parla del geometra Galliani come di un grande manager. Nel libro agiografico della “Gazzetta dello Sport” sul 18esimo scudetto del Milan ho trovato però un indizio formidabile su cosa si intenda in Italia per grande manager.
Luigi Garlando fa un ritratto di Galliani nel quale le qualità principali che emergono sono:
1) Ha conoscenze, quando c’è da evitare che un suo giocatore giochi partite inutili in nazionale, si attacca al telefono e centra l’obbiettivo
2) Ha preso per stanchezza il Barcellona ed è riuscito a non far pesare l’acquisto di Ibrahimovic sul bilancio di quest’anno.
Il Milan, per altro, ha chiuso con una perdita di 69.8 milioni di euro l’anno di esercizio 2010. Dal punto di vista economico, sarebbe una tragedia. Il Milan non è una ONLUS ma una società a fini di lucro. Andando avanti così, dovrebbe chiudere.
Quindi, cosa ha fatto di giusto il geometra Galliani?

Sto ancora festeggiando lo scudetto, ma se al Milan non ci fosse Galliani sarebbe più bello essere milanisti. Ma se non c’è modo si sbarazzarsene, mi accontenterei di una cosa: che Galliani stesse zitto.

3 thoughts on “Se non ci fosse Adriano Galliani, sarebbe più bello essere tifoso del Milan

  1. Non posso che essere d’accordo sul concetto di fondo. Se poi nei grandi manager sportivi ci volessimo includere anche Baraldi …

  2. aveva ragione il povero costantino rozzi, che ricordava a galliani in qualsiasi momento le sue origini e la sua dirigenza al varese……

  3. Non lo so…. ho sentimenti contrastanti al riguardo. Quante ne abbiamo passate noi tifosi di lungo corso Schiro, di tutti i colori. Alla disamina sui variopinti personaggi che si sono alternati alla guida del nostro club,hai scordato di inserire le tristi pagine delle retrocessioni,però siamo risorti. Galliani…..che dire di lui: io a volte l’adoro, per quei suoi modi di vivere le vittorie, le sue esultanze sguaiate, forse perchè sono simili alle mie, da eterni bambini innamorati di quei colori. Però confesso che per almeno un paio di anni l’ho odiato, anche se poi non era direttamente colpa sua. Mi riferisco all’immobilismo sul mercato,anche perchè noi compravamo, anzi ri-compravamo Antonini e l’inter vinceva. Riguardo il disavanzo dei grandi club, anche se immorale, è un dato comune a tutte le grandi squadre, dal milan all’inter, dal Barcellona al Real Madrid.La strada giusta sarebbe quella tracciata dall’Udinese, che prende giocatori semisconosciuti e li valorizza, li vende e ricomincia da capo. Però questa politica, purtroppo, è incompatibile con la vittoria in campionato o in una competizione europea, quindi non praticabile da chi aspira a vincere qualcosa.Sulla questione stadio, è indubbio che prima o poi si arriverà al punto che ogni club, perlomeno quelli più blasonati,saranno proprietari dei loro impianti. Magari vuoi vedere che le recenti comunali non diano una spinta in questo senso? Ironizzando, se si considera quanto Milan (e Inter) versano alle casse comunali per l’uso del Meazza, non escluderei che presto giunga la notizia che Berlusconi decida di costruire. Ovviamente fuori Milano, in territorio di qualche amministrazione “amica”, daltronde la Brianza inizia poco dopo Viale Monza.
    Concludendo Schiro, è comunque bello essere Milanisti, con o senza Galliani. Passano i giocatori,i presidenti, i dirigenti, anche i tifosi. Il Club rimane.

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