I Red Sox verso il 2018

BASEBALL

Se devo essere sincero, quando mi sono imbarcato nel tentativo di seguire giorno per giorno la stagione dei Red Sox, contavo in una post season un po’ più lunga. In questo articolo esaminiamo come si apprestano a muoversi i Red Sox verso il 2018.
L’eliminazione ad opera degli Houston Astros nelle Division Series è stata invece quasi fulminea (3-1) e ho pensato che non ci fosse molto da analizzare. Non a caso, il 7 ottobre avevo scritto su Facebook “gli Astros sono superiori ai Red Sox”. Il 10 ottobre avevo commentato amaro “se i Red Sox consegnano gara 4 di una serie di 5, in vantaggio nella partita e sotto nella serie, a Chris Sale e Craig Kimbrel e questi concedono il fuoricampo del pareggio e il singolo del vantaggio, davvero non poteva succedere altro che perdere”.

Come sappiamo, gli Astros hanno poi proseguito la post season eliminando alla settima partita gli Yankees (conquistando dunque il titolo dell’American League) e vincendo alla settima partita le World Series. Alla franchigia non era mai successo di vincere da quando debuttò nella National League come Colt 45 (stagione 1962); il nome Astros sarebbe arrivato con la stagione 1965 e l’inaugurazione dell’allora avveniristico Astrodome.
Gli Astros, detto per inciso, sono una delle storie più belle di questa epoca del baseball. Quando nel 2013 passarono dalla National all’American League, erano una franchigia in declino. Vinsero solo 51 partite (111 sconfitte) in quella stagione e non fecero molto meglio (7092 nel 2014. Poi nel 2015 arrivarono a sorpresa allo spareggio per la wild card con gli Yankees e lo vinsero con uno strettissimo 1-0 dietro il pitcher Dallas Keuchel, un po’ l’uomo simbolo della loro rinascita: nel 2012 (a 24 anni) aveva ottenuto 3 vittorie, nel 2013 era cresciuto fino a 6, nel 2014 aveva raddoppiato a 12 e nel 2015 era arrivato a 20.
Gli Astros persero poi (3-2) le Division Series contro i Kansas City Royals, che avrebbero successivamente vinto l’American League battendo in 6 partite i Toronto Blue Jays e le World Series sconfiggendo in 5 partite i New York Mets.

I Royals hanno una storia non dissimile da quella degli Astros. Si tratta di franchigie spesso perdenti, che a forza di ottenere il diritto di scegliere per prime al draft di giugno costruiscono rose di giovani fenomeni. Gli Astros, per la verità, non hanno avuto bisogno di scegliere al draft uno dei loro giocatori più importanti. Josè Altuve aveva solo 16 anni quando firmò per appena 15.000 dollari nel 2006 e ancora oggi guadagna relativamente poco: 6 milioni nel 2018, 6.5 l’anno successivo.
Sig Mejdal, lo statistico al servizio del General Manager Luhnov e del suo braccio destro Elias, raccontava qualche anno fa a Sports Illustrated che il processo di ricostruzione degli Astros sarebbe passato attraverso anni drammatici, con tante sconfitte. Ma che per il 2017 gli Astros sarebbero stati “competitivi”. Sports Illustrated concludeva, a firma Ben Reiter, che gli Astros avrebbero vinto le World Series 2017. Sappiamo com’è andata.

L’ormai famosissima copertina di Sports Illustrated che prevedeva la vittoria degli Astros nelle World Series 2017

Sports Illustrated in quell’articolo sottolineava come in certe piazze un’opera di ricostruzione che fosse passata da stagioni con 100 sconfitte non sarebbe stata concepibile. Boston è una di queste piazze.
Sia chiaro: lo so anch’io che i Red Sox hanno vinto 93 partite sia nel 2016 che nel 2017. Va sottolineato anche il fatto che nel 2016 a eliminare Boston furono gli Indians di Cleveland (sconfitti nelle World Series a gara 7 dai Cubs, che non vincenvano dal 1908) e che quest’anno chi ha eliminato i Red Sox le World Series le ha addirittura vinte. Ma la piazza di Boston (stampa e buona parte dei tifosi) ha trattato la stagione appena conclusa come fallimentare.
Chi ci ha rimesso per primo, come è tradizione in tutti gli sport, è stato il manager John Farrell. Mercoledì 11 ottobre si è aperto con il suo siluramento e il Presidente baseball operations Dombrowski ha dato la notizia chiarendo che Farrell non sarebbe stato confermato nemmeno vincendo le World Series.
Il nuovo manager dei Red Sox, quarantasettesimo della storia della franchigia, è stato nominato lunedì 23 ottobre. Si tratta di Alex Cora, classe 1975, che alla sua prima stagione da tecnico di Major League ha lavorato come bench coach degli Houston Astros.

Dombrowski ha chiarito che c’è bisogno di rinnovamento e lo staff tecnico di Cora è quasi tutto nuovo. Il bench coach è il veterano (61 anni) Ron Roenicke, già manager (2011-2015) a Milwaukee e nelle ultime 2 stagioni coach di terza degli Angels. Il coach di prima arriva dai Mets: Tom Goodwin, che sarà anche istruttore degli esterni. Il suggeritore di terza è Carlos Febles, che è stato manager a tutti i livelli fino al Doppio A nelle Minors dei Red Sox. Sarà anche istruttore degli interni. Cora ha chiesto invece la conferma di Dana LeVangie, coach di bull pen e istruttore dei catcher. Per completare lo staff servono i sostituti del pitching coach Carl Willis (tornato a Cleveland) e del coach di battuta Chili Davis (Cubs).

Cora e Dombrowski sono ovviamente al lavoro per costruire la rosa 2018. Il primo obiettivo è rinforzare l’ordine di battuta. Mitch Moreland, il cui contratto è in scadenza e che ha detto chiaro di essere interessato a rimanere, potrebbe non essere confermato. Per il ruolo di prima base ci sono soluzioni a portata di mano sul mercato dei free agent come Carlos Santana degli Indians (investimento da 15 milioni all’anno) o Eric Hosmer dei Royals (che potrebbe chiederne anche 20). Molti osservatori indicano in Logan Morrison (Rays) la soluzione più probabile, anche perché si tratta di un mancino. Senza poi contare il fatto che Hanley Ramirez è stato operato alla spalla e dovrebbe tornare a essere disponibile anche in difesa. Appare invece difficile che si punti senza esitazione sul giovane Sam Travis, che non a caso sta giocando esterno in Winter League in vista di una sua presenza in rosa come utility.
Un nome che viene spesso accostato ai Red Sox è quello dell’esterno dei DBacks J.D. Martinez. Il suo arrivo potrebbe portare allo spostamento di Benintendi all’esterno centro e la cessione di Bradley (eleggibile per l’arbitrato) o Young (che è in scadenza) o magari tutti e 2. Quest’ultima mossa sarebbe il presupposto per il ritorno in rosa del cubano Rusney Castillo, che guadagna 10 milioni all’anno ma nella stagione 2017 ha giocato in Triplo A (media oltre .300 e 15 homer in 87 presenze). Stando alla stampa di Boston, è difficile che Castillo sia in rosa come riserva, visto il valore del suo contratto e le conseguenze che avrebbe sul monte stipendi.
A proposito di stipendi: Betts ha per ora rifiutato un contratto pluriennale ma sarebbe eleggibile per l’arbitrato. Bryce Brentz, che ha battuto 31 fuoricampo in Triplo A, è un’altra possibilità. Appare difficile la conferma di Rajai Davis.
La situazione, nel settore esterni-prima base-slugger, è insomma molto fluida.

Di certo i Red Sox non potranno contare per un paio di mesi di campionato su Dustin Pedroia, che ha subito un delicato intervento alla cartilagine del ginocchio infortunato. Nella rosa di quest’anno il sostituto in seconda base sarebbe stato Eduardo Nunez, che però è in scadenza di contratto. Marco Hernandez tornerà dopo l’operazione subita quest’anno e Brock Holt è eleggibile per l’arbitrato. C’è poi sempre il taiwanese Tzu Wei Lin, che ha dimostrato di poter giocare sia in seconda, che in terza, che interbase.
Non è in discussione il ruolo di Bogaerts come interbase titolare, ma anche il suo stipendio (arbitrato) è destinato a crescere.
Per la posizione di terza base i Red Sox sembrano voler puntare su Rafael Devers. Sul mercato dei free agent ci sono comunque un paio di soluzioni interessanti: Todd Frazier, che ha giocato gli ultimi mesi negli Yankees e aveva un contratto da 12 milioni, e Mike Moustakas dei Royals, che invece sembra propenso a chiederne un 17-18.

Come catcher Sandy Leon e Christian Vasquez sono eleggibili per l’arbitrato, ma sembrano destinati a rimanere. Blake Swihart è l’alternativa.

Chris Sale (sul quale i Red Sox hanno un’opzione anche per il 2019), David Price, Rick Porcello e Drew Pomeranz (che è a sua volta eleggibile per l’arbitrato) appaiono destinati a essere 4 dei partenti. Dopo l’infortunio, torna nella rosa dei 40 anche lo specialista della knuckle ball Steven Wright e potrebbe essere lui il quinto partente, anche perché Eduardo Rodriguez inizierà la stagione sulla lista infortuni dopo un intervento al ginocchio. Va detto che le tentazioni per intervenire sul mercato ci sono, visto che sono diventati free agent Jake Arrieta dei Cubs (che cerca un pluriennale da 25 milioni a stagione) e Yu Darvish dei Dodgers (se non 25, ne chiederà 20). Non sembra che i Red Sox intendano confermare Doug Fister, in scadenza di contratto.
Il closer sarà certamente Craig Kimbrel (libero dopo la stagione 2018). Carson Smith e Tyler Thornburg, che dovevano essere fondamentali lo scorso anno, arriveranno allo Spring Training per giocarsi le loro chance come rilievi di punta. Confermare Addison Reed, in scadenza, non sarà facile e per questo ai Red Sox è stato accostato il nome del rilievo degli Indians Bryan Shaw, che vale un 7 milioni all’anno. Sul mercato c’è un pezzo da novanta come Wade Davis (closer dei Cubs), che vale almeno il doppio di Shaw. Joe Kelly è a sua volta eleggibile per l’arbitrato.

Sul mercato Dombrowski avrà un fior di collaboratore su cui contare: Tony La Russa, un manager che ha vinto 3 volte le World Series. I Red Sox lo hanno ingaggiato come Vice Presidente e principale collaboratore del Presidente baseball operations.

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