E se i Red Sox non avessero ancora espresso il loro pieno potenziale?

BASEBALL, SPORT

“Siamo primi e la mia sensazione è che non abbiamo ancora espresso il nostro pieno potenziale” dice Mookie Betts. E quella di Mookie è un’opinione autorevole, visto che probabilmente parliamo del migliore dei Red Sox fino qui: media .272 (16 fuoricampo e 29 doppi), percentuale di arrivi in base .351, 53 punti battuti a casa, OPS .841. Non a caso Betts, che ha uno stipendio da soli 950.000 dollari, sarà titolare nell’All Star Game di questa notte, unico dei Red Sox a parte il lanciatore partente Sale. Nel corso della serata vedremo certamente sul monte Kimbrel, unico altro di Boston a essere selezionato.

L’All Star Game, dal mio punto di vista, è una noia. Ne ho frequentati 2 (2010 allo stadio degli Angels ad Anaheim, 2013 allo stadio dei Mets a New York) e ho perso interesse in entrambi i casi verso il terzo inning. L’Home Run Derby l’ho vissuto girovagando per lo stadio.
L’All Star Game in sè è una noia e non vale nemmeno più per il fattore campo nelle World Series. Ma tutto quello che succede attorno all’All Star Game merita di essere visto, una volta nella vita. Su questo sito trovate un’intera sezione dedicata all’All Star Game 2013.

Con il mio socio Gianluca Magnani è partita la discussione se i Red Sox potevano fare meglio. Con un record di 5039, sono comunque primi nell’American League Est, davanti agli Yankees (4541), ai Tampa Bay Rays (4743), agli Orioles (4246) e ai Blue Jays (4147).
Non perdendo 3 partite su 4 contro i Rays (2 in maniera bruciante: 1-0 con Porcello sul monte, 4-1 con Sale in pedana e 2 fuoricampo su 4 valide totali concesse dal mancino) i Red Sox sarebbero quasi in fuga, ma non dimentichiamo che dal 14 luglio (ci si ritrova a Fenway proprio con gli Yankees) mancheranno qualcosa come 81 partite. Insomma, c’è tempo.

Con che squadra i Red Sox affronteranno le 81 partite, è poi da vedere. Nel senso che i principali limiti dell’attuale roster sono sempre i soliti: la mancanza del rilievo specializzato per l’ottavo inning e l’incertezza sul terza base titolare.
Pablo Sandoval è in Triplo A e non sta certo facendo la differenza. Jhonny Peralta si sta alternando a lui con risultati (mediocri) non dissimili. Brock Holt a sua volta è in Triplo A e sta battendo un po’ di più. Se i Red Sox non torneranno sul mercato, mi vien da dire che il platooning in terza tra il cinese di Taiwan Tzu Wei Lin (15 presenze senza patire il salto dal Doppio A: media .333 e percentuale di arrivi in base .435) e Deven Marrero (50 presenze, battitore da .200 di media vita) non sta dando brutti risultati.
Per quel che riguarda i lanciatori, si sta discutendo dall’inizio dell’anno se Kelly e Barnes sono gli uomini giusti e si usano troppe iperboli. Questi lanciatori vanno in pedana per un inning e le loro prestazioni sono giudicate gems o disappointments con un’altalena che dà un po’ le vertigini. Ma questi i Red Sox hanno, perché Carson Smith non tornerà tanto presto. Potrebbe diventare utile nel ruolo Fister, se verrà spedito nel bull pen (come è quasi certo) con il rientro di Eduardo Rodriguez. Molte altre alternative non ne vedo, a parte tornare sul mercato.

La danza che celebra le vittorie dei Red Sox. Da sinistra: Benintendi, Betts, Bradley

I Red Sox sono comunque una squadra da play off. Il quintetto di partenti SalePomeranzPricePorcelloEduardo Rodriguez, a parte l’inquietante prevalenza di mancini, è in linea con i migliori della MLB. Il line up ha un sacco di giocatori che gli americani definirebbero exciting (che non vuol dire eccitanti, ma piuttosto che sono “capaci di emozionare”): a parte Betts, Pedroia, Benintendi, Bogaerts, Bradley. C’è poi Moreland, che non sarà magari exciting, ma picchia molto duro e con regolarità…se solo Hanley Ramirez si ricordasse di fare Hanley Ramirez, ci sarebbe da scommettere che a ottobre Boston sarà in campo. Senza una sua continuità di rendimento, meglio non sbilanciarsi.