Quando sono in giro per gli Stati Uniti da solo

SCHIROPENSIERO, VIAGGI

Quando sono in giro da solo per gli Stati Uniti, è sempre il 1989. Devo moltissimo al mio primo viaggio da queste parti. Soprattutto, devo a quel viaggio il fatto che ho imparato ad apprezzare il tempo che passo da solo. Avevo 26 anni, nel 1989. A 26 anni non si è abituati a stare da soli. Non volevo stare da solo, in quella estate del 1989, ma mi ci sono ritrovato. E giorno dopo giorno, mi sono nutrito di questa solitudine. Al punto che conservo di quelle settimane un ricordo talmente vivo, che ogni volta che sono da solo in auto o in albergo a fare un check in o a cena in un ristorante negli Stati Uniti e da solo mi torna tutto in mente. Ci ho scritto anche un romanzo, partendo da quel viaggio. Che è possibile scaricare da questo sito in pdf. Giusto per la cronaca.

Una veduta di Miami BeachMiami Beach è uno dei miei posti preferiti.
Ocean Drive a South Beach mi ricorda in maniera impressionante Rimini. Con le dovute differenze, ovvio. Il mare a South Beach è molto più bello e a Rimini tendenzialmente si mangia molto meglio. A South Beach, la parte che a Rimini fanno i Russi (quelli che comprano di tutto, convinti di fare sempre affaroni) la facciamo noi Italiani e io, ovvio, ho fatto la mia parte.
Lincoln street è un mall (centro commerciale) a cielo aperto. Ma la via più divertente è Espanola Way, una strada pedonale piena di ristoranti. Tra questi, c’è l’Hosteria Romana, che si presenta con l’impegnativo slogan “Where Italians go for Italian”. E dove ho mangiato dei bucatini all’amatriciana migliori di quelli che si trovano in parecchi ristoranti di Roma. Spendendo 63 dollari per bucatini, insalata, acqua e caffè. Ma in fondo, è un dettaglio.

Le Everglades sono un posto magico.
Quando si percorrono le vie d’acqua a bordo delle cosiddette airboatUn alligatore delle Everglades (barche che hanno il fondo piatto, vengono spinte in avanti da un’elica tipo aereo, alimentata da un motore d’auto), la natura esplode tutta intorno.
Le airboat hanno un’unica seccatura: fanno un rumore tale, che i barcaioli consigliano di viaggiare con del cotone nelle orecchie. Ma non si può avere tutto. E il rumore val bene la pena, per percorrere le vie d’acqua e trovarsi a tu per tu con gli alligatori, ovvero la vera attrattiva delle Everglades.
C’è una località che si chiama Shark Valley e dove si può anche gironzolare a piedi, imbattendosi facilmente in questi rettili che fanno (per l’appunto) i lucertoloni (il loro nome deriva da el lagarto, lucertola in Spagnolo) al sole. Sembrano quasi finti, ma se ci si avvicina troppo, sibilano, dimostrando quanto sono in realtà vivi e vegeti. L’alligatore è un animale fantastico, perchè si è evoluto così com’è oggi circa 70 milioni di anni fa e così è rimasto. Ovviamente, perchè non ha bisogno di evolversi in maniera particolare. E’ una cosa che mi affascina, per quanto io sia fautore della modernità e dell’evolversi, notare come un essere vivente sia sopravvissuto praticamente a tutto. E anzi, tenda a proliferare.

Sono a Dallas e mi aspettano giornate parecchio impegnative. Questi (e altri) ricordi dei giorni scorsi saranno un bell’aiuto a renderle meno pesanti.