Parliamo di baseball europeo

BASEBALL, Europeo 2014, SPORT

Parliamo di baseball europeo. Adesso che l’Italia è sicura del primo posto, posso in effetti dedicarmi ai massimi sistemi.

La nazionale italiana all'Europeo 1971
La nazionale italiana all’Europeo 1971

Nel 1977 ero in vacanza con i miei genitori in Abruzzo. Avevo preso familiarità con il baseball da un paio d’anni e seguivo attraverso le pagine di Tuttosport (mia mamma era sostanzialmente un ultras della Juventus e a 14 anni scarsi non avevo potere decisionale sull’acquisto dei giornali) l’andamento dell’Europeo. Tuttosport pubblicava un articoletto al giorno firmato da Mario Bruno. Ricordo che i lanciatori dell’Italia Campione d’Europa (aveva vinto a Barcellona nel 1975, dopo un digiuno iniziato nel 1955 e durato 12 edizioni, incluse 3 giocate in Italia) si spartivano le 7 riprese a cui erano sistematicamente ridotte le partite di qualificazione: 29-0 alla Svezia, 22-0 alla Spagna, 27-0 al Belgio. Il Belgio e la Spagna sono gli unici paesi ad aver vinto l’Europeo oltre all’Italia e all’Olanda. Ma ci sono riuscite solo quando i 2 paesi guida non partecipavano (la Spagna nel 1955, il Belgio nel 1977). L’Olanda, se si eccettua il 1967, aveva vinto ininterrottamente dal 1956 al 1973: 10 dei suoi 20 successi che si trovano sull’albo d’oro.
Con l’Olanda si iniziò a giocare sul serio. L’Italia perse 6-5 la prima partita e 2-1 la seconda. Mario Bruno criticò pesantemente la nazionale per la presenza massiccia dei cosiddetti oriundi. Ricordo la frase: “Ambrosioni parla in lombardo agli oriundi“, ma non sono sicuro che la scrisse Bruno. Qualcuno la scrisse e su Tuttobaseball Giorgio Gandolfi reagì, attribuendo ad Ambrosioni questa sfuriata: “Chi non se la sente, può andare dal Segretario e farsi dare il biglietto del ritorno”.
Scriveva ancora Gandolfi (parafraso, sto andando a memoria): “Certi oriundi danno l’esempio. Ho visto Sal Varriale battere centinaia di palline da solo  e andare a raccoglierle”. Mi immaginavo l’eroico Sal (“Chi detto te questo?”) che prima sistemava la macchina lanciapalle e poi vagava poi per il campo per recuperare le palline. Varriale, Russo, Spica, Alfieri, Ciccone, Di Santo, Orrizzi. Ma c’erano anche Scerrato, Di Raffaele (che, se non ricordo male, vinsero la terza, decisiva partita), naturalmente Castelli. E c’era Claudio Corradi, che non aveva 20 anni ma segnò il punto decisivo della vittoria (1-0) nella partita decisiva, la quinta della serie di finale.
“Un italiano misterioso batte l’Olanda” titolò il De Telegraaf “Gli arancioni cancellatida Landucci”. La traduzione dell’olandese foetsie fatta a suo tempo da Tuttobaseball fu “bidonati”, ma il traduttore di Google la pensa in maniera diversa… 
Rick Landucci non mi è chiaro se abbia mai avuto la cittadinanza italiana. Di Sicuro, non ce l’aveva Lou Colabello, che rimase praticamente nascosto in albergo (versione ufficiale: infortunio) e non lanciò mai. Romano aveva una vescica sotto il piede e durante la finale prese a sanguinare. Ambrosioni mandò in pedana Landucci. “Col suo caricamento alla Luis Tiant” disse Giancarlo Mangini. Landucci completò la no hit di Romano e diventerà elemento chiave dello scudetto 1978 della Fortitudo Bologna, che a fine stagione lo prelevò dal Novara.
Sempre Tuttobaseball, e la firma è sempre quella di Giorgio Gandolfi, esultò così: “A me ‘sta storia degli oriundi comincia a rompere las pelotas. Perchè, i titoli del basket li abbiamo vinti schierando Andreotti come pivot e Onesti e Cossiga alle ali?”.

Giampiero Faraone e Claudio Corradi: una parte della storia azzurra
Giampiero Faraone e Claudio Corradi: una parte della storia azzurra

Nel 2002 il Presidente della Reale Federazione Spagnola Julio Pernas mi disse che lui voleva prendere l’esempio dell’Italia. Intendeva: rinforzare la nazionale con giocatori di discendenza spagnola ma nati e cresciuti altrove. Pernas dimostrava di non conoscere tanto bene la storia, visto che l’Italia aveva pur vinto nel 1975 e 1977 con tanti oriundi (e vincerà anche nel 1979 e 1983 con pochissimi atleti di scuola italiana in rosa), ma aveva varato anche un progetto PO dedicato alla crescita dei migliori giovani. Quella PO sarà la base delle nazionali italiane vincenti nel 1989, 1991 e 1997.
A 12 anni da quella dichiarazione, la Spagna ha vinto un Europeo Under 21 e 2 (2012, 2014) Italian Baseball Week. Nel 2012 ha fatto soffrire l’Italia all’Europeo, nel 2013 si è qualificata per il World Baseball Classic ai danni dello stra favorito Israele. Lo ha fatto con un manager italiano (Mauro Mazzotti) e una rosa formata da giocatori che non sono prodotti dal suo baseball. Quest’anno la Spagna non ha partecipato alle Coppe Europee, ma la nazionale lotta per una medaglia. Ha una rosa di professionisti di origine centro americana, incluso l’ex Grande Lega Fernando Martinez.
Ho conosciuto l’attuale presidente della Federazione del Belgio Rene Laforce nel 2005. Era il tesoriere della Confederazione Europea (CEB) e ha ricoperto lo stesso ruolo nella Federazione Internazionale (IBAF). Afflitto da un caso molto grave di quello che Keynes definì l’incubo del contabile (“Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non hanno valore economico. Saremmo capaci di fermare il sole e le stelle perché non ci danno alcun dividendo”), secondo me, è l’ultima persona che può aiutare il baseball del Belgio, o di qualsiasi altro paese, a crescere. Laforce è appena diventato presidente, sono convinto che con lui si bloccherà la crescita della nazionale del Belgio, che quest’anno ha anche spaventato l’Italia e dovrebbe migliorare il nono posto delle ultime 2 edizioni dell’Europeo grazie a un gruppo di giocatori che gioca prevalentemente in Germania e Olanda e al suo primo e unico (per ora) pro: De Wolf.

Franco Casolari all'Europeo 2001
Franco Casolari all’Europeo 2001

Nel 2001 a Bonn Aldo Notari, allora presidente CEB e IBAF, gongolava per l’eliminazione dell’Italia a opera della Russia. Il secondo posto della Russia in quell’Europeo resterà l’unico momento alto della storia di quel paese nel baseball. La Russia è andata in costante calando e quest’anno è stata una presenza insignificante nel girone di Ostrava.
L’Est sembrava negli anni ’90 la nuova frontiera del baseball. A parte che è si parlava di un Est non geografico: la Croazia non è tanto a est (confina con l’Italia…) e la Repubblica Ceca è esattamente al centro dell’Europa.
Nell’Europeo 2001 la Croazia andò a un passo dall’eliminare l’Olanda, ma oggi ha appena perso in 7 inning contro la Grecia e l’unica partita di questo Europeo l’ha vinta mandando sul monte James Summers, un americano nato in Messico nato nel 1973 e che è stato naturalizzato per via di una legge che permette a un atleta di primo piano, che può aiutare la nazionale, di prendere il passaporto croato. La versione ufficiale era che aveva la mamma croata. Summers rischiò un’accusa di diserzione, perchè non fece il militare nell’esercito croato e all’epoca (1995) la Croazia era in guerra.
La Repubblica Ceca ha un programma serio e una legge sulla cittadinanza che impedisce i doppi passaporti. Ma la nazionale maggiore non ha mai fatto il salto di qualità.

La Francia ha vissuto i suoi momenti di gloria grazie al canadese francofono Robin Roy, che la trascinò al suo primo Mondiale, e ha appena battuto il Belgio con un fuoricampo di Felix Brown, nativo della parte francese dell’isola di St. Marteen nelle Antille. Ha espresso qualche giocatore di Lega Minore (Hanvi è nella squadra di questo Europeo, Joris Bert il primo a firmare, ma aveva studiato negli USA), ma non disdegna le importazioni. Il prima base Leveret è un canadese francofono che gioca pro nella indipendente CanAm League.

La verità è che in Europa ci sono al momento solo 3 programmi di sviluppo sistematico degli atleti: quello italiano, quello della Germania e quello olandese. In questo ordine di qualità tecnica e di risorse investite. Sia Italia, che Germania, che Olanda hanno in campo giocatori che non sono espressione della loro scuola. Sono il primo a essere d’accordo sull’utilizzo dei migliori giocatori disponibili nelle nazionali, ma a patto che il paese che lo fa abbia anche un programma parallelo di sviluppo dei giocatori. In caso contrario, si cerca un scorciatoia ma non si fa nulla per crescere.
Nei primi anni in cui lavoravo per la FIBS, e mi occupavo di parare le badilate di merda che venivano riversate sulla FIBS per via degli oriundi in nazionale, una buona parte di questa squadra azzurra (Sambucci, Vaglio, Liddi, De Simoni) si affacciava al baseball di un certo livello con il progetto VerdeAzzurro. Spero che questo risultato verrà riconosciuto, quando si commenteranno questi anni 2000.