Non è il Noè che conoscevo io

CINEMA, RELIGIONE, SCHIROPENSIERO

Da bambino il Dio che emergeva dal Pentateuco (i 5 libri con cui inizia la Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri o Censimenti e Deuteronomio) mi faceva un po’ paura. Perchè si tratta di un Dio piuttosto incazzoso e vendicativo, molto diverso da quello misericordioso del Nuovo Testamento, che non a caso è sempre stata la mia lettura preferita.
Certo, il Dio che spaventava me non è nulla in confronto a quello che ci viene descritto da Darren Aronofsky in Noah: un Dio che si è messo in mente (non so se l’espressione è corretta…) di sterminare l’umanità, lasciando in vita solo gli animali.

Il Noè di Russell Crowe
Il Noè di Russell Crowe

L’esecutore del volere di Dio è Noè. E fin qui, ci siamo. L’unico dubbio è che Noè la Bibbia ce lo descrive come un arzillo vecchietto (per la precisione, di 600 anni) e invece sullo schermo ha le fattezze vigorose, forse anche ipertrofiche, di Russell Crowe. E’ un Noè cupo (e fin qui ci sta: saremmo tutti cupi, se ci chiedessero di salvare l’umanità), quello di Crowe. Un uomo con una missione (costruire un’arca) e una priorità (i suoi figli devono essere gli ultimi esseri umani sulla terra), ma anche un vegetariano (la carne è impura: concetto che non sono riuscito a trovare nella Genesi, almeno non riferito alla carne da mangiare).
Il Noè di Arnofsky e Crowe sembra moderatamente fuori di testa e ci si aspetta da un momento all’altro che Dio sbuchi da una nuvola e gli dica: “Guarda che non ci siamo capiti, tu l’umanità devi salvarla, non sterminarla”.
Oltretutto, non si capisce perchè mai conceda a uno dei figli (Sem) di trovare moglie, che sarebbe sterile, ma poi ci pensa Matusalemme, mentre l’altro (Cam) deve essere solo durante tutto il diluvio e anche dopo.

Matusalemme (discendente diretto di Set, quindi di Adamo ed Eva) sarebbe il nonno di Noè. Che, come ho detto, la Bibbia ci dipinge come un patriarca di 600 anni. La Bibbia ci dice che Matusalemme morirà a 969 anni e che aveva generato Lamech, padre di Noè a 182.
Detto tutto questo, il Matusalemme di Anthony Hopkins appare eccessivamente rimbambito anche per uno di quasi 1000 anni e un po’ troppo carico su certe bacche che deve trovare e, se non ho capito male, lo devono aiutare a rendere fertile la moglie del suo bis nipote (del quale è anche sorella adottiva: il Noè di Aronofsky non mangiava la carne, ma soprassedeva sul fatto che 2 ragazzi cresciuti assieme potessero diventare marito e moglie). Sinceramente, la sua apparizione mi ha fatto lo stesso effetto dello Yoda ne L’Impero colpisce ancora della saga di Star Wars.

Darren Aronofsky
Darren Aronofsky

L’inizio del film mi ha invece ricordato un’altra saga: quella del Signore degli anelli, e questo mi ha messo subito di cattivo umore. Io non amo la Fantasy. Adoro la Fantascienza, ma deve essere plausibile.
Vi chiederete come possa quindi essere lettore della Bibbia. Io rilancio dicendo che anche la versione ufficiale della CEI dice che la Bibbia non va letta “come un libro di storia che concepiremmo oggi”.
Detto questo, Aronofsky secondo me è andato troppo oltre. I primi momenti del diluvio sono caratterizzati da un attacco della stirpe di Caino all’arca che mi ricorda World War Z con Brad Pitt (nessuna traccia anche di questo nella Bibbia). Gli Angeli caduti che fermano i discendenti di Caino sembrano poi una via di mezzo tra gli esseri al silicio del primo Star Trek del Capitano Kirk e i disegni psichedelici di Alcatena
La penso così: se vuoi raccontare di Noè e del diluvio, penso che tu debba tener conto dell’arca da costruire (la Bibbia dice anche il tipo di legname indicato…), degli animali che entrano a coppie (immagine da film di Walt Dysney e va bene), dei 40 giorni e 40 notti di navigazione e del fatto che la Bibbia dice che Sem, Cam e Iafet (che nel film è addirittura un bimbo) e le loro mogli “ripopolarono la terra”. Perchè è vero che il Dio dell’Antico Testamento pensava che la terra fosse “corrotta” e aveva sentenziato “Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato”, ma è anche vero che poi “Noè trovò la grazia agli occhi del signore”.

Darren Aronofsky è un regista pluri premiato. Ha diretto film di grande successo (di pubblico come The Wrestler, di pubblico e critica come Il cigno nero e prevalentemente di critica come l’ambizioso The fountain), ma con Noah non si è veramente capito cosa volesse fare. Sia chiaro: gli effetti digitali e le scene del diluvio sono realizzate molto bene, oserei dire con maestria, ma a ripensarci questo è un film che sconcerta. Non è destinato a emozionare un credente, non vedo come possa interessare un non credente. Poi dura veramente tantissimo e tende a scadere nella noia.

Il Noè di Russell Crowe si ubriaca con il vino che traè dalla prima vite che ha piantato dopo la fine del diluvio, esattamente come quello della Bibbia. L’abuso di alcol, evidentemente, allora faceva meno male di oggi. Noè, dopo la fine del diluvio, camperà altri 350 anni.