Non ascoltate Matteo Salvini

POLITICA, RELIGIONE, SCHIROPENSIERO, STORIA

Nell’ottobre del 1998 ero a Cracovia (Polonia) come inviato di Teleducato per la partita tra il Wisla e il Parma per quella Coppa UEFA che il Parma avrebbe poi vinto nel maggio dell’anno dopo a Mosca in finale con l’Olympique Marsiglia. Ho pensato che fosse l’occasione giusta per visitare Auschwitz. Oggi certi ragionamenti del leader della Lega mi fanno venire in mente cosa mi spaventò di quella esperienza.
P.S. Ho sempre in mente di chiudere il mio diario di viaggio con gli articoli su Ilium e Olimpos di Dan Simmons

Per anni ho creduto che Auschwitz fosse in Germania o Austria. In effetti, Auschwitz è il nome tedesco, perchè in Polacco questo piccolo comune (poco meno di 40.000 abitanti) è detto Oswiecim.
Ricordo che non trovavo Auschwitz sulla carta geografica appesa a una parete dell’albergo, così sono entrato all’agenzia viaggi che aveva sede nell’hotel e ho semplicemente detto “Auschwitz”.
Avevo un certo pudore. Mi chiedevo se fosse normale, lecito visitare un luogo del genere da turista. Ricordavo che pochi mesi prima a Dachau (alle porte di Monaco di Baviera) avevo notato che esiste una fermata dei mezzi pubblici chiamata campo di concentramento. Ma anche che molta gente rifiuta di dare informazioni su quale sia l’autobus che ci va. E in centro a Monaco non esistono cartelli che indicano questo luogo.

Arbeit macht frei: il lavoro rende liberi.
E’ la scritta che accoglie (si fa per dire) sia a Dachau che ad Auschwitz. Ma c’è una grande differenza: Dachau era effettivamente un Arbeitslageg, campo di lavoro, dove poi molta (troppa) gente è morta di fatica o privazioni. Ma Auschwitz era proprio un Vernichtungslager, un campo di sterminio. Che poi, dire Auschwitz è essere generici: il complesso contava 3 campi principali (Auschwitz, Birkenau e Monowitz) e più di 40 campi secondari. Ad Auschwitz venne sperimentato il gas Zyklon B per uccidere rapidamente i prigionieri. Birkenau (Brzezinka in Polacco) aveva 4 forni crematori in funzione 24 ore al giorno. Il complesso era insomma il cuore del progetto soluzione finale, teorizzato da Reinhard Heydrich, che lo condivise durante la famigerata conferenza di Wannsee (vicino a Berlino) del 1942, e che Adolf Eichmann mise diligentemente in pratica. Sulla conferenza esiste un film del 2001 (di Frank Pierson; Heydrich è interpretato da Kenneth Branagh, Eichmann da Stanley Tucci) dal titolo Conspiracy.

Di quella visita ad Auschiwtz ricordo che la iniziammo (io e un paio di colleghi) ridanciani e la finimmo ammutoliti. Ricordo che il mio cellulare trillò davanti al cartello che dice: “Questo luogo è stato testimone della più grande tragedia dell’umanità. Abbi rispetto spegnendo il tuo cellulare”. Ricordo soprattutto l’espressione di terrore che prese noi e 3 ragazze nei pressi del forno crematorio, quando le guide mostrarono il funzionamento delle carriole che portavano i corpi all’interno del forno.
Le guide ad Auschwitz parlano rigorosamente in Polacco, quindi a quasi tutti serve un interprete. Anche se per la verità, il tono con cui la guida parla è sufficiente a chiarire tutto. Quando poi ci si ferma davanti alle vetrine nelle quali sono esposti i tubetti di dentifricio, gli occhiali (quasi tutti con le montature che io chiamo alla John Lennon), addirittura i capelli di coloro che sono morti ad Auschwitz (la Germania Nazista era un modello incredibile di efficienza: nulla andava sprecato) non c’è bisogno di parole.
Era una giornata uggiosa e forse anche questo ha aumentato la suggestione. Ma quando ci siamo fermati davanti alla cosiddetta Bahnrampe, il binario che porta a Birkenau e che abbiamo visto in così tanti film, mi è passata definitivamente la voglia di sorridere.

Ecco come il disegno di Perazzini rende il forno crematorio di Auschwitz in "Joan" di Robin Wood, pubblicato da Skorpio
Ecco come il disegno di Perazzini rende il forno crematorio di Auschwitz in “Joan” di Robin Wood, pubblicato da Skorpio

Il settimanale Skorpio, che ho iniziato a comprare quando frequentavo la scuola superiore, sta pubblicando un episodio del fumetto seriale Joann (testo di Robin Wood, l’autore di fumetti fortunatissimi come Dago o Gilgamesh o Nippur di Lagash o Helena) che si intitola appunto Auschwitz. Joann è un delinquente senza morale, che si ritrova per un caso sfortunato dentro il campo di sterminio.
La lingua di Wood (almeno, nella traduzione in Italiano che leggo io) è retorica il giusto per i suoi feuilleton di qualità: “In questi campi siamo tutti vittime…nessuno si riprenderà mai” dice uno dei personaggi.
E’ un concetto che rimanda pari pari a quello che Cesare Pavese pensava della Guerra Civile italiana. E, soprattutto, ricorda (è inevitabile) quello che scrisse Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz ma non al suo orrore, visto che morì suicida anni dopo.
Levi, in Se questo è un uomo, scrive: “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ogni straniero è nemico. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come un’infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager…”.

DA QUESTO SITO: “IL MIO GIORNO DELLA MEMORIA”

Avevo appena finito di leggere uno degli episodi di Joann dedicato ad Auschwitz quando su Rai Uno ho sentito Matteo Salvini dire: “Lo vogliamo ammettere che l’Islam è un problema”.
D’istinto ho scritto su Facebook che Matteo Salvini mi ripugna. Ho anche spento il televisore, perchè non ritengo salutare starlo ad ascoltare. Ma in quei pochi minuti, mi sono reso conto che Salvini recitava una parte. Stava esponendo un discorso concordato. Ne sono sicuro, perchè aveva le incertezze tipiche di chi sta esponendo un contenuto costruito e non ne è tanto capace.
Mi spaventerebbe se Salvini la pensasse così sul serio. Ma mi ripugna il fatto che esprimere concetti di questo genere possano far parte di una strategia.
L’Islam è un problema? Ma, per parafrase il suo classico intercalare, lo sa Salvini che senza l’Islam (precisamente, l’Università di Toledo del dodicesimo secolo; quella parte della Spagna era occupata dai Mori) forse oggi non conosceremmo il pensiero di Aristotele? Che senza Averroè la medicina in Europa si sarebbe evoluta con secoli di ritardo?
Lo sa Salvini che il Papa (e lui, che si professa Cattolico, lo dovrebbe ritenere infallibile) crede in un solo Dio, indipendentemente da come si è rivelato agli uomini (a sboccio: attraverso Mosè secondo gli Ebrei, attraverso Mosè originariamente e Gesù Cristo più avanti secondo i Cristiani, attraverso Maometto nel 500 dopo Cristo secondo i Musulmani)?

Questo mio punto di vista ha provocato una e-mail di una persona di Religione Ebraica che mi accusava (ponendosi il dubbio se fossi ignorante o in malafede) di confondere i persecutori (gli Arabi, collaborazionisti dei Nazisti, a suo modo di vedere) con i perseguitati (gli Ebrei).
Quella persona non ha capito cosa volevo dire.
Non volevo aprire un dibattito storico sulle responsabilità dell’Olocausto. Solo sottolineare che quando si dirige l’odio verso un popolo o una confessione Religiosa si prende diretti la strada che porta all’orrore.

So che ci insegnano male la Storia a scuola. E forse il tempo per recuperare quell’occasione persa non lo abbiamo. Ma Skorpio è in edicola e costa solo 3 euro. Credetemi: le sue pagine esprimono un livello culturale immensamente più alto delle parole sconclusionate di Matteo Salvini. E il vostro tempo sarebbe speso molto meglio leggendo quel fumetto.

4 thoughts on “Non ascoltate Matteo Salvini

  1. Facciamo fatica a capirci. Io dico che se lei si presenta come “Ebreo” senza specifiche, l’interlocutore tende a capire che:
    1) O è Israeliano
    2) O è di Religione Ebraica

    Allo stesso tempo: è ovvio che il termine “razzista” fa riferimento a chi propugna l’ideologia della superiorità di una “razza” su un’altra. Ma trattasi di posizione frutto prima di tutto di ignoranza, visto che già Darwin (che i “razzisti” hanno letto male) aveva chiarito che è improprio parlare di “razza” riferendosi agli esseri umani, che sono tutti homo sapiens con caratteristiche secondarie (colore degli occhi, dei capelli, pigmentazione della pelle) che differiscono

  2. Nossignore. Definirsi “ebreo”, quale io sono, non ha alcuna connotazione religiosa. La maggior parte degli ebrei più conosciuti, da Einstein a Chaplin a Levi-Montalcini, la lista sarebbe tropo lunga, erano come me non credenti. Come dovrei definirmi? Giudeo che in italiano ha un significato dispregiativo?
    Dire “sono arabo” non significa “sono islamico”. Neppure “sono palestinese” implica l’appartenenza alla religione islamica. Hamas è una cosa, lo Stato di Palestina un’altra.
    Non ho bisogno di sue conferme per sapere che i miei riferimenti storici sono corretti. Abbandoni magari qualche volta il tono un pochino saccente di chi tutto sa e deve dare un voto a chi non la pensa come lui.
    Ho usato il termine razza nel contesto de “Il nazismo non produsse l’Olocausto per motivi religiosi ma puramente razziali” Il concetto di purezza della razza ariana non l’ho certo inventato io.
    Nell’uso comune il termine “razza” è poi legittimo altrimenti mi spiega chi è definibile razzista? Quello cui non piace l’Australopiteco o il gorilla di montagna?
    Quanto all’odio mi pare che al momento vi sia UNA religione che odia ed incita all’odio verso tutte le altre, non il viceversa. Si è mai chiesto perché a Parigi, tra centinaia di locali, si è voluto colpire proprio il Bataclan?
    Israele è uno stato laico la cui popolazione è in maggioranza non credente o atea. Stato e religione sono cose diverse al contrario di tanti stati che si autodefiniscono islamici e/o teocratici.

  3. Mi scusi, ma se lei dice “sono Ebreo” è molto probabile che si intenda “di Religione ebraica”. In quanto lei è effettivamente Italiano, proveniente da una famiglia di origine ebraica e non credente. Non credo sia corretto usare “laico” e “agnostico” come fenomeni.
    Le ripeto quel che le ho scritto anche in privato: lei non coglie quello che voglio dire. Ma magari sono io che mi spiego male. Incitare l’odio (per motivi religiosi o razziali, cambia poco; se poi vogliamo essere precisi, il termine “razza” riferito agli esseri umani è a dir poco imprecisi, visto che siamo tutti homo sapiens…qualcuno meno sapiens di altri) secondo me porta al Lager. Punto.
    Ribadisco: l’Islam in sè non è il problema. Il problema è l’odio. I suoi riferimenti storici sono corretti, ma non spostano di un millimetro la mia valutazione sul pericolo del clima che si sta creando in Italia e che personaggi come Salvini incoraggiano per pura utilità personale.

  4. Sono quella persona che le ha scritto cui lei, cortesemente, ha risposto personalmente e che lei cita in questo articolo. Sono ebreo ma non sono affatto di religione ebraica essendo perfettamente laico o agnostico, come preferisce. La dimensione religiosa non mi appartiene. Il che mi pone in testa alla classifica degli ‘infedeli’.
    Da qui forse nasce il suo equivoco: lei si professa cattolico ed in quanto tale o anche per tal motivo pretende che io debba concordare con il suo accostamento di Auschwitz ad una supposta persecuzione odierna dell’Islam.
    Riconosco l’importanza dei secoli d’oro dell’Islam, dal secolo VIII al XII, conclusasi con l’invasione di Gengis Khan come Roma finì sotto i colpi dei cosiddetti Barbari che spesso tanto Barbari non erano. Sono periodi storici a noi lontani e che in entrambi i casi con la religione hanno ben poco a che fare.
    Non mi sono mai posto il problema se Aristotele od Omero credessero in Zeus ma so che gli scritti di Averroè e di Avicenna prima di lui sono proibiti in buona parte dei Paesi islamici odierni. A dirla tutta non mi è mai interessato sapere se Shakespeare fosse un devoto anglicano o Kant un luterano osservante.
    Lei se la prende con Salvini, a me indifferente, ma credo fermamente che le bombe di Bruxelles non le abbia messe lui (non colgo mai nella sua furia antileghista un minimo accenno ai delitti del terrorismo islamico. Come non esistesse o come fosse in qualche modo giustificabile). Continuo a pensare comunque che Al Baghdadi sia ben più pericoloso di un Salvini qualunque.
    Parlo e leggo correntemente l’arabo e confesso di aver avuto una reazione verbalmente violenta contro alcuni islamici che l’altra mattina festeggiavano bevendo birra, quindi non certo integralisti, gli eccidi in Belgio.
    Il nazismo non produsse l’Olocausto per motivi religiosi ma puramente razziali. Il Gran Muftì di Gerusalemme fu il vero ispiratore di Himmler (le ho fornito alcune coordinate bibliografiche). E che dire di Mussolini e della sua buffa Spada dell’Islam?
    Lo Jihad non comincia nel 2001 ma nel 1928. Gli infedeli devono essere distrutti, a cominciare dagli Ebrei.
    Lei non ha capito o ha equivocato che l’antisemitismo nasce in Palestina ben prima della fondazione dello Stato di Israele.
    Ha mai colto nello statuto di Hamas i richiami ai “Protocolli dei Savi di Sion”? Non si è accorto del Negazionismo in esso contenuto e soprattutto l’incitamento alla distruzione di Israele non solo in quanto Stato ma perché abitato da ebrei? L’Iran sciita tuttora nega lo Sterminio. Lei quindi ad Auschwitz ha avuto le allucinazioni. Mio nonno paterno morì là ma questo temo sia un’allucinazione mia.
    Quanti ghetti ebraici esistettero in Italia? Quello di Roma fu abolito solo nel 1870. Di questo non do certo colpe all’Islam ma alla Chiesa Cattolica sì.
    Non ho mai sentito parlare invece di fondamentalismo o di terrorismo buddhista.

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