Mi mancherai, Elvio Ubaldi

POLITICA, SCHIROPENSIERO

Un pomeriggio del giugno del 1989 volevo far visitare il mio ristorante a un certo Mike Sanchelli, uno pseudo allenatore americano. Il ristorante (San Biagio) era all’angolo tra borgo San Biagio e via XX Marzo, a poche decine di metri dalla piazza del Duomo di Parma, che quel giorno era piena di folla. Con Sanchelli, tornammo verso via Cavour e imboccammo borgo San Biagio all’altra estremità. Arrivati sulla porta del ristorante, mi affacciai di nuovo verso piazza Duomo.
Era in corso il funerale di Lauro Grossi, Sindaco di Parma. Sanchelli chiese chi è che è morto, ma io non sapevo dire Sindaco in Inglese e parafrasai un “The first citizen of Parma” che gli fece sbarrare gli occhi. Sanchelli era in silenzio. Anche tutta la piazza era in silenzio. Risuonava la voce di Elvio Ubaldi, il vice di Grossi.

Il Sindaco era morto durante una riunione del Partito Socialista. Ricorderà 20 anni dopo Carletto Nesti, uno dei presenti: “Senza parlare, si lasciò andare, come per appoggiarsi, verso destra e si abbandonò”.
Una morte improvvisa, inattesa, quindi ancor più tragica. Grossi era alla guida di una Giunta di pentapartito (PSI, DC, PSDI, PRI e PLI: non ne esiste più nemmeno uno), lo stesso tipo di alleanza che governava l’Italia negli anni della nave che va di Craxi, dell’ingresso del Paese nel G7.

Elvio Ubaldi
Elvio Ubaldi

Ubaldi era un quarantenne che dimostrava parecchio più dei suoi anni, piccolo, pelato e dalla voce con una curiosa intonazione, bassa ma stentorea. Sembrava quasi che sillabasse, quando parlava. Non so se faceva apposta, ma attirava l’attenzione su di sè.
Da quel giorno, per me Elvio Ubaldi è stato un punto di riferimento. Da cronista alle prime armi, mi affidavo parecchio a lui. Lo chiamavo al telefono e rispondeva sempre. E se non rispondeva, richiamava. “C’è il dottor Ubaldi?” e via che un pezzo di radiogiornale era fatto, grazie a quelle risposte che iniziavano con: “Vede…”.

Lo dico con affetto: secondo me, Elvio si sopravvalutava. Lui era un democristiano di quelli diciamo di sinistra. A 40 anni si illudeva che il manuale Cencelli fosse una leggenda e si convinse di poter essere eletto in Parlamento solo per la sua popolarità. Alla dissoluzione della DC, fondò Civiltà Parmigiana, una lista civica. Ma alla elezioni del giugno 1994 (la prima elezione diretta di un Sindaco di Parma, io votai Ubaldi per la prima volta; prima di allora, si presentava come DC e votare DC mi sembrava troppo, anche se avrebbe significato appoggiare un mio mito) non arrivò nemmeno al secondo turno, sopravanzato da Stefano Lavagetto (PDS, Sindaco uscente ed entrante) e Angelo Busani (Forza Italia).
Con Ubaldi facevo chiacchierate lunghe, prima e dopo le svariate interviste che gli facevo. Lui mi ascoltava, ogni tanto rideva della mia ingenuità, bonariamente.

Poi ci fu il giugno del 1998. Dell’elezione di Ubaldi ho già scritto su questo sito. Come nel 1994 avevo puntato su di lui (che perse), nel 1998 avevo puntato su Stefano Lavagetto, Sindaco in carica (a sua volta perse).
Ricordo che Ubaldi non rispondeva così tanto volentieri alle mie chiamate. Che il suo sorriso era tirato, quando gli chiesi: “Ma non accetterai mica di candidarti per gente che è appoggiata dai fascisti?”.
Accettò. Per lui era diventato troppo importante vincere. E vinse.

Di Ubaldi mi raccontavano che gli piacevano molto le donne, che non è una colpa (anche se era sposato e, teoricamente, cattolico). Esistono davvero le foto leggendarie mentre sale le scale di un albergo ad incontrare chissà chi? Non lo so e non è affar mio.
Che non era veramente laureato me l’aveva confessato in una trasmissione televisiva, ridendo. Quello che non mi aveva mai confessato, è che sarebbe stato disposto ad allearsi con Forza Italia e il CCD, con l’appoggio esterno della Lega e di AN.

I nostri eroi non hanno il diritto di rivelarsi umani, perchè quando lo fanno, diventiamo vecchi in un attimo.
Da quando ho iniziato a chiamarlo UbElvio e a imitarne la voce (una volta anche davanti a lui, a Tours), Ubaldi non è più stato un mio eroe. E neanche, io sono mai più stato un suo elettore. Ho vissuto la sua trionfale elezione al primo turno nel maggio del 2002, il tentativo (un po’ triste) di ottenere un terzo mandato, che la legge non prevede, nella primavera del 2007. Ho scosso il capo quando ho visto la sua foto di sostegno a Pietro Vignali nel giugno del 2007. Ed è vero che poi lui Vignali ha fatto di tutto per farlo cadere, ma la condanna per colpa grave della Corte dei Conti (2011) vale anche per UbElvio.

Oggi, poche ore dopo la sua morte, è stato detto che “Ubaldi ha caratterizzato la vita della città, nel bene e nel male”. E’ un giudizio abbastanza salomonico, che mi lascia un po’ così.
Io porto con me 2 ricordi personali di UbElvio. Ovviamente, il suo leggendario Schiroli, at si micidièl seguito al mio ingresso nel suo ufficio con un garibaldino “Chi cazzo sarebbe, il giornalista superficiale” (sarei stato io, che gli avevo assegnato un ideale Pinocchio d’Oro dopo che la sua prima Giunta, che doveva essere slegata dai partiti, aveva come Vice Sindaco il coordinatore di Forza Italia). Ma della vicenda, si legge qualche dettaglio in più nel pezzo linkato sopra.
Ma soprattutto c’è un’altra immagine agrodolce. L’ultima volta che ho visto Ubaldi ero sul mitico Frecciarossa che parte da Roma alle 19.35 e arriva a Parma poco più di 3 ore dopo. UbElvio era seduto solo in un posto di prima classe. Quando mi ha visto passare, mi ha sorriso e detto: “Salve”.
Mi è sembrato piccolo, anziano, sofferente. Mi ha guardato, ha stretto gli occhi e ha detto: “Sei quello strajè di Schiroli” per i parmigiani, lo strajè è quel parmigiano che si è spostato da Parma; sembra impossibile, per noi del sasso, fare una scelta così ardita “E’ vero che ci davamo del tu?”

I nostri eroi non hanno il diritto di mostrarsi umani. E la morte è quanto di più umano ci sia.
Mi mancherai, UbElvio.