Protesta il pubblico al tempo dello sciopero MLB 1994

Major League Baseball: è a rischio la stagione 2022 ?

BASEBALL, Sport Management e Marketing

L’11 agosto del 1994 i giocatori della Major League Baseball (MLB) mi fecero un regalo di compleanno (il 31, per la cronaca) davvero poco gradito. Iniziarono uno sciopero che sarebbe finito 232 giorni dopo e che cancellò il resto della regular season e tutti i playoff. Una vertenza di lavoro riuscì in quello che non erano state capaci di fare nemmeno 2 guerre mondiali: cancellare le World Series.

“I proprietari dei club stavano cercando di imporre un tetto salariale, questo alla faccia di un periodo di grande prosperità,” ricorda attraverso una e-mail (scritta in Inglese, la traduzione è mia) Don Fehr.

Classe 1948, all’epoca Fehr era il direttore esecutivo dell’associazione giocatori (MLBPA, Major League Baseball Players Association), quindi il negoziatore capo.

“I giocatori furono parte integrante delle squadre di negoziatori e parteciparono attivamente agli incontri, incluso l’incontro della primavera 1995 alla Casa Bianca. Non avremmo ottenuto questo risultato, senza il loro coinvolgimento”.

Nel 1994 gli atleti si opponevano dunque al tetto salariale, qualcosa a cui i club hanno poi rinunciato. I club MLB sono oggi sottoposti a una cosiddetta luxury tax: chi eccede un determinato monte salari (per il 2022 sarebbe 210 milioni di dollari) deve pagare una sanzione.

Secondo i giocatori, questo sistema ha fatto il suo tempo. Me lo conferma, sempre via e-mail e sempre in Inglese (la traduzione è ancora mia) Gene Orza, che di Fehr fu il più stretto collaboratore e che è stato il negoziatore capo della MLBPA dal 2006 al 2010, quando a 64 anni si ritirò.

“Non è tanto facile riassumere il senso della vertenza,” puntualizza Orza, che non ha dubbi comunque sul fatto che il sistema di questa tassa ha finito con il limitare gli stipendi dei giocatori.

Noi comuni mortali possiamo fare fatica a capire il senso di vertenza sindacale se tesa a difendere l’interesse di giovanotti milionari. Il fatto è che i milionari non sono la maggioranza dei giocatori MLB. E soprattutto, l’attuale sistema è fortemente penalizzante per gli atleti che ottengono prestazioni di alto livello prima di essere eleggibili per l’arbitrato. Rendono al livello di chi guadagna decine di milioni (il più pagato è Max Scherezer dei New York Mets: 43.3 milioni all’anno) e magari hanno uno stipendio al minimo. Che, parlando sempre degli standard di noi mortali, di suo non è infimo (un po’ più di 500.000 dollari), ma è lontanissimo dalla media di 4.17 milioni calcolata nella stagione 2021. Un esempio è quello di Corbin Burnes, lanciatore di 27 anni dei Milwaukee Brewers. Ha esordito in MLB nel 2017, fino al 2020 aveva 74 presenze, 13 da partente. Nel 2021 ha giocato 28 partite, tutte da partente, e ha ricevuto il premio Cy Young di miglior lanciatore. Guadagnando 608.000 dollari.

Il salario minimo crescerà. La MLB ha offerto 615.000 dollari, la MLBPA chiede 715.000. C’è distanza, ma una soluzione si troverà. Dove il traguardo sembra lontano è sulla richiesta della MLBPA di destinare una cifra per integrare i compensi dei giocatori non ancora eleggibili per l’arbitrato e che hanno avuto prestazioni d’eccellenza. I club parlano di 10 milioni, il sindacato di 100. Qui ipotizzare una soluzione è senza dubbio più dura.

“Il valore delle singole franchigie continua a crescere,” aggiunge Orza. “I proprietari però non ritengono che questo si debba riflettere negli stipendi degli atleti”.

Orza, che secondo ESPN aveva uno “stile corrosivo” (ma lui mi chiede di puntualizzare che non si riconosce in questa definizione: “sono una persona con la quale si può parlare” e dice che altri, giornalisti e dirigenti MLB, hanno sempre definito il suo uno “stile produttivo”, scritto in Italiano) quando si sedeva al tavolo per negoziare, usa una similitudine molto efficace per descrivere i proprietari: “Sono capitalisti quando fanno degli utili, che vogliono tenere per se, diventano socialisti quando le cose non vanno bene, chiedendo ai giocatori di sopportare assieme a loro.”

Secondo Orza la situazione è brutta, perché non esiste più il rispetto reciproco che lui ha conosciuto al tavolo dei negoziatori, dove si è spesso seduto con l’attuale Commissioner MLB Rob Manfred.

“I club si sentono fortificati dal fatto che nessun giocatore attivo ha mai partecipato a uno sciopero o subito un lockout dai club” che è l’attuale situazione, per la cronaca.

Per conto dei giocatori ha preso posizione Max Scherzer in persona. Il pitcher stellare dei Mets ha scritto su Twitter che il limite oltre il quale scatta la luxury tax non deve essere un tetto salariale, che i giovani devono guadagnare in base al loro valore di mercato, che gli artifici per limitare gli anni di servizio e la strategia del tanking devono diventare il passato.

Il tanking è un altro dei problemi. Lo chiameremo l’effetto Houston Astros che, ci ricorda Orza, persero 324 partite dal 2011 al 2013 per vincerne 311 dal 2017 al 2019.

Ci sono club che iniziano a ricostruire, appunto sull’esempio degli Astros. Accettano insomma di perdere oggi per vincere in futuro. Purtroppo, ci sono club che sono diventati perdenti eterni (tanking vuol dire toccare il fondo volontariamente) perché le loro finanze non ne risentono.

Insomma, la trattativa non sta andando da nessuna parte e ormai i club dovrebbero prepararsi a mandare le convocazioni per lo Spring Training.

Visto che l’inizio della stagione rischia di ritardare, alla MLB è venuta fretta e ha chiesto l’intervento di un mediatore del governo federale.

Don Fehr, che dal 2010 è il direttore esecutivo del sindacato dei giocatori della lega pro di hockey (NHLPA), ha usato con successo i servizi di un mediatore.

“Un mediatore, che sia assunto dalle parti o inviato dal governo, può servire a chiudere una negoziazione. Il più però lo devono fare le parti. Non è che un mediatore possa imporre una soluzione. Può certamente migliorare la comunicazione tra le parti, il che aiuta. Un mediatore può diventyare decisivo se interviene quando un un accordo è vicino. Ma l’efficacia della mediazione dipende da caso a caso”.

La soluzione non sembra troppo vicina. Non a caso, la MLBPA l’intervento di un mediatore lo rifiuta.

La foto di copertina (MLB/Getty Images) risale allo sciopero del 1994