Ma piove sempre, ai concerti di Bruce Springsteen?

MUSICA

E’ successo che giovedì 23 maggio sono andato in auto a Bologna. Strategicamente, perchè tra venerdì e sabato sono operativo su Bologna e Rimini. Ho parcheggiato vicino alla stazione, ho corso per prendere il treno e sono salito sul Frecciarossa per Napoli.
Avevo prenotato il posto nella classe “silenziosa business” (c’era una comoda offerta super economy…). Ma devo essere l’unico che intende silenziosa come una classe che preveda che si spegne il telefono. Perchè spiegatemi come si fa a essere silenziosi parlando al telefono.
Comunque, a parte le polemiche, uno spettacolo: 11.18 Bologna, 14.55 Napoli.

Tipico colpo d'occhio a NapoliA Napoli avevo prenotato un albergo e un biglietto per il concerto di Bruce Springsteen, che si esibiva in piazza del Plebiscito. Con viva e vibrante soddisfazione, ho verificato che l’albergo prenotato è a un chilometro dalla piazza (sempre dritto, oltretutto).
Ho fatto in tempo a vedere il Maschio Angioino, il Vesuvio mezzo coperto dalle nuvole e poi, sventato un tentativo di andare alla cassa del Teatro San Carlo (cove danno il “Rigoletto” di Verdi) e aiutato un francese che aveva fatto del casino con le copie delle conferme e rischuava di rimanere fuori, mi sono portato in piazza e ho guadagnato il mio posto a pochi passi dalle transenne che dividono gli spettatori normali dai fan sfegatati, che vogliono toccare Bruce.

Il Boss ha iniziato con un 20 minuti di ritardo. Io stavo diventando insofferente, perchè ero divorato dal dubbio se comprarmi un impermeabile di quelli classici da stadio e da concerto. E poi, ormai non sopporto più le donne alte 1.60 che mi si mettono dietro e dopo un po’ mi chiedono di passarmi davanti, che tanto io ci vedo lo stesso. Per la verità, c’era già stata una bella sorpresa. Verso le 18.20 (il concerto doveva iniziare alle 20) si è avvicinato al microfono un tizio con un cappello buffo e gli occhialoni da sole. Quando però ha detto “My People….” lo ha fatto con l’inconfondibile voce di Bruce. Che ha regalato 3 canzoni chitarra e voce e poi ha dato appuntamento a dopo.
Poi, quando ho visto 3 componenti della E STreet Band, tra cui il Professor Roy Bittan, che con le fisarmoniche intonavano O’Sole Mio. E quando ho sentito tutta la piazza unirsi in coro. Beh, mi son detto che ho fatto proprio bene a venire. Anche se mi costerà una mezza fortuna.
Bruce ha detto in Italiano: “Sono contento di essere nel sud dell’Italia. Io vengo dal sud dell’Italia. Qui mi sento a casa mia. Ha fatto seguire “Long way home”. Poi è andato in crescendo, senza tirare il fiato, fino a una versione leggendaria di “The River”. Erano quasi le 22 e sulle ultime note di armonica, ha iniziato a cadere la pioggia. Che lì per lì, sembrava proprio che ci stesse bene. Ma la pioggia non si è accontentata di sottolineare l’atmosfera del momento. Ha continuato a cadere. Finchè, visto che non vedevo più nulla a causa degli ombrelli aperti ed ero in effetti l’unico coglione che si bagnava (è probabilmente inutile aggiungere che non ho mai comprato l’impermeabile=, mi sono portato verso il negozio di merchandise ufficiale, ho comprato una maglietta, mi sono cambiato e sono andato al bar a bere.

Nel frattempo ha smesso di piovere e il concerto ha continuato a crescere di intensità. Mi sono ritrovato clamorosamente a ballareTentativo di autoritratto a Piazza del Plebiscito nelle retrovie della piazza. Clamorosamente, perchè direi che non è da me, ma quando ho visto che anche i Vigili del Fuoco non riuscivano a stare fermi, mi sono detto che al diavolo, fai quel che ti diverte.
Springsteen ha quasi 64 anni e non so come fa. Canta come un dio e ultimamente ha preso anche a fare concorrenza a Steve Van Zandt con gli a solo di chitarra.
Quando ormai il concerto sembrava finito (tipo 2 ore e 45 minuti dopo l’inizio), Springsteen ha detto “one more”. Ha attaccato “Twist and shout”, accennando un medley con “La bamba”. Era tutto un saltare.
Finita la canzone, Bruce ha fatto sfilare tutti i componenti della E Street Band. Sul maxi schermo si vedeva chiaramente il suo labbiale: “well done”.
Poi ha imbracciato la chitarra e l’armonica: “Una volta ho suonato al Teatro qui vicino e alla fine, sono uscito in strada e ho suonato per chi mi aspettava questa canzone. Mi congedo da voi ancora con questa canzone”.

La versione di “Thunder Road” che ha seguito queste parole è stato uno dei momenti più magici a cui mi sia capitato di assistere. Il pubblico era rapito, in silenzio. Alla fine, è esploso in un applauso che non sembrava finire mai. Springsteen li ha fatto ulteriormente eplodere ulteriormente  con un mitico “Grazie assai”.

Ma cos’è, quest’uomo? Non esiste, un altro concerto che possa regalare tante emozioni.
Qualcuno una volta, vedendo un giovane Springsteen suonare, scrisse: “Ho visto il futuro del rock and roll”.
Il futuro. Ma soprattutto, il presente.

I VIDEO DEL CONCERTO da Repubblica.it