Fare spostamenti lunghi in Venezuela non è uno scherzo. Nonostante il paese sia enorme, il traffico aereo non è organizzato bene. Quindi, nonostante la fiducia sulla qualità delle strade della Repubblica Bolivariana non sia elevatissima, la decisione è stata quella di andare da Choroni a Los Llanos in auto.
Partito muy temprano da Caracas, il nostro autista Miguel si è presentato puntualissimo. Non siamo dovuti transitare da Caracas e il viaggio è filato via liscio. Ci siamo anche fermati per il pranzo in una località chiamata Calabozo, dove abbiamo assaggiato le cachapas. Si tratta di specie di focacce di polenta ripiene di formaggio. Insomma, qualcosa di leggero.
In verità, Miguel aveva fatto tutto un peana sulla carne en vara (praticamente, infilata su un bastone e cotta sul fuoco vivo). Poi, quando ci siamo fermati, in realtà la carne en vara non era disponibile. E così abbiamo mangiato una carne tipo spezzatino, ma tutta piena di nervetti. Meno male che costava poco.
Sembrava un viaggio tranquillo. Poi, è arrivata la necessità di fare benzina. A Calabozo c’era una coda terrificante e abbiamo deciso di proseguire fino a Chanagua, dove però ci hanno detto che la benzina era a disposizione solo dei mezzi pubblici.
Insomma, passando al presente storico, il quadro è questo: è domenica della prima settimana dell’anno e, in uno dei paesi che è tra i principali esportatori di petrolio sul pianeta, non c’è benzina. O meglio, c’è ma non ce la vogliono vendere.
Il nostro Miguel regala una perla (“In Venezuela c’è Caracas, tutto il resto è foresta”) e poi tratta con il benzinaio: ti do dei soldi a te. Il benzinaio, per niente scandalizzato, chiede di ripassare dopo il tramonto. Non può fare l’operazione fino a che c’è il proprietario della pompa che vigila.
Così ci dedichiamo ad una interessante visita di Chanagua, città che ha dato i natali ad un personaggio che si fa chiamare “Il Nazzareno”. Ma penso che anche ai venezuelani sia chiaro che non può essere il Nazzareno propriamente detto, ai cui tempi il Venezuela era una terra selvaggia e in buona parte disabitata.
A Chanagua c’è un Presepe meraviglioso: Gesù bambino è posto infatti non sulla tradizionale mangiatoia, bensì su un’amaca.
Los Llanos vuol più o meno dire “le pianure”. E in effetti è una serie di sterminati pascoli per bestiame, anche se con un clima tropicale.
Originariamente, la terra era tutta divisa tra gli hatos (ovvero i ranch), tutti di proprietà privata. Anche adesso la terra è in buona parte divisa tra i ranch, ma il nostro Hugo sta provando a nazionalizzare tutto. Lui sostiene che in questo modo migliora la qualità di vita dei lavoratori. Altri sostengono che, da quando gli hatos sono governativi, il bestiame non mangia abbastanza e quindi non lo si può vendere.
Arriviamo all’hato ‘El Cedral’ che sono circa le 20.30. Sulla strada sterrata che dal cancello porta al campamento troviamo dei gran capibara (il roditore più grosso del mondo: qui lo chiamano chiguirre) e ci attraversa la strada un piccolo caimano. L’impressione è che sia notte fonda e, infatti, ci dicono che di mangiare non se ne parla proprio. Uno degli addetti ci porta delle merendine, giusto per evitare una crisi ipoglicemica. Meno male che non ho ancora definitivamente metabolizzato le cachapas.
All’hato ‘El Cedral’ la vita funziona più o meno così: la mattina suona una campanella alle 7.30 e si fa colazione con le arepas. Poi ci si trova alla piscina (che, per inciso, fa schifo: l’acqua è indecente) e ad un certo punto arriva un ranger di nome Otto che divide i turisti in 2 gruppi: uno va in giro con una specie di autobus, l’altro in barca.
Il panorama ricorda vagamente le Everglades della Florida, anche per la massiccia presenza di caimani e coccodrilli dell’Orinoco (rettili enormi e minacciosi, per quanto in via d’estinzione). I llaneros chiamano curiosamente baba il caimano e caiman il coccodrillo. Si tratta di capirsi.
L’attrazione del posto è l’anaconda. Il ranger ha catturato un esemplare maschio di un 2-3 metri (piccolo, per lo standard della specie) e ce lo mostra. Il serpente è un po’ rincoglionito (lo tengono in un vaso) e torpido. Assistiamo al momento in cui lo rimettono in libertà ed è un momento piuttosto bello, perchè l’anaconda striscia fino a dove trova l’acqua e il suo movimento è davvero sinuoso. La sua pelle gialloverde maculata di nero si mimetizza in maniera impressionante con i colori della palude e, in un attimo, l’anaconda sparisce.
Ne troviamo un esemplare molto più grande, con le spire attorcigliate attorno ad una malcapitata tartaruga. Ma nel tentativo di prenderlo per farcelo vedere da vicino, il ranger lo fa scappare. Bene per la tartaruga, che è un po’ sotto chock ma si è salvata la pelle (o meglio, il guscio, che l’anaconda stava per polverizzare). Ci spiega Otto che l’anaconda è vero che non è velenosa, ma ha un morso molto potente e doloroso: “Mi ha morso una volta, la ferita si è infettata e ne ho avuto abbastanza”.
Un’altra attrazione delle escursioni via terra è il formichiere, ma noi ce lo perdiamo. Vediamo una specie di gatto selvatico (ma scappa velocissimo), un opossum accucciato dentro il tronco di un albero, vari cervi e i cow boy locali che portano al pascolo il bestiame.
Con il barcaiolo Victor ci si diverte molto nella pesca al piranha. Lui conosce un posto letteralmente infestato e dove i piranha abboccano (all’amo si mette un pezzo di carne) con voracità impressionante.
Qui non si preoccupano molto di modificare le abitudini degli animali. Quindi, attirano i caimani con la carne e gli fan fare dei gran balzi fuori dall’acqua.
La gita in barca è un vero spettacolo per chi è appassionato di volatili: tra aironi e rapaci credo si possano avvistare tutte le specie presenti al mondo.
Merita molto, durante la gita in barca, anche lo spettacolo del tramonto.
In definitiva, vale certamente la pena di visitare Los Llanos . Ma a ‘El Cedral’ non ha molto senso rimanere più di 2 giorni. Superato quel limite, si rischia che il soggiorno diventi ripetitivo. Sia per quel che riguarda le gite, sia per quel che riguarda il cibo. Contrariamente alle aspettative (allevano bestiame, dopo tutto…), infatti, la grigliata di carne ve la proporranno tipo una volta su 5 pasti. E per il resto, sono delle gran arepas con la carne mechada.
Le casette sono spartane (se si eccettua il televisore al plasma) ma abbastanza pulite. E dopo la prima notte, il concerto dei volatili e dei capibara non sarà più troppo esotico.
Stands back from the keyboard in amzaeemnt! Thanks!