Venerdì 21 dicembre mi sveglio con 2 buone notizie: la prima, e più rilevante, è che il mondo non è finito. Non che i Maya avessero mai predetto niente del genere, ma insomma, non si sa mai. La seconda è che è tutto organizzato per andare a battere il mare in cerca di squali balena.
C’è anche una terza notizia (non so se buona): l’agitazione da squalo mi ha tolto completamente l’appetito e mi sono scordato di fare colazione.
Il Rhincodon Typus è a tutti gli effetti uno squalo. Lo individuò al largo del Sud Africa nel 1828 il naturalista (ed esploratore e chirurgo) scozzese Sir Andrew Smith. Ma su cosa fosse, si è discusso per più di un secolo e mezzo, fino a che nel 1984 è stato stabilito che lo squalo balena è l’unico rappresentante della famiglia dei rincodontidi. Per quella data (ma più precisamente, nel 1982), una commissione ONU aveva stabilito che si trattava di una specie migratoria “bisognosa di essere studiata” per capire se c’era rischio di estinzione. Oggi lo squalo balena è ritenuto una specie vulnerabile e dal 2003 si cerca di far smettere diplomaticamente la pesca nei paesi che ne consumano la carne.
Benché sia un pesce che tendenzialmente vive vicino alla costa, non è tanto facile vederlo per caso. Di solito, i naturalisti lo intercettano mentre migra. A La Paz ha sede un centro di ricerca guidato dalla dottoressa Denì Ramirez Macias, con la quale siamo in contatto da mesi ma che, al dunque, non organizza nessuna uscita.
Optiamo così per una barca della posada ‘Luna Sol’, con una guida di nome Sergio che si presenta male (“Oggi gli squali balena non li vediamo”) e viene ricondotto a più miti consigli dalla proprietaria, e il capitano Alejandro. Con noi c’è una famiglia di francesi (padre, madre e 2 figli adulti) che vive ai 4 angoli del mondo (padre e madre a Città del Messico, un figlio a Shangai, il secondo figlio in Francia) e una coppia di statunitensi che si presentano facendo ritardare la partenza.
Come sempre quando si esce alla ricerca di squali, io piombo nel pessimismo più nero. Sono sicuro che non ne vedremo, inizio a pensare che non dovevo accettare di far parte di una spedizione così numerosa e metto in atto strategie scaramantiche del tutto insensate e, per me, dannose. Nel senso: visto che non vedremo squali, perché mai dovrei prepararmi a entrare in acqua?
Così, quando lo squalo finalmente lo vediamo, mi preparo in fretta e furia e non ascolto nemmeno le raccomandazioni di Sergio. Mi siedo sul bordo della barca e mi butto all’indietro come si fa quando si scende in acqua con le bombole. Il risultato è che, per poco, non finisco addosso allo squalo. Che è un giovanotto di 4 o 5 metri, quindi ben lontano dalla pubertà (quando ci arriva, lo squalo balena è di solito 9 metri, più o meno).
Entro in acqua e la trovo meno fredda del previsto. Mi guardo intorno e prendo atto del fatto che c’è una visibilità scarsa. D’altra parte, i giovani squali balena si devono nutrire e questo pesce mangia plancton e pesce azzurro (che a sua volta mangia plancton). E dove c’è il plancton, c’è poca visibilità e parecchio prurito, quando si esce dall’acqua.
Lo squalo comunque è venuto a controllare cosa ha provocato lo spostamento d’acqua che lo ha disturbato. Secondo me, mi fissa. Ha il muso estremamente piatto e gli occhi molto lontani l’uno dall’altro, come gli squali martello. Ha anche 2 fori che non so bene come interpretare. Orecchie, ne dubito.
Spalanca la bocca e inizia a filtrare acqua. Stando agli esperti, ingoia fino a 2 milioni di litri d’acqua all’ora. Guardo bene la bocca e, secondo me, non ha denti. In verità, ne ha più di 300, disposti su 3 file. Ma sono piccolissimi.
Lascio scorrere lo squalo, che si muove lento e maestoso. Vedo che la pinna dorsale è molto più indietro, rispetto agli squali che sono abituato a vedere. Il mio scopo è andargli in coda e fotografarlo in tutta la sua lunghezza. Ma mentre sto per scattare, mi sento colpire. Mi giro e c’è quel tonto di un americano che arriva di gran carriera, agitando le mani e facendo un casino. Lo squalo, che è uno squalo, ma non è scemo, si inabissa.
Risalgo sulla barca e cado in un profondo mutismo. L’americano tonto non comprende (è tonto…) e viene lì tutto entusiasta a spiegarmi che è stato bellissimo, con una voce da Forrest Gump che mi irrita profondamente. La sua ragazza, che sembra Segolene Royale prima che Hollande la mollasse, è invece incomprensibilmente interessata a che mestiere faccio nella vita. Se sta con il tonto, sarà per forza tonta anche lei… Provo a sbarazzarmi dei 2 iniziando a rivedere le foto che ho fatto, ma la macchinetta si scarica clamorosamente. Come al solito, le scaramanzie (ho evitato di ricaricarla, perché tanto non avremmo visto squali e quindi non sarebbe servita…) mi si rivoltano contro.
Per altro, vediamo altri 2 squali, anche se non sono particolarmente socievoli (o forse, sono un po’ disturbati dalla gente che gli si avvicina sbattendo forte le braccia…ma perché non fanno i corsi di nuoto, prima di venire in barca con me?). Osservo lo squalo dalla barca e provo a riprenderlo con la cinepresa mentre apre la bocca. E’ maculato e, in effetti, dalla superficie la sua pinna dorsale ricorda più quella di una balena, rispetto a quella di uno squalo.
Non c’è niente da fare: voglio tornare per squali balena anche il giorno dopo. Però senza americani tonti in barca.
Contatto un trafficone di nome Pablo, che offre l’uscita a 50 dollari. Poi opto per un’altra barca dell’albergo, che la offre allo stesso prezzo, ma ci fidiamo di più.
Il capitano Blas ci viene a prendere al molo e ha in barca solo una coppia con un bambino minuscolo e tutto avvolto nelle coperte.
Gli squali si fanno desiderare e Blas ci porta a contatto con alcuni grossi delfini, che osservo con interesse blando, continuando a scrutare il mare in cerca dello squalo balena. Incrociamo anche una barca che ha clamorosamente a bordo John e Stacey, i nostri compagni di avventura a Loreto e che provano a organizzare una cena assieme. Faccio finta che il vento mi impedisca di sentire.
Quando entro in acqua, è perché c’è uno squalo balena adolescente che sarà 6 metri. Lo studio bene: nuoto a fianco delle sue branchie, che pompano acqua. Anche questo squalo, secondo me mi fissa. Ad un certo punto, inizia a muovere la testa, che sembra abbia un tic nervoso. In realtà, lo squalo balena per deglutire ha dei singulti (tipo uno ogni 30 secondi), che portano le prede dai setacci, che le hanno fermate nei pressi delle branchie, all’esofago.
La corrente mi porta vicinissimo alla bocca, che sarà innocua ma è enorme e mi aiuto con le braccia per allontanarmi. Lo lascio scivolare e mi metto in coda. Ha delle remore attaccate sotto la coda, da vero squalo tradizionale da iconografia.
Quando risalgo in barca, penso che la gita sia finita. Ma Blas ha individuato altri squali e ci porta vicino. Ce ne sono 3: 2 molto giovani, e parecchio veloci, uno è un bel bestione e si ferma con la bocca spalancata. Così, torno in acqua. A forza di aprirlo e chiuderlo, la macchina fotografica ha il vetro della custodia subacquea appannato. Provo a scattare, ma chissà cosa è venuto. Decido allora di mettermi sopra lo squalo e fare un po’ il pesce pilota anch’io. E’ una cosa magica e bellissima, nuotare con lui, che si muove maestoso.
Penso che le orche e gli squali bianchi o tigre possano essere predatori degli squali balena, quando sono in giovane età. Quando nascono dalle uova, gli avanotti sono circa mezzo metro, quindi una preda facile per molti pesci pelagici. Deve essere anche stupendo, il piccolo squalo balena con la bocca aperta.
Leggo che ci sono 2 acquari (Okinawa in Giappone e Atlanta negli Stati Uniti) che sono anche riusciti a tenerli in cattività.
Mentre penso, mi sento urtare. C’è una ragazza che arriva spruzzando acqua altissima con le braccia e aiutandosi pochissimo con le pinne. Penso che istituire una patente per osservatori di squali balena sarebbe una ottima idea…
Al ritorno alla posada, sono così carico che scivolo rovinosamente sulle scale e mi faccio abbastanza male al gomito sinistro e al ginocchio destro. Ma non importa. In qualche modo, mi convinco che sia il prezzo da pagare per la grande esperienza che ho appena vissuto.
A La Paz gli squali balena non sono l’unica attrazione. Per chi vuole semplicemente andare al mare, proseguendo dal Malecon al porto di Pichilingue, si trovano le bellissime (e poco frequentate) spiagge di La Concha ed El Tesoro.
Un’altra gita estremamente gettonata è quella a Los Islotes. L’isolotto principale è Santi Espiritu, dove si può fare il bagno nei pressi di una colonia di leoni marini. Il maschio dominante (che è enorme) verrà a controllare chi siete, ma non ci sono pericoli. L’unico rischio, se accettate di giocare con i piccoli, è che i leoni di mare vi seguano fino alla barca, per continuare a giocare. Perché si stancheranno molto più tardi di voi dell’esperienza. Vedete voi, se è il caso di dar loro confidenza…
Il mare è pieno di sardine e pesce azzurro e i cormorani e pellicani si tuffano in mare tra di voi e sotto di voi. Così veloci (i cormorani), che è impossibile fotografarli.
Un altro incontro che si può fare è quello con la marina militare, che a volte abborda le imbarcazioni turistiche come misura preventiva al traffico di droga. Controllo di routine, ma veder salire un militare che imbraccia un mitra e indossa un giubbotto anti proiettile, un po’ di ansia la provoca.