20220403 presentazione libro Maestri

Lo chiamavano Maesutori

Approfondimenti e curiosità, BASEBALL

Da quando mi occupo di baseball, sono abituato a considerare il limite delle 90 miglia (che sarebbero 144.8 chilometri) orarie come lo spartiacque tra un lanciatore vero e un lanciatore buono solo per un baseball di secondo piano. Quando nel 2002 ho scoperto un ragazzo italiano che toccava le fatidiche 90 miglia, mi sono sentito realizzato. Quel ragazzo si chiama Alessandro Maestri e ormai va per i 37 anni.

Di tempo ne è passato da quel 2002 e dalla mia telefonata a Rossano Rinaldi, allora presidente del Parma baseball.
“Ci sarebbe questo ragazzo, di Torre Pedrera…oh, tira più forte di Fochi alla sua età. Perché non lo prendi? Lo lasci in prestito al Torre Pedrera finché finisce le superiori e poi gli proponi di fare l’Università a Parma”.

Va puntualizzato che lanciare 90 miglia non è che sia sufficiente. Bisogna lanciare 90 miglia e strike. O meglio, dove si vuole. E soprattutto, farlo con continuità, mica una volta ogni tanto.

Che lanciasse 90 miglia o meno, non è che ci volesse un fenomeno, per individuare in Alessandro Maestri un lanciatore di sicura prospettiva. Soprattutto perché dalla pedana sembrava che non facesse sforzo. Quindi, dimostrava di avere consistenti margini di miglioramento.

Negli Stati Uniti nel 2005 Maestri esordì nella Nazionale maggiore. La sua palla veloce venne misurata dal tabellone dello stadio a 92 miglia. Diligentemente, fotografai il tabellone e spedii la foto a un po’ di scettici. Non è che fossi tifoso di Maestri, ma mi piace la verità. E non potevo tollerare che si tentasse di sminuire l’unico vero talento che vedevo in circolazione.

Con Alessandro Maestri ci siamo ritrovati sul palco di Campus Industry Music, zona sud di Parma. AleMae, come si è siglato lui stesso per tanto tempo, nel frattempo è diventato un giocatore professionista, si è ritirato, è diventato un imprenditore e ha scritto un libro.

“Nel 2006 ho commentato con Elio e Faso di Elio e le Storie Tese alcune partite di Major League” ha raccontato. “Con Elio siamo rimasti in contatto, visto che tifiamo tutti e 2 per l’Inter. Nel corso degli anni mi ha più volte buttato lì che avrei dovuto scrivere un libro. Durante la pandemia, sono stato io a contattarlo e a proporgli di concretizzare l’idea.”

Alessandro firma il libro Mi chiamavano Maesutori con Elio per l’editore Baldini e Castoldi. L’ho letto molto volentieri, anche perché mi ha fatto rivivere momenti della mia vita professionale che non potrò dimenticare.

la copertina di Mi chiamavano Maesutori
La copertina del libro

Prima di darvi il mio giudizio sul libro, devo fare una premessa doverosa. Non sono mai stato d’accordo sul modo in cui Elio e Faso fanno promozione al baseball. Per essere chiari, a me hanno sempre dato l’impressione di piegare il baseball alla promozione di loro stessi. Magari sono maligno o, come qualcuno ha insinuato, invidioso. Aggiungo che non mi piace nemmeno l’approccio di Elio alla divulgazione del baseball. Che è surreale come ti aspetteresti da Elio. Ma non rende giustizia al baseball, che per me è un gioco tutto sommato semplice: si tira la palla, si batte la palla e si prende la palla.

Gli interventi di Elio, li ho ovviamente valutati alla luce di questo mio bias nei suoi confronti. Cosa volete farci.
Scrivere però che la zona dello strike è “un rettangolo” o dilungarsi a spiegare la media battuta omettendo che si tratta semplicemente di una percentuale di battute valide (lo so che si chiama media anche in inglese, average, ma è una cosa inspiegabile, perché in effetti è una percentuale), che io sia prevenuto o meno, è semplicemente sbagliato.

In quanto ad Ale, so che non è uno scrittore. Ma le case editrici hanno fior di editor e oltretutto la prosa pulita non è quello che si chiedeva a lui. Che secondo me, è stato bravissimo a condividere i concetti per i quali vale la pena di leggere il libro. Il difetto, uno glielo dovevo trovare, è che AleMae non deve avere una gran memoria. Per dire, nel libro si legge di un suo incontro con Chris Colabello al World Baseball Classic 2006. Ma Colabello ha iniziato a giocare in Nazionale al Classic 2013.

Sul palco ho deciso di percorrere la cronologia del libro. Il mio piano originario prevedeva un tono scanzonato e un po’ molesto. Ma ho colto un paio di sguardi terrorizzati di AleMae e avuto la percezione che il pubblico presente non fosse tanto pronto a divertirsi con me. Così, mi son detto che non valeva la pena di essere micidiale (così mi definiva l’ex Sindaco di Parma Elvio Ubaldi, per la cronaca).

I concetti che mi premeva enfatizzare erano sostanzialmente 2: la necessità per le persone di talento di lavorare sui propri punti deboli per permettere al talento di esprimersi e la consapevolezza che in qualsiasi percorso sorgono ostacoli da superare.

Maestri nel 2005 credeva di aver imboccato un’autostrada e nel 2008 si è trovato di fronte un inatteso passaggio a livello. Nel 2005 ha esordito con San Marino al massimo livello italiano, ha giocato la finale, vestito la maglia della Nazionale. Nel 2006 ha firmato per i Cubs di Chicago, ha esordito in Singolo A. Nel 2007 è stato promosso in Singolo A avanzato. Nel 2008 ha avuto problemi fisici.

La parte della presentazione che mi è piaciuta di più è quando Maestri ha spiegato cosa si prova con i cosiddetti YIPS, ovvero l’ansia che prende quando non si riesce ad eseguire un’azione che è sempre stata alla nostra portata. A lui è successo nella stagione 2009.

“Fino lì, avevo sempre pensato che tutti i problemi si risolvessero allenandosi di più. Ho imparato che stare bene con se stessi a volte è più importante”.

Ho ricordato una serie di telefonate che ci scambiammo nel 2009, quando i Cubs non diedero ad Alessandro il permesso di raggiungere la Nazionale azzurra al Mondiale italiano. Gli ho detto che me lo ricordavo confuso.
“In effetti” ha risposto annuendo “in quel periodo ho avuto anche un diverbio con Marco Mazzieri“.

Alessandro ha poi trovato il modo di stare bene con se stesso. Ci è riuscito in Australia nell’inverno tra il 2011 e il 2012 e in Giappone nella piccola Shikoku Island League. Le prestazioni in questo campionato minore gli hanno aperto le porte per la NPB, le Major League giapponese. Con gli Orix Buffaloes ha giocato 3 stagioni, guadagnando cifre rispettabili.

In Giappone hai anche conosciuto tua moglie.

“E l’hai fatta talmente innamorare che ha fin sopportato che tu le abbia chiesto di sposarla tramite un video proiettato in un cinema e l’abbia portata da Magalli”.

E’ stato il mio ultimo tentativo di gag. E non ha funzionato troppo bene nemmeno questo.

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Riccardo Schiroli e Alessandro Maestri (destra) dopo la presentazione
Foto di Corrado Benedetti