La produzione di contenuti

L'Ufficio Stampa, MULTI MEDIA

Nei primi 6 articoli di questa serie ho cercato di spiegare come ho interpretato io il ruolo di Addetto Stampa nei 15 anni in cui sono stato alla FIBS, comparando quel che ho concretamente fatto con quello che dice la teoria. Oggi affronto un argomento fondamentale per inquadrare il ruolo di un Ufficio Stampa 2.0: la produzione di contenuti.
Qualsiasi entità che possiede un sito internet, può teoricamente far passare in secondo piano la distribuzione di contenuti a terzi rispetto alla produzione propria. Rivolta ad addetti ai lavori, giornalisti, appassionati o tifosi o al pubblico più in generale.  Se ci pensate, è una svolta letteralmente rivoluzionaria. Aggiungo che è vero che la possibilità di creare un proprio sito internet non è in nessun modo una grande novità, ma che la facilità con cui oggi si può rendere un sito multimediale ha cambiato completamente le carte in tavola. E le connessioni internet a banda larga, ormai alla portata di quasi tutti, hanno aperto strade che ancora oggi non si sa dove possano portare.
Azzardo, a mo di provocazione ma non troppo, che se a inizio secolo fossero stati disponibili i mezzi di oggi, forse si sarebbe teorizzato meno e sarebbero stati prodotti più contenuti.

La produzione di contenuti

È ovvio che l’Ufficio Stampa che produce contenuti in qualche maniera si mette in concorrenza con i giornalisti che un tempo si limitava a imbeccare. Qui sto facendo riferimento evidente alla situazione in cui mi sono trovato io: alla guida di un Ufficio Stampa da sempre alla ricerca di visibilità, mi sono ritrovato in mano la possibilità di fornire io quel che da utente avevo sempre cercato (spesso invano) sui media.
Per il baseball e il softball, internet (tra il 2000 e il 2001) ha rappresentato una svolta epocale. Improvvisamente è stato possibile avere i risultati in tempo reale: bastava trovare qualcuno disponibile a inserirli sul sito. Grazie anche ai software disponibili a costi accettabili sul mercato, è diventato semplice disporre in tempo reale anche delle statistiche. Cosa che per sport che vivono di numeri, davvero non è poco.
Quello che però considero un punto cruciale di svolta è quanto accaduto nella stagione 2008. La RAI, che dalle finali 2004 trasmetteva regolarmente in diretta il campionato di baseball, ha annunciato di non volersi dedicare ad altro che alle Olimpiadi di Pechino nell’agosto di quell’anno. Con il girone di semifinale del massimo campionato di baseball (per la prima volta chiamato Italian Baseball League) in pieno svolgimento, si trattava di un bel problema. A risolverlo ci ha pensato una connessione a un megabyte in upload di Telecom, che ci ha permesso di trasmettere in diretta le partite.
Naturalmente, la connessione e il lavoro di encoding (fatto allora da un tecnico di KGROUP, nostro fornitore di servizi internet) non sarebbero serviti a nulla, se non avessimo prodotto la partita secondo lo standard utilizzato per le dirette RAI. E qui casca il primo asino: la produzione di contenuti deve comunque essere professionale. Ho scritto su questo sito nell’agosto del 2016 che, prima di ingegnarci per capire quale sia il miglior sistema per trasmettere contenuti video, è bene accertarsi di avere i contenuti video da trasmettere.
Comunque, come Ufficio Stampa della Federazione Baseball Softball (FIBS) ho sempre fatto un punto d’orgoglio di questo: i cronisti più competenti su questi sport li abbiamo noi, il know how tecnico lo possediamo, non abbiamo bisogno di altro che di un budget adeguato. Parlando della produzione di contenuti per la FIBS, credo che u na delle cose più notevoli che ho realizzato (assieme a Davide Ferrari di BeeTV) sia il servizio sulla gara della settimana della Italian Baseball League per il canale YouTube della FIBS. Mi vedete al lavoro nella foto (K73) di copertina.
Produrre contenuti originali può fare la differenza per molti uffici stampa, non solo quello di una Federazione o di una Lega sportiva. I siti di commercio on line, ad esempio, possono fidelizzare i loro clienti permettendo di trovare informazioni sui beni che stanno cercando di acquistare in tempo reale. Una Amministrazione Pubblica può aprire blog per chi è stato eletto dai cittadini, per consentirgli di tenere aggiornato chi gli ha dato fiducia. Oggi la tecnologia aiuta moltissimo: i cosiddetti CMS (Content Management System) fanno funzionare i siti internet anche se colui che li utilizza non è un provetto programmatore. Le macchine fotografiche e le telecamere digitali consentono di disporre di immagini e video in tempi rapidi.
Vi invito solo a tenere conto di questo: produrre contenuti è un vantaggio se ci si affida a chi è capace. Non credete alla storia che con un telefonino si può realizzare un film da premio Oscar. O meglio: per potere, si può. Ma se a utilizzarlo è Steven Spielberg e non il nipote del vostro capo che frequenta il Liceo Artistico. La differenza tende a vedersi.

Il bello e il brutto di internet

Approfondirò il tema parlando dei social media, ma la tendenza era chiara fin da quando internet ha iniziato a diventare un’abitudine per la maggioranza di noi: la facilità a comunicare porta con sé anche diverse aberrazioni. Oggi sono tutti editor, video maker, grafici. Se 10 anni fa Andrew Keen con il libro The Cult of the Amateur prevedeva entusiasta che la rivoluzione di internet avrebbe portato “più opinioni prive di pregiudizi e da osservatori appassionati”, oggi con un libro dal titolo quasi ugale (The Amateur) rilancia Andy Merrifield: “però ha anche creato un coro di idioti”. Ed è anche (in certi casi soprattutto) per questo che la produzione di contenuti in autonomia da parte del nostro Ufficio Stampa può fare davvero la differenza.
Producendo contenuti, un Ufficio Stampa può lottare per sradicare dal suo settore la notizia che la terra è piatta di cui parlavo nell’articolo sulla differenza con il Portavoce e il Pierre. Ma può efficacemente combattere le idee zombie, ovvero quelle che continuano a circolare anche se sono già morte da tempo, soprattutto perché molti blogger riescono a ottenere una certa visibilità argomentando grazie alla loro personale memoria. Che se è fallata, crea un sacco di problemi. Ora: considerate che il nostro cervello tende a proteggersi rimuovendo i ricordi particolarmente spiacevoli e considerate anche che noi tutti (è umano…) proviamo immediata simpatia verso le memorie che ci riportano a tempi che, per conseguenza del lavoro del nostro cervello, ci appaiono più felici del presente. Consideratelo e ditemi se, a questo modo, non si rischia di creare una memoria collettiva imprecisa nella migliore delle ipotesi.
Ne ho parlato nel 2011 in un articolo ispirato al romanzo di Mordecai Richler La versione di Barney (poi divenuto un film con Paul Giamatti e Dustin Hoffman; fate click sotto per il trailer) e che fa riferimento al mondo del baseball.
Per l’Ufficio Stampa di qualsiasi settore vale però la considerazione: i contenuti che produciamo noi possono (o meglio: devono) essere basati sui fatti e sulla ricerca (anche storica). Saremo meno veloci del coro che c’è la fuori? Ce ne faremo una ragione, visto che comunque saremo più autorevoli.

A proposito di zombie: parliamo dello scoop

Ci sono colleghi che non vedono di buon occhio la produzione di contenuti da parte degli Uffici Stampa. Temono che a questo modo smetteranno di circolare le informazioni confidenziali che sono valse qualche scoop a buon mercato. Ma lo scoop, se non morto, è ormai agonizzante. Qualsiasi esclusiva abbiate, gli altri non devono aspettare domani per riprenderla. Oggi, mentre appare, è già di pubblico dominio.
Credo che un Ufficio Stampa degli scoop che non fa fare se ne debba assolutamente fregare. Il suo scopo è fare comunicazione nell’interesse del suo management e producendo contenuti originali può farlo davvero molto bene.

Tra sabato e domenica mi prendo una pausa da questa serie di articoli sulla gestione degli Uffici Stampa e torno a dedicarmi ai Boston Red Sox e alla Major League. L’obiettivo è scrivere di baseball americano ogni sabato da qui all’autunno.
Con la prossima settimana completerò il ciclo sugli Uffici Stampa, parlando di social media, del concetto di immagine e traendo le conclusioni nell’articolo numero 10, che concluderà la serie.

7-CONTINUA