La “Cantantessa” è diventata grande

LETTERATURA, MUSICA, SCHIROPENSIERO
Carmen Consoli a Modena il 16 aprile
Carmen Consoli a Modena il 16 aprile (Mirco Cantelli)

Non ricordo bene come è iniziata la mia passione per la musica di Carmen Consoli. Anche perchè l’ho conosciuta attraverso il Festival di Sanremo, manifestazione che fortifica abitualmente il mio snobismo musicale. Che, detto per inciso, è uno snobismo abbastanza ingiustificato. Non ho studiato musica (anzi, Educazione Musicale e Matematica devono essere state le uniche materie in cui ho mai avuto un 5 in pagella) e non so suonare uno strumento, neanche il classico flauto con cui un po’ tutta la mia generazione è entrata in contatto alle medie. Comunque: seguendo Sanremo 1996 Amore di plastica mi aveva colpito. Sia per la melodia e il ritmo (accattivanti), sia per il testo. Che è meraviglioso e anche molto particolare, dal punto di vista metrico. Essendo la musica pop e rock quasi tutta in 4/4, ai testi si adattano meglio parole con molte sillabe (“ma io non pos-so ac-con-ten-tar-mi…”). Non a caso, i testi di Carmen finiranno con l’essere caratterizzati dai molti avverbi (In bianco e nero: “Pun-tual-men-te, mi dimostravo inflessibile…in-ti-ma-men-te agguerrita”). Alla tradizione della canzone italiana in rima, ovviamente, appartengono più le parole tronche.
Comunque, giovedì 16 aprile ho visto la Cantantessa dal vivo per la quarta volta.

Mentre aspettavo che il concerto iniziasse, mi guardavo intorno in un palasport di Modena non proprio pieno e mi dicevo che io non sono il tipico fan di Carmen Consoli. Osservavo le tantissime coppie di ragazze e ho preso atto del fatto che probabilmente Carmen è un’icona gay femminile.
“Io cerco di amplificare innanzitutto la voce femminile” ha detto Carmen stessa a Panorama durante la presentazione del suo ultimo disco (L’abitudine di tornare è uscito a gennaio), che però non aveva mai scritto canzoni dedicate all’omosessualità. Almeno fino a Ottobre, contenuta nell’ultimo lavoro: “Trafelate ci alzavamo e con disinvoltura rientravamo in scena” dice il testo.
Ma spiega la Consoli: “In realtà non volevo trattare il tema dell’omosessualità, perchè è un argomento che non si deve trattare come un problema, ma come una tappa che si deve capire, conoscere”.
Ottobre è più una canzone sull’essere sè stessi, sulla necessità di fare scelte: “Piuttosto che il limbo/avrei scelto l’inferno/Fosse stato il prezzo della libertà”.

Carmen Consoli, a proposito di scegliere, ha deciso di dare tutto quello che ha nei testi delle canzoni e di non dare nulla della sua vita privata in pasto ai fan. Al punto che ha avuto un figlio (Carlo Giuseppe, nato il 10 luglio 2013) ma non ha mai voluto dire chi è il padre: “Il mio nucleo famigliare è composto da me, mio figlio e mia madre”.
Luca Madonia dei Denovo, che Carmen ha chiamato in scena durante i bis giovedì sera e ha definito Il mio Maestro, aveva commentato a suo tempo che non sapeva nemmeno della gravidanza.
Proprio giovedì la Consoli ha detto: “La vita mi ha insegnato a rassegnarmi alla dura realtà. Non so ballare, e avrei voluto fare la ballerina, e non so nemmeno fare l’animatrice di villaggi turistici”.
Il senso è che le vengono difficili le parole per presentare le sue canzoni.
Per presentare Esercito silente, Carmen Consoli ha preso in prestito da Peppino Impastato (“Un eroe dei nostri tempi”): “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”.
Impastato è stato ucciso dalla Mafia nel 1978. Aveva attaccato Cosa Nostra (che per molti allora nemmeno esisteva) dai microfoni di Radio Aut, definendo il boss Gaetano Badalamenti Tano Seduto.

La presentazione e l’esecuzione di Esercito silente sono stati tra i tanti momenti emozionanti del concerto di Carmen Consoli. E’ stato uno spettacolo al quale, lo dico subito, secondo me è mancata la chitarra di Santi Pulvirenti, che avevo ammirato dal vivo con Carmen in precedenza e che aveva la capacità di dare ai brani quel suono alla REM che appartiene a molte ballate di Carmen, che non a caso si è formata nei Moon Dog’s Party, un gruppo di cover dei REM. Sia chiaro: Massimo Roccaforte (co produttore della Consoli) è un bravissimo chitarrista e la stessa Consoli suona una signora chitarra ritmica. Però Pulvirenti secondo me dava un tocco in più: era un solista meno discreto di Roccaforte.
Carmen fa un intero pezzo di concerto, inclusa In bianco e nero, solo voce e chitarra acustica. Leggo nelle sue note biografiche che studia la chitarra da quando ha 9 anni (grazie a babbo Giuseppe, appassionato di blues) e non c’è dubbio che la padroneggi. Durante la registrazione di L’abitudine di tornare la Consoli ha però quasi sempre suonato il basso. In scena il fatto di essere tornata alla chitarra l’ha forse resa appena più ansiosa e, probabilmente per questo, anche un po’ statica.

Luciana Luccini (Mirko Cantelli)
Luciana Luccini (Mirko Cantelli)

La bassista dal vivo era Luciana Luccini, componente del gruppo dei Madama Lingerie, che si rifà alla new wave inglese degli anni ’80. La ritmica della prima parte del concerto era in effetti robustissima, degna dei Cure o dei Joy Division. Fiamma Cardani (che la Consoli presenta come dottoressa e in effetti è laureata in psicologia) era alla batteria. Per l’esecuzione di Geisha (più o meno a metà concerto) le 3 donne si sono trovate in scena da sole e la Consoli ha ghignato: “Questa sera saremo le vostre geishe”.
Luciana Luccini è anche la prima ad apparire in scena, in un inizio di concerto psichedelico e molto rock. L’apparizione di Luccini è anche abbastanza sexy. Al contrario, Carmen Consoli è in scena con un abbigliamento castigato (gonna sotto il ginocchio, per quanto in pelle e nonostante il tacco). Da mamma, più che da ribelle.

Anni fa, avrei provato ad analizzare come le donne si sono presentate in scena e valutato se dovevamo leggerci un messaggio. Ma anch’io, come Carmen Consoli, oggi osservo “con più distacco le cose”. Cerco di fare cronaca, non speculazione.
Resta il fatto che di Carmen Consoli non ho mai capito se tiene ad esaltare la sua indubbia avvenenza. Qualche anno fa, quando posò a seno nudo e in pose decisamente sexy, avrei certamente detto di sì. Anche il video ufficiale della title track del suo ultimo disco ha un inizio che indugia sulla (per altro abbastanza casta) scollatura di Carmen. Che poi, per il resto del video, si mostra con un maglioncino castigato che contrasta con i tacchi alti.
Forse faccio discorsi troppo da uomo. E in fondo Carmen Consoli non è che presenti personaggi maschili granchè positivi, quindi queste considerazioni potrebbero non farle piacere.
C’è comunque da dire che, in una intervista, Carmen ha detto che L’abitudine di tornare non è proprio una canzone contro il maschio fedifrago, ma vuole sottolineare che la donna che accetta di essere l’amante è colpevole almeno altrettanto. Non a caso, nella parte finale del video (mentre Carmen canta “Ma io non posso chiedere, io non devo chiedere, sarai tu a rispondere se vorrai”) l’uomo di latta ritorna a essere Luciana Luccini e a suonare il basso.

A Modena il pubblico ha adorato Carmen Consoli, che da parte sua ha offerto uno spettacolo di qualità ed estremamente maturo. In passato, aveva sempre scelto se impostare le serate sulla vena acustica, intimista o rock. Questa volta, ha portato in scena tutto.
Sarebbe stata una serata perfetta, con un’acustica migliore.

LA SCALETTA e TUTTE LE FOTO di MIRKO CANTELLI