Inizio a pubblicare i Diari del 2007

Diario di un cronista itinerante

Sono stato a lungo indeciso; pubblico prima i Diari del 2007 o le Cartoline dal World Baseball Classic del 2006? Perché in fondo, le Cartoline sono il primogenito dei Diari. Poi ho pensato che era giusto che questa rubrica avesse come conclusione quella che era stata pensata come conclusione. Per separare su questo sito i Diari dalle Cartoline, li ho addirittura categorizzati in maniera diversa (molti siti non categorizzano più le notizie, usano i tag, ma io tengo duro…): i Diari come Fiction e Pubblicazioni, le Cartoline le pubblicherò come Baseball. Penso comunque che attingerò sia a Diari che a Cartoline per il mio prossimo progetto, che stimo possa vedere la luce quest’inverno come e-book. Ma ne riparleremo. Anche perché sto prendendo un po’ troppi impegni e non vorrei finire col tirare qualche bidone.
Torniamo allora ai Diari e al 2007 e iniziamo dalla presentazione che venne fatta alla ripresa della rubrica su Baseball.it. Il testo l’ho editato io oggi, senza ovviamente alterarne la sostanza.

Anziani in camicia a fiori in servizio negli stadi: siamo in Florida a marzo
Anziani in camicia a fiori in servizio negli stadi: siamo in Florida a marzo

Dalla Florida all’Arizona, un viaggio a puntate attraverso il baseball d’America: storie, fatti, aneddoti e curiosità dai luoghi dove le squadre di Major si allenano in vista dell’opening day
Abbiamo pensato a chi non ha mai avuto il piacere di respirare l’atmosfera degli spring-training. A chi voleva conoscere fatti curiosi legati al passatempo nazionale americano prima dell’avvio della stagione regolare. A chi osserva il baseball d’oltreoceano con occhio stupito e attento. A chi piace leggere storie di baseball e di campioni.
Come redazione di Baseball.it abbiamo voluto offrire, a tutti i lettori di ogni età e agli appassionati veri, qualcosa che potesse far vivere – seppur indirettamente – le emozioni che solo la terra degli spring-training sa regalare. E abbiamo deciso di affidare questo viaggio a puntate attraverso il baseball americano a chi era lì in loco.
Il collega Riccardo Schiroli, dopo averci salutato per intraprendere altre strade professionali (è l’attuale Responsabile Comunicazione della FIBS), si è reso disponibile a condividere qualcosa in più del baseball USA, raccontandoci storie, fatti, aneddoti e curiosità che vanno ben oltre le mere partite in programma durante la preparazione primaverile.
Per l’occasione abbiamo quindi deciso di riaprire ben volentieri il diario americano di Riccardo. Sperando, in concomitanza con altre trasferte future, di poter tornare ad ospitare e leggere le sue acute cronache sul baseball a stelle e strisce. E dimenticando, per un attimo, tutto il resto che gira intorno a noi.
Lo staff di Baseball.it

Come chi frequenta questo sito sa, i rapporti tra me e lo staff di Baseball.it si sono irreparabilmente (dal mio punto di vista) rovinati qualche anno dopo, in occasione della campagna elettorale per il rinnovo delle cariche FIBS del 2012. Ne ho scritto su queste pagine virtuali.
Oggi posso dire che, forse, prima di proporre al direttore di Baseball.it Fantasia i miei scritti sul lavoro dell’Ufficio che dirigo, avrei dovuto leggere meglio quel preambolo. In cui mi si dice che “volentieri” Baseball.it ospiterà le mie “acute cronache sul baseball a stelle e strisce” (io non definirei mai degli articoli “acute cronache” e cercherei di evitare il più possibile il luogo comune “baseball a stelle e strisce”, ma questo è un altro discorso), oltretutto “dimenticando, per un attimo, tutto il resto”. Ma in effetti nel preambolo nulla si dice del destino che avrebbero miei scritti sull’attualità e sul baseball italiano, se mai mi venisse in mente di proporli.

Comunque, iniziamo. Il 2007 inizia orfano per il baseball mondiale. L’estate precedente è morto Aldo Notari e il 3 marzo è stato eletto alla Presidenza della IBAF lo statunitense Harvey Schiller. Ha battuto (58 voti contro 29) il cubano Reynaldo Gonzalez. L’australiano John Ostermeyer, storico rivale di Notari e dell’Italia, è il nuovo Segretario Generale dell’organizzazione. Non essendo molto bravi a leggere i loro stessi regolamenti (con il Presidente Europeo Miller eletto, il suo Primo Vicepresidente è a sua volta cooptato come Vice Presidente Continentale), Schiller e Ostermeyer si ritrovano nell’Esecutivo il Presidente italiano Riccardo Fraccari, loro oppositore in campagna elettorale.

13 marzo- Nel mondo degli Spring Training

Un paio di giorni fa ero in una camera d´albergo a Orlando (Florida) e stavo meditando sul fatto che gli impegni di lavoro mi avevano portato a toccare con mano l´atmosfera dello Spring Training sia in Florida che in Arizona. E´ stata la mia madeleine: come d´incanto mi sono rivisto nel mio ufficio di Teleducato Piacenza alle prese con i primi dubbi della direzione editoriale di Baseball.it. Potevo fidarmi di quella Claire Matthew con cui mi aveva messo in contatto Baseball America? Mi ero fidato e avevo deciso di pubblicare una serie di suoi articoli sullo Spring Training 2001, che avrei personalmente tradotto dall´Inglese. Se non ricordo male, fu la mia prima decisione da responsabile della parte editoriale del sito.
Ho pensato ai 3 anni successivi, ai tanti bei ricordi, alle amarezze delle mie ultime apparizioni su Baseball.it (soprattutto sul suo forum), alla decisione di auto sospendermi in occasione della campagna elettorale del 2004. Ho pensato che a quella auto-sospensione non aveva fatto seguito nemmeno un grazie a Baseball.it. Ho pensato che non poteva finire così. Ed è nata questa serie di articoli.
So benissimo che sto intraprendendo un´operazione rischiosa, ma ho 2 stimoli (egualmente forti) a non fermarmi di fronte a questo.
Il primo è il desiderio di chiudere in maniera ufficiale un periodo della mia vita professionale, ovvero la mia collaborazione a questo sito. Iniziai a scrivere per Baseball.it nella primavera del 2000 e ho smesso nell´autunno del 2004. Avevo smesso con l´intenzione di riprendere, ma le evidenti difficoltà ad accettare questo mio doppio ruolo che avevo ravvisato in chiunque, mi avevano fatto desistere. Non mi ha però mai convinto del tutto questa idea di svanire dalle pagine di Baseball.it, così ho sempre cercato di pensare a come poter dare al sito il mio addio ufficiale e oggi l´avrei trovato.
Il secondo stimolo è infatti raccontare quel che ho visto tra Arizona e Florida. Sono un giornalista, amo raccontare perchè mi sento al servizio dei lettori (e anche per quella dose di narcisismo che chi ama scrivere deve avere per forza) e credo di avere in mano delle belle storie che meritano di essere raccontate.
L´amico Filippo Fantasia, che è stato mio predecessore alla direzione editoriale del sito e che in questo ruolo si è ora nuovamente impegnato, mi ha scritto che: “La logica con cui pubblichiamo questi articoli non è tanto quella di mandare in scena l´ultimo tuo atto con Baseball.it, semmai proprio il contrario”.
Caro Filippo, diciamo allora che questo è l´ultima serie di articoli che scrivo per Baseball.it ricoprendo il ruolo di responsabile della comunicazione della Federazione. Quando quest´altro periodo della mia vita professionale finirà, certamente ci ritroveremo su queste pagine virtuali.
Buona lettura a tutti. Cercherò di portarvi dalla Florida all´Arizona, attraverso i miei occhi e i miei ricordi. Ma anche attraverso le mie convinzioni, le mie conoscenze. Viaggeremo attraverso l´America, come la immaginiamo, come la conosco io, come l´hanno raccontata altri più bravi di me. E se non lo avesse già detto Lou Gehrig, la chiusura di questa serie di impressioni sarebbe che: “Mi sento l´uomo più fortunato sulla terra”.

Va detto, per precisione, che pubblicherò un altro articolo su Baseball.it: il resoconto del Mondiale Juniores del 2008

14 marzo- Primavera nella Penisola fiorita

Walter O' Malley
Walter O’ Malley

Quando il conquistador spagnolo Ponce de Leon arrivò nella penisola che oggi noi conosciamo come Florida era la Pasqua del 1513. Visto che per gli spagnoli la festa della Resurrezione di Gesù Cristo si chiama Pascua florida, la penisola ebbe subito un nome. Ci volle però qualche secolo perchè la Florida iniziasse ad essere vista come quella terra delle opportunità che in effetti è.
La Florida aveva avuto una certa espansione economica prima della Grande Depressione del 1929 ed era diventata di considerevole importanza durante la seconda Guerra Mondiale, visto che la marina statunitense proprio in Florida aveva le sue basi.
E´ però il 1948 la data che cambia la vita dello stato. Con una decisione epocale, Walter O´Malley decide di portare i suoi Brooklyn Dodgers ad allenarsi a Vero Beach, una cittadina sonnacchiosa che aveva vissuto qualche anno in prima linea per la presenza di una base navale durante la Guerra. Dopo la fine del conflitto, l´esercito aveva lasciato quel che rimaneva della base alla città che, in poche parole, non sapeva che farsene.
E´l´imprenditore Bud Homan, al quale verrà successivamente dedicato lo stadio principale del complesso, ad avere la visione: gli ampi spazi liberi sono perfetti per costruire campi da baseball e le baracche dismesse possono essere trasformate negli alloggi dei giocatori. Nasce così Dodgertown, complesso che continua ad ospitare i Dodgers anche dopo il trasferimento della franchigia a Los Angeles, dismette le baracche nel 1973, diventa un centro congressi nel 1976.
Oggi sono 18 le squadre che svolgono il loro periodo di preparazione primaverile in Florida. Dal 2008 saranno 17, perchè i Dodgers si sposteranno in Arizona, con una decisione piuttosto logica (un´ora di aereo da Los Angeles, contro le 5 necessarie per arrivare a Orlando) ma certo dura da accettare per gli spiriti romantici. Tra i quali c´è quello del sottoscritto, almeno secondo un´autorevole personalità della dirigenza di questo sito (cioè Baseball.it).
Italia di Faraone non è nuova della zona. Ha lavorato nel 2002 a Port St. Lucie (casa dei Mets di New York), nel 2004 a Fort Lauderdale (nel complesso dei Cardinals) e nel 2006 a Lakeland (dove svolgono lo Spring Training i Tigers di Detroit). Ma a Orlando era stata solo per giocare le partite del primo World Baseball Classic.
La Florida è enorme, verde, piattissima (la massima vetta è poco più di 100 metri). In poche parole, se non avete una bussola l´unico modo per orientarvi è individuare con decisione i 4 punti cardinali abbinandoli a nomi di città che vi dicano qualcosa (ad esempio: Miami è a sud, rispetto a Orlando) e imparare bene a cosa corrispondono le uscite delle immense free way che attraversano lo Stato del sole. Avere i celeberrimi mall (gli abnormi centri commerciali americani) come punto di riferimento può essere utile, ma sinceramente anche piuttosto dispendioso, visto che ai mall in questione, oltre ad usarli come punto di riferimento, tenderete inevitabilmente a fermarvi.
Essere all´interno del Disney Wide World of Sports ha i suoi bei vantaggi. Il complesso è un vero e proprio paradiso del baseball, con una serie di campi (non sono stato a contarli, ma devono essere una decina, compreso lo stadio principale) curati in maniera quasi maniacale e uno staff gentilissimo che spunta dal nulla a bordo di macchinine da golf non appena vi possa sfiorare il dubbio di avere un´esigenza. In più a Disney c´è un altro vantaggio: l´inevitabile squadra di Grande Lega in allenamento (gli Atlanta Braves) è ospite e non padrona. Questo indubbiamente aiuta a sentirsi su un piano di tranquillizzante parità, quando si usano le strutture. Certo, c´è anche l´aspetto negativo. Non essendo gli Atlanta Braves a gestire la biglietteria delle loro amichevoli, farvi amico qualche giocatore o tecnico non sarà condizione sufficiente per entrare alle partite senza pagare.

16 marzo- Si fa presto a dire “Vado in Arizona”

La città di Tempe, Arizona
La città di Tempe, Arizona

Si fa presto a dire: “vado in Arizona”. In Arizona, dove? Perchè si tratta di un posto grandicello: esattamente 295.000 chilometri quadrati, appena un po´ meno dell´Italia.
Per fortuna, oggi c´è internet. E una ricerca, nemmeno ingegnandomi troppo, mi permette di scoprire che tutte le persone che devo incontrare le troverò attorno all´aeroporto “Sky Harbor” di Phoenix.
Così parto, con un volo America West Airlines e in tasca una prenotazione per un auto Avis. La prenotazione dell´albergo l´ho sdegnosamente rifiutata a causa del prezzo: 200 dollari a notte. Con la mia esperienza da globe-trotter, sono convinto di trovare di meglio.
Se permettete un consiglio, non arrivate mai in una città americana di notte in auto. Tutte le città degli Stati Uniti sono concepite per blocchi, con strade che percorrono il blocco in verticale e viali che lo attraversano in orizzontale, intersecandosi con altri viali e portandovi quindi ad altri blocchi. Con la luce del giorno, avete moltissimi punti di riferimento; di notte vi sembrerà invece di essere costantemente in una periferia poco sicura. Soprattutto se alla città in questione arrivate da una delle immense autostrade, che a vederle in un telefilm sono tanto funzionali, ma ad esserci in mezzo alla guida di una macchina col cambio automatico e con quei camion tipo Duel di Steven Spielberg che si avvicinano minacciosi, sembrano molto meno sicure. Oltretutto, gli americani vanno per file parallele. Se non segnalate con molto anticipo che avete intenzione di cambiare direzione, vi beccherete diversi accidenti e parecchie strombazzate. Ma voi non sarete nella condizione di segnalare per tempo che cambierete direzione, perchè non siete affatto sicuri di dove volete andare.
O meglio, una mezza idea ce l´avete. Lo stadio degli Angels è a Tempe e qualcuno che dovete incontrare è a Scottsdale. Quindi portarvi su Scottsdale Road a Tempe potrebbe essere un´idea brillante. Quando poi, appena lasciata la freeway, vi si para davanti un hotel Best Western adiacente ad un ristorante della catena Denny´s, voi che non avete cenato e cercate un albergo vi sentite come Cristoforo Colombo dopo che l´ha punto la prima zanzara. Infastidito (più Colombo, che si era attraversato l´Atlantico in nave, di voi, che comunque state vivendo una giornata lunga a causa del -2 ore di fuso orario), ma convinto di essere vicino alla meta.
Il Best Western è invece letteralmente invaso di ragazzi dal fisico statuario, che vanno e vengono dalla palestra: qualcuna delle organizzazioni di stanza nei pressi di Tempe lo ha sequestrato per i giocatori. Il Motel 6 che incontrate lungo Scottsdale Road è invece colonizzato da gruppi di amici di varie età che esibiscono cappellini degli Angels. Cominciate a preoccuparvi, quando all´Hampton Inn and Suites vi propongono una camera a 179 dollari a notte. La prendete senza pensarci. E subito dopo vi vergognate un po´ per aver rifiutato la comoda prenotazione a 200 dollari a notte.
Risolta la formalità della cena con una prudente camminata al vicino supermercato Seven/Eleven, iniziate a prendere contatto per le visite da compiere nei giorni seguenti. Il vostro primo obbiettivo è un promettente virgulto di scuola italiana, che a sentirlo al telefono sembra che in Arizona di sia nato: “Ma sì, è facile. Esci dalla freeway e poi prendi Mc Kelly“.
Mentre chiudete la conversazione con i saluti di rito, non avete il coraggio di formulare la domanda più ovvia: quale freeway?

Penso che si noti come il tono dei racconti sia passato dal battagliero dei primi Diari al malinconico. Non ho una spiegazione, ma è un fatto. In compenso, ho iniziato a documentarmi molto di più sulla storia dei luoghi che visito. A presto per gli altri 7 Diari del 2007