I Diari del 2004: quando ho iniziato ad arrabbiarmi

Diario di un cronista itinerante

In questa fase dei Diari del 2004, diciamo a metà della primavera, sono abbastanza arrabbiato: con il tempo atmosferico e con chi fa proclami “Esponendoli a gente che non è informata sull’argomento”. Probabilmente, intendevo riferirmi a quando si ottiene ragione con i numeri, fortificando le proprie tesi con il tanto consenso, ma ci si dimentica di specificare che è un consenso che viene da gente che non conosce l’argomento di discussione. Devo dire che lo trovo un passaggio interessante, perchè sono 10 anni che sono arrabbiato per questo stesso motivo…Sul finale, quando parlo di Mondiali e Olimpiadi, sono (purtroppo) anche profetico.
Ricomincio dal
10 maggio, giorno in cui Alessandro Labanti annunciava che Baseball.it, fino a quel punto uscito come supplemento di Datasport, diventava una testata giornalistica autonoma

10 maggio- Ve lo do io, il Global Warming

Per questo orso polare il disgelo è arrivato troppo presto. Effetto del Global Warming?
Per questo orso polare il disgelo è arrivato troppo presto. Effetto del Global Warming?

Mi dovete spiegare la storia del Global Warming.
E’ da qualche anno che sento che “non ci sono più gli inverni di una volta” perchè il buco nell’ozono riscalda la terra e si sciolgono le calotte polari. Personalmente, sono sensibile alle tematiche ambientali. Così lo scorso anno in Olanda, quando il termometro arrivava a 35 gradi e gli abitanti dei Paesi Bassi erano colti da isteria collettiva (loro sono abituati ad avere il riscaldamento acceso fino a giugno inoltrato), avevo preso buona nota del fatto che la temperatura del globo si era riscaldata in maniera irreparabile e mi chiedevo cosa potevo fare io, nel mio piccolo, a parte sostituire i deodoranti spray con quelli stick.
Venerdì scorso sono invece andato a Rho. Sono arrivato che il termometro della mia Renault Clio (sempre quella omologata da cronista itinerante) segnava 12 gradi. Così ho dato un’occhiata al calendario dell’agenda, che mi confermava in maniera ineluttabile che eravamo davvero a maggio, proprio lo stesso mese in cui fioriscono i peschi e tutte quelle cose lì. Durante la partita ho vissuto scene di tenerezza infinita, quando il regista di Global Television mi ha comunicato che avrebbe coperto la postazione, subito aggiungendo che “non è tanto per te, ma per il video”. La partita è comunque arrivata al nono inning e io sono ripartito. A quel punto, il termometro della mia Renault Clio segnava 7 gradi.
Chiedo quindi ufficialmente che si parli di un effetto collaterale del buco nell’ozono chiamato Global Cooling, perchè a maggio non è normale che ci sia questo freddo e immagino che le calotte polari si siano rafforzate. Già un’altra volta avevo affermato che un’estate particolarmente calda o una primavera troppo anticipata col Global Warming c’entrano poco. Va bene fare attenzione, ma non è che dobbiamo sempre e per forza credere a tutto quanto di catastrofico ci viene proposto. A questo proposito voglio segnalare un libro nel quale l’autore si pone i miei stessi dubbi sul Global Warming e altre catastrofi annunciate. Se gli sia venuto in mente di scriverlo patendo freddo in uno stadio da baseball, non ve lo so però dire. (il libro è Global Warming and other myths e nell’articolo originario c’era un link al sito www.globalwarming.org, che oggi risulta inattivo; mi preoccupa un po’ che il mio scetticismo di allora sembra rimandare alle posizioni dell’insopportabile euroscettico inglese Nigel Farage)
A proposito di venerdì scorso, sono rimasto molto favorevolmente impressionato dal Paternò. Mi è sembrata una squadra davvero solida. Ergo, ho deciso che sono da oggi tifoso ufficiale dei Warriors, il che dovrebbe mettere d’accordo tutti quelli che si preoccupano delle mie simpatie personali in fatto di squadre di baseball. Il Paternò non preoccupa nessuno, per ora. Dico per ora perchè, per come si è messa la classifica, non vorrei mai che alla fine della stagione regolare lo ritrovassimo più in alto del previsto. Intanto, se vi capita, quando il Paternò viene dalle vostre parti andate a vederlo. Perchè di campioni come Casimiro non è che il nostro campionato pulluli e una palla veloce come quella di Josè Sanchez non è propriamente comune.
Sono in fremente attesa. Fremo per sapere se nel 2005 avremo 2 Campionati del Mondo di baseball, oppure 1 o magari nessuno. Lasciatemelo dire, la situazione sarebbe grottesca se non fosse triste. La Major League Baseball sta progettando un suo mondiale (quello vero, con i giocatori di Grande Lega e tutto), ma per tutta risposta la Federazione Mondiale ha ribadito che l’unico Mondiale che ci sarà nel 2005 si svolgerà in Olanda a settembre. Dall’Olanda, trionfanti, annunciano che la Major League lascerà liberi giocatori di primo piano per l’occasione. Se ho quindi capito bene, la Major League si è beccata un no per denominare il suo torneo Campionato del Mondo, lo farà lo stesso e lascerà andare i suoi giocatori a un altro Mondiale, messo in calendario in un periodo nel quale non solo la regular season di Grande Lega è in corso, ma i roster sono di 40 giocatori e non 25.
Nel contempo, abbiamo un calendario internazionale che prevede anche un Mondiale Universitario, una Coppa Intercontinentale e, incidentalmente, un’Olimpiade. Sembra che la soluzione a questo affollamento sia stata trovata: farsi cacciare dalle Olimpiadi. In effetti, le organizzazioni internazionali del baseball si stanno a questo proposito impegnando e la loro dedizione per raggiungere lo scopo appare encomiabile. (Può sembrare che io voglia fare dello spirito acido, ma purtroppo succederà sul serio che il baseball verrà escluso dai Giochi)

18 maggio- Qui nasce il mito del Ciavuscolo

Il Ciavuscolo o Ciauscolo
Il Ciavuscolo o Ciauscolo

Dopo il tormentone del Cacciucco (con 2 c o anche una, fa lo stesso) si sta preparando quello del Ciavuscolo (che, a voler sottilizzare, si dovrebbe scrivere Ciauscolo…)
Nome sinceramente strepitoso, si tratta di un salume (tipico marchigiano) che ho assaggiato ieri per la prima volta a Montegranaro. Ma subito dopo averlo mangiato mi sono chiesto come sia stato possibile che io non lo abbia mai sentito nominare. I Vertici Federali ne hanno fatto letterale scempio, decantandone le doti con aulica enfasi e a tal punto che di Ciavuscolo c’è stato fatto immediato omaggio. Quando a mia moglie ho detto al telefono “mi hanno regalato un affare che si chiama Ciavuscolo” si sono levate urla di approvazione altissime e la signora ha interrotto immediatamente la comunicazione per informare il di lei padre del miracolo.
Sono sinceramente sorpreso.
Ma il Ciavuscolo non è l’unica cosa ad avermi sorpreso della visita nelle Marche, dove ho scoperto che non è così obbligatorio fare le cose male nel baseball e nel softball, come si arguirebbe ascoltando certe posizioni del tipo “ma qui in Italia è diverso”.
Partendo dal concetto del Farm System americano, la società Unione Picena ne ha realizzato una sua versione, unendo le forze di diversi Comuni e creando una struttura organizzativa professionale. Non facciamo qui in conti in tasca a nessuno, ma la zona (che è ricca, sia chiaro) conta su un bacino di utenza di 60.000 persone. Che risultati si potrebbero ottenere seguendo questo esempio in realtà che hanno Capoluoghi di Provincia alla guida? Spero che la realtà Unione Picena qualcuno la vorrà studiare.
A proposito del concetto che “qui in Italia è diverso”, ho letto un’intervista alla scrittrice africana Aminata Traorè (del Mali), che è in Italia fino a venerdì.
“L’Africa non è povera” sostiene “Ma se ci si sente mendicanti, ci si comporta da mendicanti”
La Traorè chiede all’Africa e alla gente africana di non pensare che “il denaro possa risolvere tutti i problemi” e di fare tesoro della vera ricchezza del Continente, ovvero “la tradizione” e i “legami sociali”.
Non bocciate subito come ardito il mio parallelo. Non è forse vero che anche “noi del baseball” ci sentiamo così? Siamo quelli con meno soldi, meno visibilità, più difficili da capire, con le partite più lunghe. E per tanto tempo abbiamo trovato che ci fosse qualcosa di glorioso in tutto ciò. Beh, non c’è. C’è molto più eroismo nell’essere normali, ovvero confrontarsi costantemente con gli altri, che nell’essere unici a modo nostro, il che significa farsi i cavoli propri. Finchè dura.
La Federazione Mondiale (IBAF) ha divulgato la notizia che il baseball sarà alle Olimpiadi di Pechino. Non è per interpretare sempre il ruolo di quello che rompe le scatole, ma in realtà iL CIO non poteva decidere di escludere il baseball o il softball o qualsiasi altro sport a Pechino perchè non ci sono i tempi tecnici per farlo, secondo le regole che il CIO si è dato. Ci saranno in vista delle Olimpiadi 2012, però. La lotta per rimanere uno sport olimpico è appena iniziata.

24 maggio- Anche il baseball ha le sue leggende metropolitane

Ho controllato l’estratto conto delle mie 2 carte di credito e il responso è tristissimo. Ho sostenuto solo spese per: acquisto carburante, pedaggi autostradali e acquisto di cibo. Le località sono (da sud a nord/nord est) Nettuno, Livorno, Tirrenia, Parma, Modena, Bologna, …e, passando a nord ovest, Rho. Si tratta della linea ideale lungo la quale si muove il vostro beneamato cronista itinerante. Tutte le mie spese del mese di aprile sono state dedicate agli spostamente baseballistici e alla quota necessaria a sopravvivere in questi luoghi.
Che dire? Forse che il baseball sta facendo di me un uomo virtuoso
Una delle scene più belle della mia carriera di uomo di baseball l’ho vista a Parma sabato scorso. Al secondo colto rubando di Parisi (catcher del Parma e della nazionale) un tifoso si è alzato e ha gridato “Bravo Vincent…e dov’è Lenny adesso!”.
Il riferimento era ad una ben nota (a noi che lo frequentiamo) polemica sviluppatasi sul forum di questo sito (cioè, Baseball.it del 2004). Nonostante molti mi chiedano “ma chi te lo fa fare di frequentare quel forum” io sono convinto della necessità di un luogo di discussione virtuale. Certo, il forum mi ha insegnato anche parecchio. Che non è la stessa cosa discutere se si fa parte della Federazione, ad esempio. Che certuni sono tollerabili (quasi simpatici) a voce ma se si passa alle parole scritte mi danno l’orticaria. Che altri non li ho mai tollerati a voce e a parole scritte mi danno il voltastomaco. Ma questi sono, in linea di massima, problemi miei.
Quel che voglio evidenziare qui è che il baseball italiano ha bisogno di discutere e di confrontarsi, ha bisogno di tramandare informazioni e conoscenza. Il forum di Baseball.it non funziona sempre bene. Anzi, c’è stato un periodo in cui funzionava malissimo (non parlo dell’aspetto informatico) e io avevo deciso di astenermi dal partecipare. Ma non ce l’ho fatta a resistere e sono tornato.
E’ meglio il forum, con le inevitabili polemiche che si porta dietro, delle leggende metropolitane che circolerebbero ancora di più se non fosse dato modo (a me o ad altri) di smentirle.
Non se ne è mai parlato nel forum, ma la madre di tutte le boiate fu la notizia che la Federazione aveva sottoscritto un rapporto con Baseball.it su base triennale e per il valore di 1.5 miliardi delle vecchie lire. Ce lo vedete voi Alessandro Labanti col cappello da petroliere texano e il sigaro (accessori fondamentali per chi ha in tasca 1.5 miliardi di lire) sbattersi per fare il restyling della Home Page?
Se mai incasseremo 1.5 miliardi delle vecchie lire, credo che io e Alessandro Labanti compreremo una squadra. Da come piangono tutti coloro che gestiscono squadre di baseball, dovremmo cavarcela con poco. Chiederemo a quel punto a chi aveva già trovato uno sponsor per il campionato (a proposito di leggende metropolitane…) e se lo è visto rifiutare dalla Federazione, di recuperare quel contatto. Io mi riserverei il ruolo di General Manager, con Labanti presidente. A trovare allenatori più bravi di quelli che allenano non dovremmo fare fatica (sempre stando a quel che si legge sul forum…). Per quel che riguarda i giocatori, ci basterà prendere tutti quelli scartati dalle nazionali per averne di fortissimi. E Ball02 (lo avevate dimenticato, eh?) sarebbe il nostro Addetto Stampa.

31 maggio- Star Trek e il baseball: altre similitudini

La Convention dei fan di Star Trek (o STICCon) a Bellaria
La Convention dei fan di Star Trek (o STICCon) a Bellaria

Sconsolato, sto osservando la mia scrivania. Ho appena rovesciato una lattina di birra sui fogli che tengo, in ordine apparentemente sparso, accanto al mio computer. Probabilmente perso per sempre è andato un preventivo per una cena. Stessa fine ha fatto il modulo per il rinnovo delle cariche in seno all’Ordine dei Giornalisti (poco male, tanto le elezioni erano un paio di settimane fa). Mentre si è salvato il tesserino che certifica la mia iscrizione al CNT come tecnico di baseball. Sì, siamo in parecchi in quell’elenco: giornalisti, panettieri sedicenti giocatori di golf, ragionieri, commercianti, impiegati, venditori. Forse c’è anche qualche allenatore, a ben pensarci. Ma questo è un altro discorso.
Ho trovato un ambiente simile a quello del baseball a Bellaria, dove ho frequentato la Convention dei fan di Star Trek. Anche lì basta mettersi una divisa per crearsi un universo proprio, attribuirsi delle cariche e sentirsi importanti. Cosa si sa fare, importa poco. Quel che conta di più è avere qualcuno che certifichi una certa abilità in un determinato momento e in un determinato luogo. Quando si esce da quel luogo si rinuncia naturalmente alla competenza, ci si toglie la divisa e si torna a fare quello che si faceva prima (il pane, scrivere articoli, fare dichiarazioni dei redditi, vendere magliette o magari ascensori) in attesa che si apra il prossimo universo parallelo.
Il baseball (e il softball) e Star Trek c’entrano comunque poco. Il baseball è un gioco, Star Trek un telefilm diventato film. Cosa li ritengano i vari paria che si sono attaccati al loro successo come sanguisughe è un altro discorso.
Ad esempio, un regista americano che ha girato 2 o 3 documentari sui fan di Star Trek si lamentava del fatto che ci sono un po’ troppi telefilm e film e che quindi i fan sono impegnati a guardarli e il suo lavoro ha meno attenzioni del giusto. Come dire che parlare di Star Trek è diventato più importante della saga in sè. Roba da matti, eh?
Non troppo, se si pensa ai parterre dei nostri stadi da baseball. Che sono veri e propri circoli di vip che vivono la partita e lo sport artificiosamente. Che ci sia una persona o 1000 sulle tribune poco importa. Che si giochi bene o male in campo, pure.
Che ci sia poca lucidità lo dimostra un fatto: parecchi mi rivolgono la parola mentre sto registrando il commento della partita che viene distribuita alle televisioni private. Viviamo in un mondo delle fiabe, quindi probabilmente la percezione è che il mio commento sia un’illusione.
Comunque io sono un fan di Star Trek. Non indosso la divisa, ma mi sono fatto 2 ore di fila per avere l’autografo dell’attrice Nana Visitor, che intepretava in Deep Space Nine il Maggiore Kira. Capitato davanti alla signora Visitor, ho cambiato idea 100 volte su cosa dire, poi mi sono emozionato e ho detto “Ciaaaoooo”. E me ne sono andato come uno scolaretto.
Sono anche uno del baseball, che passa ore intere sul forum. Molti mi hanno detto di lasciar perdere, compresa l’amica degli sms, che ha così fatto un grande rientro. Ma io sono convinto di dover convincere tutti delle mie idee. E non posso smettere proprio adesso.
In conclusione, una segnalazione gastronomica per la Guida Panda. A Santarcangelo ho cenato al Ristorante Arcangelo: creativo e di eccellente qualità, anche se ha curiosamente ammesso di acquistare il pesce in Sicilia (col porto di Rimini a 10 chilometri). E raccomandatissimo per i Vertici Federali, visto che in menu presenta il rarissimo sorbetto alla mela verde con Calvados, che andiamo cercando per tutta Italia da 2 anni abbondanti.

Inserisco a questo punto solo un estratto del Diario del 7 giugno per ricordare una esperienza molto istruttiva e il Professore di Educazione Fisica Giuseppe Ramenghi, che mi ha dato l’occasione di viverla.

Giovedì scorso è stata messa a dura prova la fiducia che ho nei miei mezzi di uomo di baseball.
Al mattino ero in Valle Strona, ai confini con la Svizzera, dove si svolgeva un torneo dimostrativo di baseball tra studenti delle scuole medie. Mi sono offerto come arbitro (già ero l’annunciatore…) e pensavo che sarebbe stata una mattina tranquilla. Beh, mi sbagliavo. I ragazzini mi hanno dapprima imbrogliato (una squadra faceva battere sempre i 2 o 3 migliori, l’altra per un po’ ha cercato di fare lo stesso, poi si è data alla delazione) e poi contestato per un paio di chiamate. Neanche a farlo apposta, infatti, la finale si è chiusa dopo 2 riprese supplementari e un divario di un punto.

23 giugno- Il baseball italiano ha un posto nell’anima?

La locandina de "Il posto dell'anima"
La locandina de “Il posto dell’anima”

Ho finalmente visto il film Il posto dell’anima, che tempo fa venne segnalato per la presenza del baseball all’interno della sceneggiatura, cosa indubbiamente rara per un film italiano. Non saprei dove rintracciare così su due piedi il regista Riccardo Milani per chiedergli come mai, per cui mi accontenterò delle mie impressioni.
Il personaggio di Mario (l’attore Claudio Santamaria) è legato a doppio filo al baseball. Ha un figlio che gioca, usa ripetutamente una mazza come corredo di esplosioni di ira e, alla vigilia di un viaggio in America, si lascia addirittura andare ad un “se c’è tempo, vorrei proprio vedere una partita di baseball“.
Il posto dell’anima è un film drammatico. Anzi, forse è una commedia amara. Si occupa di un gruppo di operai che perdono il lavoro, della loro lotta per conservarlo. Si occupa anche delle contraddizioni di un Paese nel quale molte categorie stanno perdendo una loro identità, nel quale c’è una classe dirigente che parla materialmente una lingua diversa dal cosiddetto popolo, nel quale nonostante tutto molti conoscono dell’Inglese solo le parole delle canzoni pop. E in questo si inserisce il baseball: la novità, la disciplina che non fa parte della nostra tradizione.
Milani propone poche scene di baseball e lo fa mettendo in campo i bambini. Se non ricordo male, i figuranti sono ragazzi di una società di Chieti. E l’immagine del baseball giovanile che esce dal film è eccellente. I ragazzi giocano seri, con belle divise e ammirati da genitori/tifosi entusiasti e tutt’altro che litigiosi.
Nel finale del film addirittura è palese la contrapposizione tra l’ambiente sereno della partita e i pensieri foschi dei 3 protagonisti principali. “Anche qui?” si chiede la moglie di Mario.
Il posto dell’anima è però solo un film. Dopo aver concluso la visione (quasi commosso: vi consiglio, e non per le scene di baseball, di non perdervelo) mi sono subito re immerso in veleni sulla nazionale juniores che convoca un oriundo di 16 anni, in veleni sulla trasmissione della Coppa dei Campioni su Sky perchè “dovevamo sentire in maniera diversa l’evento”, in veleni su come vengono svolte le selezioni regionali, in veleni sul calendario di Serie A che non ha messo la Fortitudo Bologna nelle migliori condizioni per affrontare la Coppa Campioni.
E’ davvero questo il baseball italiano? Pieno di veleni, senza memoria, desideroso di lamentarsi (non importa di che cosa, basta lamentarsi). Vorrei dire di no. Ma sto perdendo la speranza.

Chiudo questa parte dei Diari del 2004 con un estratto da quello del 5 luglio dedicato allo scrittore americano Jay Mc Inerney

Rileggendo Le mille luci di New York di Jay Mc Inerney (sono passati 20 anni da quando lo presi in mano la prima volta…) ho notato con una certa attenzione la descrizione del reparto verifica dei fatti di una importante rivista. Il personaggio principale del libro lavora in questo reparto e descrive il suo lavoro come importantissimo, metodico, difficile. Nella sostanza, questo reparto verifica che quanto gli autori affermano nei loro articoli sia vero. O almeno suffragato da una certa evidenza.
Ci credo che è difficile. E mi verrebbe da dire una cattiveria: se esistesse nelle riviste italiane questo reparto, le riviste non andrebbero mai in edicola. Ma mi sembra eccessivamente cattiva, questa affermazione. Quindi mi limiterò a dire che se si esigesse da alcuni cronisti di baseball di mia conoscenza, la verifica dei fatti, non avrebbero mai scritto un articolo.
Leggo Mc Inerney e mi si ferma lo sguardo su alcune frasi. Vi voglio lasciare con un piccolo collage: “Eri convinto dell’importanza del tuo lavoro. Avevi conosciuto persone che ammiravi da un’intera vita (…) Qualcosa cambiò. Ad un certo punto smettesti di accelerare” (Questa mi fa più pensare al 2014, che al 2004….)