I Diari del 2003: Panama

Diario di un cronista itinerante

Quando sono partito da L’Avana per Panama City, ero convinto che avrei vissuto la mia più grande esperienza professionale. E in effetti, fino a quell’autunno del 2003, posso tranquillamente dire che lo era stata. Poi sono stato sufficientemente fortunato da farne di più importanti. Ma se rivedo il me stesso di allora, l’entusiasmo con cui mi avvicinavo a qualsiasi esperienza, la voglia che avevo di condividere quello che stavo vivendo, mi si apre davvero il cuore. Sono stati giorni fantastici.

30 ottobre- Il cronista itinerante è a Panama

Il Malecon di Panama City
Il Malecon di Panama City

Se mi resterà un solo ricordo di Panama di certo sarà il caldo. E’ umido, appicicaticcio, persistente. Per usare una parola sola: mostruoso. Sudo, sudo e poi ancora sudo. Di giorno e di notte, quando è un continuo andirivieni tra il giaciglio e il condizionatore d’aria per trovare la temperatura giusta. Diamo tempo al tempo, spero di adattarmi.
Sono qui da poco più di 24 ore ma mi sono già fatto una bella idea di Panama City, la capitale di El Istmo. Intanto, i panamensi abitano quasi tutti qui. Il paese ha 3 milioni di residenti, qui ce ne dovrebbero essere circa 2 milioni.
Panamensi può rischiare di essere una definizione poco accurata, visto che siamo in presenza del più classico dei melting pot. Ho riconosciuto l’etnia dei Maya, quella azteca, ci sono naturalmente i bianchi (c’è anche una comunità italiana), i neri di origine africana e gli orientali. Come in ogni buon paese americano che si rispetti, gli asiatici sono naturalmente i gestori di quei negozi in cui si vende di tutto, dai fazzoletti di carta al veleno per topi. Quelli che quasi sempre vengono svaligiati nei film di serie B, per capirci.
Una cosa che non mi aspettavo di Panama è che il mio telefono cellulare non funzionasse. Io pensavo di avere l’ultimo ritrovato della tecnica (e anche la sua casa costruttrice, che lo pubblicizza come “il telefono per chiamare in tutti e 5 i continenti”) e quando ho visto che non trovava alcun operatore, mi ha un po’ preso il panico. Ho ignorato l’autista che mi stava portando all’albergo, le sue spiegazioni su la prima città di Panama (distrutta ad inizio 1600, direi dagli Inglesi, ma non ci giurerei) e ho dato segni di vita solo quando mi ha detto che nel 2003 ricorre il centenario della Repubblica.
Ovviamente, al telefono che non funzionava ci ho dormito su. Non prima di essermi orientato nel numero improponibile di canali televisivi che offre la mia stanza d’albergo. Se ne vedono di tutte le parti: Costarica, Colombia, Messico, Cile…naturalmente Panama. Nel mondo del terzo millennio questo è un bel rischio: arrivare dall’altro capo del mondo e accontentarsi di accendere il televisore…
Sconcertante è stato il mio approccio alla TV nazionale di Panama. Accendo e ti spunta Aldo Notari, bello sorridente. “Ma cos’è, TV Parma” ho detto ad alta voce. Poi Notari si è messo a parlare in Spagnolo delle Qualificazioni Olimpiche e ho capito che l’intervista era stata registrata a Cuba.
Di canali italiani non ce ne sono. Ma uno dei vari taxisti che accompagnano le mie giornate (il taxi è pressochè l’unico mezzo di trasporto sul quale mi sembra di poter contare) mi ha detto di non preoccuparmi che domenica su ESPN c’è il campionato italiano di calcio e che, se per caso domenica voglio dormire, lunedì la TV di Panama fa rivedere tutti i gol.
Qui a Panama di calcio sono appassionatissimi. Mentre cenavo, al ristorante stavano trasmettendo un commovente Panama-Santa Lucia (un’isola dei Caraibi) nella quale i giocatori di Panama facevano sempre gol. E quelli di Santa Lucia, dal 7-0 in poi, ridevano.
Dicevamo del mio cellulare. Dopo aver visitato sia la Bell South che la Cable & Wireless (le 2 compagnie di telefonia mobile) il verdetto è stato impietoso. Qui i cellulari funzionano sugli 800 mega hertz. Il mio telefono copre 900, 1800 e 1900. Saprà poi dirmi il mio amico degli sms (e maggior possessore di telefoni cellulari del mondo occidentale) perchè è spuntata questa frequenza che io non conoscevo. Ah, ovviamente non me lo potrà dire via sms fino al 12 novembre. Questo è un messaggio privato, rivolto a lui e alla mia amica degli sms, che in un messaggio da me ricevuto a Cuba dichiarava di non aver mai affermato che si sarebbe ritirata se le amiche fossero arrivate a 3. Riporto correttamente la rettifica.
Dal punto di vista culinario, Panama promette di darmi soddisfazioni notevoli. Questa sera ho mangiato in un posto che si chiama La cascada e che si vanta di essere il più grosso ristorante del Centro America (572 posti a sedere non sono in effetti pochissimi; oggi questo posto leggendario a chiuso, a seguito di lavori di ristrutturazione della zona). Bene: grigliata mista che ho fatto fatica a finire e birra a volontà per 14 dollari, mancia compresa. Direi che posso essere soddisfatto.
Meno soddisfatto sono del contatto avuto con gli organizzatori del torneo pre olimpico. Volevo passare oggi pomeriggio dallo stadio per accreditarmi e capire chi in effetti partecipa, ma non mi hanno palesemente voluto e mi hanno invitato a passare domani mattina. Comunque, vi posso dire che a parlare in Spagnolo per telefono sono uno spettacolo.
Su segnalazione del web master Alessandro Labanti ho scoperto che è stata aperta una discussione sul forum sul mio addio. Un po’ mi fa piacere, ma non tornerò sulla mia decisione. Mi preme però puntualizzare un paio di cose:
1) Ovviamente io sono pagato dalla FIBS. Come potrei stare in giro per il mondo mesi interi, se non facessi questo di professione? Se poi ritenete che io sia fortunato, bene: lo penso anch’io. Non ho mai sognato di fare altro nella vita e cerco di farlo al meglio possibile. Per me il meglio possibile comprendeva anche cercare di far sentire il palazzo più vicino, dare spiegazioni di prima mano agli appassionati del forum. Ma evidentemente mi sbagliavo.
2) Noto che è duro a comprendersi il concetto che io lavoro per la FIBS ma resto un libero professionista. Se serve, posso pubblicare il mio contratto. Ma è una cosa estremamente normale. Io sono un consulente, un tecnico. Non sono nè un dirigente, nè un impiegato, nè qualcuno che è stato eletto. Spero di essere stato chiaro. E comunque, la FIBS non è la Santa Inquisizione, la P2 e nemmeno i Boy Scout. Non ci sono riti di ammissione, Grandi Fratelli a cui prestare giuramenti. C’è gente che lavora, cercando di fare il meglio, e magari sorridendo oggi un po’ più spesso di prima.
Già che ci sono, li abbraccio tutti da El Istmo.

2 novembre- Sette ore sono troppe per tutti

Lo scrittore cubano Pedro Juan Gutierrez
Lo scrittore cubano Pedro Juan Gutierrez

Adesso che sono una stella della televisione panamense, le cose vanno in maniera decisamente diversa.
Tutto è nato perchè avevo bisogno della certezza di ritornare tutte le sere in albergo. Lo stadio Nacional, dove si gioca la maggioranza delle partite, è letteralmente nel bel mezzo di…nulla: non una casa o un negozio nel giro di almeno 4 o 5 chilometri. Un radiocronista di Radio Mundo, pittoresca emittente locale di quelle cha fanno le cronache a 6 o 7 voci proprio come vi immaginereste succeda in America Latina, mi ha proposto di barattare alcuni dei trasporti (rimando ad un altro Diario più informazioni sulla doppia attività del collega) con miei commenti presso un canale televisivo in cui lavora un suo amico (si chiama RCM e non sembra nemmeno troppo piccolo). La proposta mi allettava, ma ho voluto premettere che il mio Spagnolo non mi sembrava all’altezza. “No, no” mi ha detto lui “te se intiende claro“. Il che non vuole assolutamente dire che parlo bene, ma al limite che mi faccio capire.
Il fatto è che sono piaciuto e, dopo la prima apparizione, mi è stato proposto di prestare la mia voce di opionionista sia alla televisione che alla radio dello stesso gruppo. Vedrò che compenso chiedere, sempre in natura, è ovvio. Pensavo a qualche pasto o ad un cappellino della nazionale di Panama, per intenderci.
I cronisti panamensi fanno cose che al vostro cronista itinerante non sarebbero mai venute in mente. Ad esempio, danno la mano in onda agli ospiti prima di iniziare la trasmissione e alla fine. Cosa che è anche normale, a pensarci bene. Da noi, quando si saluta un ospite, ci si guarda per quei 15, 20 lunghissimi secondi e non si sa cosa fare. Ci si sorride da vecchi amici e poi, spente le luci, subentra un imbarazzante silenzio formale. Lì almeno, spente le luci, quella stretta di mano aveva sancito qualcosa.
La mia amica degli sms (oggi, per motivi tecnici, semmai amica delle e-mail) mi ha dato una notizia quantomeno curiosa: si è iscritta ad un corso di danza del ventre. Ci ho pensato e non capisco lo scopo di iscriversi ad un corso del genere, a meno che non si voglia abbracciare la carriera di ballerina di danza del ventre. Attività che in Italia non vedo per altro diffusissima e foriera di particolari soddisfazioni. A meno che la mia amica non pensi ad esibizioni private. E mi fermo qui.
Comunque, quale ne sia lo scopo, sempre meglio partecipare a corsi di danza del ventre che mandare e mail spam alla gente che si collega a Internet da Panama per riceverle, come sta facendo il mio amico degli sms. Potete aiutarmi a fermarlo?
Molte cose qui a Panama sono molto diverse a quello cui io sono abituato. L’atteggiamento con cui la gente guarda la partita, ad esempio. E’ tutto un commentare, un parlare con il vicino di posto. Spesso in termini estremamente critici, per la verità.
A dir poco sensazionali sono i venditori, che hanno un atteggiamento aggressivo ai limiti dell’intimidatorio: hotdoghotdoghotdog vi gridano nelle orecchie. Oppure: cervezafresca, frescafresca…l’ultima cerveza frescafrescafresca. A seguire una partita intera in mezzo al pubblico, c’è da finire col mal di testa. D’altra parte, i posti per la stampa sono in piccionaia, altissimi, senza aria condizionata e al chiuso. Da lì non si accede al bar se non uscendo e rientrando nella sezione del pubblico.
Per piovere, piove. Quando comincia (per 2 giorni consecutivi esattamente dopo la prima metà della prima ripresa…) scroscia che è un piacere. L’efficienza con cui il personale dello stadio Nacional copre il terreno e lo rende presentabile nell’arco di un’ora dopo la fine della precipitazione è sorprendente. Purtroppo però la pioggia ha una marcia in più, nel senso che la partita tra Portorico e Canada è durata (mettendoci le 2 interruzioni) 7 ore.
Il periodo tra le 2 interruzioni è stato allucinante. “Ti annoi?” mi ha chiesto una segretaria della COPABE (Federazione delle Americhe), la stessa che non trovava la mia foto il primo giorno e che deve essere specializzata in questo tipo di uscite particolarmente brillanti. “No” ho risposto in Italiano “E’ la mia aspirazione stare a guardare i temporali tropicali”. Ha riso (chissà cos’ha capito) e poi si è messa a parlare in Inglese, spiegandomi che quando piove sua madre ha l’abitudine di mettere fuori dalla porta un bicchiere con dentro una forchetta e un coltello incrociati. “Non ci crederai, ma fa smettere di piovere”. In effetti, non ci credo.
Diciamolo, l’organizzazione è quello che è. Mi è toccato persino sentir dire “Dovrebbero imparare dai cubani” ma mi sembra un’espressione un tantino forte. Posso capire che si abbia nostalgia di Cuba per tante cose, ma affermare che mi manchi l’organizzazione della Isla linda sarebbe azzardato. E poi almeno qui si gioca su campi da baseball e non di patate, come era quello della Ciudad Deportiva de L’Avana.
Comunque, è bene dirlo con forza. Se a livello internazionale il baseball vuole coinvolgere organizzazioni come la Major League Baseball o le Grandi Leghe giapponesi non può offrire tornei come questo, nel quale si ritirano 4 squadre su 13 (una, le Bahamas, addirittura dichiarando “stiamo arrivando” fino a ieri) e la formula è completamente pazzesca. Si assegna la qualificazione alle Olimpiadi ad eliminazione diretta e si gioca una finale priva di un qualsiasi senso agonistico, visto che entrambe le formazioni che la disputeranno il loro scopo (partecipare ai Giochi) lo avranno già ottenuto. L’ultimo giorno del torneo conta meno del primo, per intenderci. Oltretutto, per il fatto che le Bahamas si sono ritirate, nel gruppo ‘A’ Canada, Cuba, Messico e Portorico sono tutte qualificate e le partite della prima fase servono solo a stabilire il piazzamento. Ma chi è che ha queste idee così brillanti?
Pensavo a Cuba ieri. Ne ho parlato a lungo con un collega portoricano (che deve essere stato parecchio contento della mia compagnia, visto che mi ha pure offerto la cena) e mi è venuto in mente che a qualcuno non è piaciuta l’immagine che ho dato io dell’isola. Allora vi propongo una versione che non si discosta dalla mia. Anzi.
Ho con me il libro Carne di cane di Pedro Juan Gutierrez, scrittore cubano che ho già citato e che trovo grande, gradissimo, un vero e proprio Hemingway del 2000. La sua prosa è sublime. Ecco come parla della sua isola: “Ricordo quel periodo noioso, quindici anni fa (…) Non succedeva mai niente. Eravamo tutti buoni e corretti, obbedienti, disciplinati. Ora invece è il contrario: siamo tutti cattivi e scorretti. Le donne, quasi tutte puttane, il resto della gente cinica e perversa. Tutti disperati in una corsa pazza e sfrenata dietro al nostro dollaro quotidiano (…)”.
Pedro Juan Gutierrez ha poco più di 50 anni e risiede a Cuba.
Oggi è domenica 2 novembre, giorno dei morti, come dicono dalle mie parti.
A Parma il 2 novembre nelle pasticcerie si trovano dei dolcetti che, con abitudine un po’ macabra, sono ribattezzati ossa dei morti. Qui è tutto chiuso, non si possono nemmeno comprare alcolici. Il coprifuoco finirà a mezzanotte, quando inizieranno i festeggiamenti per il centenario dell’indipendenza di Panama dalla Colombia. Devo esserci a tutti i costi.

Dopo la prima partita a eliminazione diretta, il Messico fa fuori gli Stati Uniti e Portorico esclude dal torneo Panama. Le Olimpiadi di Atene avranno 3 Europee (inclusa la Grecia, che non ha un campionato), ma lasceranno fuori i Campioni in carica…

8 novembre- Riflessioni dal canale di Panama

Cuba premiata da Aldo Notari per la vittoria al torneo di Panama
Cuba premiata da Aldo Notari per la vittoria al torneo di Panama

Che spettacolo, ragazzi.
Oggi ho visto 2 delle partite più belle che mi sia capitato di vedere nella mia ormai lunga (l’esordio data 1975) militanza sui campi da baseball. Giocate splendide, emozioni, potenza…cosa si può pretendere di più?
Il fatto che siano state 2 clamorose sorprese (il Messico che elimina gli Stati Uniti e Portorico che elimina Panama) ha aggiunto sale ad una giornata di per sè saporita, anche se leggendo il titolo del mio articolo di presentazione (“Cuba e Stati Uniti hanno una marcia in più”) mi sono un po’ preoccupato per il timore di aver azzardato qualcosa. Rileggendo, mi sono alla fine congratulato con me stesso per aver affermato chiaro che “l’esito dei 2 incontri era tutt’altro che scontato”. E questo apre la strada ad altre considerazioni.
Alla sconfitta degli Stati Uniti ho visto parecchia gente esultare. Posso capirlo, qui in America Latina. Ho anche letto immediati commenti abbastanza piccati provenienti proprio dalla Major League Baseball, che nella sostanza ritiene che a perderci siano le Olimpiadi, più che gli Stati Uniti. La realtà e che rischia di perderci il futuro del baseball olimpico. Il nostro sport sarà rappresentato da Italia, Olanda, Grecia, Australia ma non dagli Stati Uniti (che avevano vinto la medaglia d’oro a Sydney) Non è una bella cosa.
Certo, si potrebbe far notare agli amici Yankee che se la prossima volta mandano a Panama i vari Barry Bonds e Randy Johnson, voglio poi vedere se non si qualificano. Ma bisogna riconoscere che un torneo nel quale si gioca per una settimana per eliminare una squadra su 9 partecipanti e nel quale una formazione che ha 3 vittorie e 0 sconfitte esce perchè perde una partita contro chi aveva 0 vittorie e 3 sconfitte, deve per forza essere il frutto di una mente disturbata. Ma perchè qui hanno partorito questa formula folle mentre in Asia (dove per inciso è saltata per aria un’altra grande storica come la Corea; le qualificate per Atene sono Giappone e Taiwan) hanno fatto il loro bel girone all’italiana?
Dal punto di vista organizzativo e, di conseguenza, da quello economico il pre olimpico delle Americhe finirà con l’essere un bagno di sangue. Anche perchè, fuori Panama e gli Stati Uniti, le presenze allo stadio rischiano di arrivare veramente ai minimi storici. Soprattutto lunedì, giornata in cui si giocano le finali-burla. Cioè gare in cui si sfidano 2 squadre già qualificate e 2 che non si qualificheranno. (E’ davvero arduo vendere come eventi partite del genere, non trovate?)
Da parte mia, sono anche un po’ preoccupato per quel che sta succedendo in Italia. Intendo la vicenda passaporti (chiamarla così, sarebbe già un’imprecisione, ma non sottilizziamo; il 5 novembre erano stati arrestati con l’accusa di falso in atto pubblico, frode sportiva e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina Ruggero Bagialemani, manager del Nettuno, e Franco Trinci, Vice Presidente dell’Anzio, entrambi dipendenti comunali. Tra funzionari e impiegati, ci sono altri 8 indagati).  Ma non sono tanto preoccupato per quel che può succedere (al contrario di altri ben più potenti di me, ho piena fiducia nella giustizia) ma per altre 2 cose.
La prima, è che questa notizia è una di quelle di baseball che hanno avuto più risalto ultimamente. Mi dispiace, sinceramente. E devo prendere atto che lo spazio per il baseball manca sempre, ma quando si scopre che c’è qualche problema, improvvisamente si amplia.
La seconda preoccupazione è dovuto alla ridda di imprecisioni che circolano. Che sono poi le solite e partono da un concetto che purtroppo non viene digerito: gli oriundi non sono una terza categoria di giocatori, diversi dagli italiani e dagli stranieri. Ma a rimettermi a spiegare sarei quasi offensivo verso l’intelligenza di chi mi legge, quindi non lo farò.
Viceversa, la polizia sta indagando per valutare se sono state violate delle leggi. In poche parole: la polizia teme che qualcuno abbia alterato documenti per tesserare come Italiani giocatori che non lo sono. Ma spero che siamo tutti d’accordo col fatto che l’apertura agli oriundi del 1999 (che apertura non fu, bensì fu il togliere una norma che il CONI riteneva illegittima) non giustificherebbe in nessuna maniera il ricorso a mezzi illeciti per modificare lo status di questo o quello.
Mi fermo qui. Se qualcuno vuole conversare con me sull’argomento, non ha che da scrivermi.

Una nave transita dal Canale di Panama
Una nave transita dal Canale di Panama

Nel giorno libero ho visto il Canale di Panama. Confesso la mia ignoranza: pensavo di trovarmi di fronte ad uno stretto tipo Corinto e invece ho visto in funzione un complicato sistema di chiuse che alza e abbassa i vascelli che vogliono passare dall’Oceano Pacifico a quello Atlantico semplicemente togliendo e aggiungendo acqua. Molto interessante davvero.
Come interessante è stata la festa per il centenario della Repubblica. Molto pagana, come festa: fiumi di birra, balli, nessuno che dorme per giorni interi. E a margine (è il caso di dirlo) i discorsi ufficiali.
La Prensa, che è il quotidiano principale di El Istmo, scriveva che il centenario arriva in un momento di “crisi economica e perdita di valori”.
Panama è un paese pieno di contraddizioni. Dal 2000, anno in cui ha ripreso possesso del Canale, è stato investito da una ricchezza impressionante (ogni passaggio di nave rende in media 60.000 dollari e passano circa 35 navi al giorno per 365 giorni all’anno: in totale, poco più di 766 milioni di dollari all’anno) che viene distribuita solo in parte. C’è malcontento e ci sono sacche di povertà drammatica. Ma ci sono parecchie categorie di persone che stanno migliorando il loro stato sociale a vista d’occhio.
A Panama City si passa dalla ricca passeggiata di via Espana, che potrebbe essere in qualsiasi città europea, al circondario del vecchio stadio “Arosemena”, dove la sera si rischia realmente la vita. Il tutto nel volgere di centinaia di metri.
Tra pochi mesi si svolgeranno le elezioni presidenziali. La Presidenta (così la chiamano qui) Mireya Moscoso non verrà rieletta, perchè a Panama al secondo mandato si può concorrere dopo che sono passati 10 anni dal primo. In prima fila c’è un certo Martin Trojido, che è figlio del Generale che andò al potere con un colpo di stato nel ’68 e poi firmò con Jimmy Carter il trattato per recuperare il controllo del Canale.
Vi dico queste cose perchè ho provato a sentire come la pensa la gente del luogo. E ho visto un modo di porsi di fronte alle cose della politica davvero laico e fatalista. Il palazzo per i panamensi è qualcosa di lontanissimo, che fa parte della loro vita si e no. Quindi, tanto vale ballarci su una salsa.

11 novembre- Quante sensazioni contrastanti

Da sinistra: Espinoza senior e junior ed Eric Edwards
Da sinistra: Nicolas Espinoza, il figlio Junior ed Eric Edwards

La mia permanenza a Panama ha avuto 2 momenti da incubo.
Il primo è stato durante l’interminabile sospensione di Canada-Portorico. Con il cielo scuro e un avvoltoio che continuava a volteggiare sul campo (se non volteggiano gli avvoltoi, d’altra parte…), l’altoparlante dello stadio si è messo a diffondere una canzone di Laura Pausini in Spagnolo. Mi sono scosso, perchè da queste parti la melodia (per me è roba melensa, ma mi rendo conto che i gusti sono gusti) è il tipo di musica alternativo a salsa e merengue. Voglio dire, si ascoltano cose in confronto alle quali la musica di Albano Carrisi è hard rock. Quindi ci sta anche la Pausini.
Il secondo è stato ben più drammatico. Stavo guardando in santa pace Cuba-Canada (per me una partita di baseball si guarda in silenzio, ma non tutti lo capiscono) e sopportavo a malapena 2 nippo-brasiliani che chiaccheravano tra di loro in Giapponese. Improvvisamente uno dei 2 mi si rivolge in ispano-portoghese per chiedere se io ero quello che lavorava per la Federazione Italiana (un osservatore: avevo scritto Italia dappertutto…). Al mio è partita la domanda che non ti aspetti: “Ma cosa vuol dire esattamente oriundi?”.
Enfatizzo: uno che sembra un Giapponese ma parla come Altafini (il suono emesso era in effetti oriungi) mi chiede a Panama cosa vuol dire oriundi. Ero sul punto di passare alle vie di fatto, quando il tizio (che è il manager della nazionale brasiliana) mi ha spiegato (sempre in ispano-portoghese) che un suo giocatore aveva lontane origini italiane e chiedeva una mia consulenza per sapere cosa doveva fare per ottenere lo status di oriungio. Mi sono rassegnato e, per la millesettecentesima volta in vita mia, ho spiegato come si ottiene il riconoscimento della cittadinanza italiana. Il Professor Salvatore Batholini (mio insegnante di Diritto Pubblico nel 1983) sarebbe orgoglioso di me. Anche il mio Confessore, perchè a questo punto è evidente che sto espiando qualche colpa.
Il momento più bello e toccante della mia permanenza a Panama è stato l’invito a pranzo che ho ricevuto dal capo ufficio stampa della manifestazione Nicolas Espinoza. Un signore grande, grosso e apparentemente burbero, ma con un cuore grandissimo. Ha invitato il sottoscritto e il mio compagno di avventure in terra panamense, il giornalista americano ma residente a Portorico Eric Edwards, a dividere il cibo con lui e la sua famiglia. Un atto che è certamente di maggior valore da queste parti dove, è inutile negarlo, sono davvero in pochi a guadagnare più del necessario.
In casa Espinosa ho notato che qui a Panama vige una consuetudine: quando ci sono ospiti, uomini e donne mangiano separati. Nella bella casa di Nicolas ho notato appesa alle pareti una riproduzione dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Il figlio Nicolas junior mi ha chiesto: “Pensi sia l’originale?” e io mi sono messo a ridere e gli ho detto: “Ma dai!”, un po’ da Conquistador spagnolo del 1500. Nicolas junior però mi stava prendendo in giro, perchè dopo 2 minuti l’ho sentito dire al padre che Leonardo da Vinci a dipingere il cosiddetto Cenacolo ci ha messo 13 anni. Ho dovuto confessare che io non lo sapevo.
A proposito del fatto che qui le cose non vanno tanto bene, leggevo ieri sul quotidiano La Prensa (ha anche un’edizione web: www.prensa.com) queste simpatiche parole sulla Presidenta Mireya Moscoso: “Ma in che mondo vive? Le sue dichiarazioni altisonanti dimostrano un patetico culto della personalità e sono un segno di decadenza morale, insensibilità politica e assoluta demagogia. Un Governo che ritiene di potersi auto valutare deve essere libero da corruzione, nepotismo e apparire trasparente. Caratteristiche che non appartengono alla gestione della Presidenta“.  Non male, no?
Personalmente, ho eletto l’interbase di Cuba Eduardo Paret a mio idolo già da tempo. Penso sia il miglior giocatore che io abbia mai visto dal vivo assieme a Orlando Hudson, che giocava nella nazionale degli Stati Uniti a Taiwan 2001. Per intenderci, non credo esista un interbase migliore di Paret nelle Grandi Leghe americane. Paret è meglio di ARod, di Jeter e Garciaparra. Forse Omar Vizquel è più completo di lui. Ma ripeto il forse.
No, non farò seguire una noiosa dissertazione su come è ingiusto questo mondo che non concede a questo ragazzo le stesse opportunità di altri. Ma confesserò una cosa: approfittando del mio pass da giornalista, mi sono procurato una pallina e me la sono fatta autografare da Paret. Non vedo l’ora di raccontare ad un sacco di gente chi è Eduardo Paret e come gioca.

12 novembre-Il telefono a noleggio del cronista itinerante

Eduardo Paret
Eduardo Paret

Gli affaroni del cronista itinerante: ho noleggiato un cellulare e mi sarebbe costato meno comprarlo. Diciamo che, come Federazione Baseball, abbiamo dato un discreto contributo all’economia panamense in crisi. Questo a meno che gli Uffici Amministrativi non decidano di cassarmi il rimborso, perchè in quel caso sarebbe il cronista itinerante in persona a dare un contributo fattivo nell’anno del centenario. Spero che tutti tengano conto del fatto che i Vertici Federali mai avrebbero accettato di non avermi reperibile per 2 settimane e che si concordi quindi che il sacrificio era necessario. Comunque, il mio taxista personale mi ha detto che se gli davo quei soldi lì mi noleggiava il suo, di cellulari…
Ho appena finito di provare un forte istinto omicida nei confronti di un bambino (o era una bambina? Comunque, un cucciolo di essere umano) che ha pianto disperatamente sia al decollo che all’arrivo del volo Panama-L’Avana e, durante il volo, si è divertito a svegliarmi e mi ha parlato a lungo. L’unica cosa che ho capito è stata caliente, riferito al suo biberon.
All’aeroporto di Panama City ho affrontato il check in più lungo e costoso della mia vita. L’impiegato Alfredo Chen (sicuramente al primo giorno di lavoro) mi ha dapprima negato la possibilità di mandare il mio bagaglio fino a Milano, poi si è rassegnato a fare quel che chiedevo di fronte alle ripetute pressioni dei suoi colleghi di lavoro, che sostenevano più o meno “Non puoi penalizzare il passeggero perchè non sei capace di usare il computer”.
Chen mi ha inoltre chiesto 5 dollari per un non meglio precisato “Q de seguridad” che mancava nel mio biglietto e 20 per una tassa d’uscita da Panama. Considerato anche che ho fatto fasciare la monster bag federale con quella specie di domopack che usano negli aeroporti (era da anni che ne avevo voglia…) e che l’operazione costa 6 dollari e rotti, ho nel portafoglio 31 dollari in meno di ieri sera.
A L’Avana il mio status di passeggero in transito non è piaciuto mica tanto. Mi hanno praticamente messo in quarantena fino a che un simpaticissimo impiegato (Cronista itinerante: “Ho visto Cuba qualificarsi per le Olimpiadi, nel torneo di Panama” Mister Simpatia: “Snort”) mi ha sequestrato il passaporto e il biglietto, dicendo che andava lui a fare il check in per me e che io non posso muovermi dalla zona libre.
Sono in compagnia di un passeggero colombiano probabilmente pazzo. Lo dico perchè l’ho visto fare una specie di terzo grado sul Governo di Castro ad un tizio che ha sulla divisa in bella evidenza la scritta ministerio del interior.
Non soddisfatto, visto il cavo per la connessione a Internet che esce dal mio computer, mi ha chiesto se serve per ricaricare il cellulare. Gli ho offerto da bere perchè non vorrei che diventasse pericoloso.
L’ultimo giorno del cronista itinerante è stato caratterizzato da un allagamento.
Uscito per fotografare la zona del mercato del pesce, che mi piace particolarmente ma noto che nelle immagini non rende granchè, sono stato colto (in braghette corte e sandali) da un temporale impressionante, che deve poi essere la causa dell’allagamento. Ma la cosa peggiore è che il taxi che mi ha portato all’albergo (a piedi sarei annegato) è rimasto in un ingorgo clamoroso per un’ora. Visto che le serie di guai tendono ad essere infinite, arrivato in albergo ho scoperto che avevo lasciato la chiave della stanza dentro la camera.
Per fortuna la giornata ha avuto una conclusione positiva. Ho infatti cenato dalle mie amiche de La cascata e mi sono concesso una coda di aragosta. Quando ci vuole, ci vuole. E la Cascata va di diritto nella sezione delle Americhe della Guida Panda, la cui stesura definitiva è attesa da più parti con trepidazione.
Ultime dal fronte del baseball olimpico: la Federazione Mondiale (IBAF) mi ha informato del fatto che la finale del Campionato Continentale dell’Oceania sarà una serie e che anche il play off tra la vincente di questa prima serie (Australia-Guam) e il Sud Africa sarà una serie, addirittura al meglio delle 5 partite. Cioè, in America si possono eliminare gli Stati Uniti in partita secca e Australia e Sud Africa devono vincere invece 3 volte per qualificarsi.
Amici, quando il mondo va a rovescio al cronista itinerante gira un po’ la testa…

Nel Diario che segue, derogo decisamente al proposito di non affrontare argomenti tecnici in questa rubrica

13 novembre- Ultime considerazioni da un autunno itinerante

L'aeroporto "Martì" de L'Avana
L’aeroporto “Martì” de L’Avana

Quando si pensava che sarei rimasto all’aeroporto “Martì” dell’Avana per sempre, l’altoparlante ha chiamato il nome del passeggero Ciroli (nei paesi di lingua spagnola non si scappa: o è Ciroli oppure Eschiroli), mi hanno riconsegnato il passaporto, le carte d’imbarco (con tanto di richiesta esaudita per quel che riguarda i posti) e nella sostanza mi hanno lasciato andare.
Io nel frattempo avevo ingannato il tempo, oltre che scrivendo qualcosa e leggendo la mia posta elettronica, promuovendo la mia personale crociata sul fatto che Eduardo Paret come interbase è meglio di German Mesa. Il venditore di panini dell’aeroporto si è al riguardo abbastanza scandalizzato e allora io gli ho ribattuto che, secondo me, è perchè è tifoso degli Industriales. Si è scandalizzato anche di più, perchè è tifoso di Santiago, dice. Ci siamo salutati convendendo che Higino Velez è un ottimo allenatore.
I giocatori di Cuba, tutti ritti sull’attenti che cantano l’Inno Nazionale, è l’ultima immagine che ho del torneo qualificatorio delle Americhe per le Olimpiadi di Atene. Una bella immagine, mi pare. Anche perchè mi è sembrata spontanea e non preparata.
Al di là di questo, vorrei fare un’ultima considerazione sul torneo, comparando quello che ho visto al nostro livello. Secondo me, 6 delle 9 squadre che hanno partecipato sono decisamente fuori dalla portata dell’Italia in questo momento. Parlo di Cuba, Canada, Messico, Portorico, Stati Uniti e Panama. Sto parlando di livello, perchè come insegna la partita con Panama della scorsa Coppa Intercontinentale, una sorpresa è sempre possibile. Voglio dire che oggi, se guardiamo all’America, i paesi con cui possiamo confrontarci sono Nicaragua, Colombia, Brasile. Gli altri sono meglio di noi.
Vi state rattristando? Non è il caso. Il mio riferimento è alle generazioni in campo oggi e con un distinguo. I nati negli anni ’80 (per fare nomi: i De Santis, Chiarini, Nava, Imperiali, Mazzanti, Sanna e compagnia) sono coloro che possono aiutare l’Italia e il baseball italiano a fare un salto di qualità. Non da soli, ovviamente. Necessitano dell’aiuto del movimento e della collaborazione tra struttura tecnica federale e struttura tecnica dei club nei quali giocano. Da loro però deve arrivare l’impulso decisivo. Io posso scrivere 7.000 Diari, ma non batterò mai un fuoricampo (non è detto, ma semmai argomenterò su questo in altra occasione…).
Il baseball italiano è un movimento che differisce molto da quelli di paesi come la Colombia o il Brasile. In Colombia esiste una lega pro, ma gioca per periodi limitati dell’anno e coinvolge poche squadre. In Brasile addirittura tutta l’attività dipende dalle esigenze della Federazione. Da noi, lo sappiamo tutti, non è così. Abbiamo un campionato molto più competitivo rispetto a questi paesi e nella fase di programmazione delle esigenze della nostra lega bisogna ovviamente tenere conto. Comunque, senza avventurarci in discorsi sui massimi sistemi, lasciatemi ribadire che io penso che l’Italia in generale si debba porre sul palcoscenico Mondiale con più umiltà, affrontando magari più spesso quelle nazioni (Sud Africa, Colombia, Brasile, Nicaragua, Olanda) che alla fine esprimono un livello mediamente simile al nostro e magari studiare quello che stanno facendo. Come primo passo, intendo. Anche perchè studiare quello che fanno i grandi potrebbe essere poco istruttivo. Il Canada si è radunato 12 giorni prima della Qualificazione Olimpica; Portorico e Messico hanno avuto a disposizione la squadra per 4 o 5 allenamenti prima di partire. Gli Stati Uniti si sono allenati un mese in Arizona, ma con che risultati lo avete visto tutti. Insomma, scava e poi scava, stai a vedere che quelli che hanno avuto un avvicinamento più sistematico alla competizione questa volta siamo noi? E allora, cosa possiamo concludere? Lascio a voi le risposte.
Madrid mi ha riaccolto in Europa con l’euro e i prezzi ad esso connessi. Un piatto di jamon serrano e una pastasciutta abbastanza scotta costano al self service dell’aeroporto “Barajas” di Madrid un bel 15 euro. Quello con cui a Panama City mi permettevo un’aragosta.
A proposito di questi simpatici crostacei, finalmente ho visto qualcuno comprarsi un’aragosta viva all’aeroporto de L’Avana e portarsela a casa. Mi chiedo che senso abbia l’operazione. Non penso infatti che chi si compra un’aragosta viva intenda allevarla nella vasca da bagno. Presumo se la voglia mangiare. Ma cucinare un’aragosta (viva) in casa è una cosa che tendenzialmente mi fa impressione. Non è meglio comprarla al supermercato? O meglio ancora in gastronomia già pronta?
Domani ricomincia la vita solita. I Vertici Federali sono al proposito minacciosissimi su tutte le cose che ci sono da fare. Vedremo. Anche il Diario, naturalmente, torna a forme e cadenze ordinarie.

Appena tornato, leggo su Baseball.it del 20 novembre: “Dopo 15 giorni esatti dallo scoppio dello scandalo passaporti nel baseball tornano in libertà Ruggero Bagialemani, manager del Nettuno, e Franco Trinci, vicepresidente dell’Anzio, che lo scorso 5 novembre erano stati raggiunti dal provvedimento di custodia cautelare dopo l’inchiesta sul tesseramento di giocatori stranieri che aveva coinvolto, questa estate, diverse società sportive del Lazio“.
E’ anche il giorno in cui iniziano le amarezze, con i commenti a sproposito sulla mia presenza a Panama. Devo però dire che non ricordo per quale ragione decisi di tornare a frequentare il famigerato forum. In compenso, mi sono molto piaciuto, rileggendomi a distanza di un decennio, in questo mio vero e proprio outing su come si dovrebbe comunicare il baseball agli italiani

20 novembre- Il Forum combatte il jet lag

La Lampuga o Dolphin Fish
La Lampuga o Dolphin Fish

I primi giorni proprio non mi ritrovavo. Abituato com’ero a temperature vicine ai 30 gradi da 40 giorni, la nebbia che vedevo dalle finestre del mio studio mi sembrava appartenere ad un ambiente ostile. Da quando ho lasciato Panama City il 12 novembre non ho visto il sole esattamente per 3 giorni e il mio fisico ha fatto una fatica clamorosa a riadattarsi al fuso orario. Poi ho letto il forum e ho capito di essere a casa.
“Cosa c’è andato a fare Schiroli a Panama?”, si chiedeva simpaticamente un lettore (“non a fini polemici”, ovviamente; a posteriori si può dire: in poco più di 2 settimane, un 40 articoli).
Sapevo che l’argomento sarebbe saltato fuori, ma ero convinto che il tutto si sarebbe limitato a qualche post di (più o meno benevola) presa in giro nei confronti del sottoscritto. Il problema è invece che il visitatore in questione si pone davvero il dubbio se la Federazione è legittimata ad avere una persona che osserva il torneo qualificatorio delle Americhe alle Olimpiadi.
Non intendo mettermi a spiegare “perchè è stato utilissimo mandarmi”, sia chiaro. Ma credo che questo tipo di atteggiamento dia un bello spunto per affrontare un argomento di questo tipo: “Cosa è veramente utile alla diffusione del baseball?”
Chi si occupa di comunicazione (nel baseball e non solo) deve cercare di affrontare argomenti che possano coinvolgere un pubblico relativemente ampio, per creare interesse. Io personalmente credo che oggi il baseball delle Grandi Leghe sia l’argomento che fa più presa su un pubblico non rigorosamente di addetti ai lavori. Essere a Panama, con i Frank Robinson o Ruben Rivera o Justin Morneau a disposizione, era in questo senso un sogno. E mi fa male constatare che ci sia gente che sottovaluta questo aspetto. Nel baseball, d’altra parte, siamo abituati ad una comunicazione rivolta a pochi e per questo effettuata con un linguaggio che pochi capiscono. Siamo quasi orgogliosi di questo nostro baseball, considerato difficile.
Il baseball non è difficile, se se ne evidenziano gli aspetti che hanno speranza di far breccia nei gusti di un pubblico più ampio dei soliti 4 gatti in fila per 3 e col resto di 2.
Hemingway ne Il Vecchio e il Mare non è che faccia dire al pescatore Santiago: “Vediamo se Joe Di Maggio va in overstriding quando batte. Io gli consiglierei di abbassare il gomito di 25 gradi, secondo me ne migliorerebbe la sua OBP”.
Santiago dice, quando pesca il suo Marlin enorme (cito a memoria): “Io e il grande Di Maggio abbiamo qualcosa in comune. Lui gioca col tallone che gli fa male perchè ha uno sperone osseo, ma anche le mie mani e la mia schiena facevano male parecchio mentre pescavo oggi…chissà cos’è uno sperone osseo, poi. Lo avremo tutti dalla nascita?”
Quando nel 1954 ad Hemingway è stato attribuito il premio Nobel, non credo che nella commissione ci fossero dei grandi esperti di baseball. Ma certo c’erano persone in grado di ricordare che Di Maggio era “quello che aveva sposato Marylin Monroe”. Nonchè di capire perfettamente che significato aveva per Santiago paragonare il suo sforzo titanico a quello del suo eroe sportivo. Eppure, sono convinto che nel baseball italiano ci sarebbe qualcuno pronto a dire che, in fondo, “Il Vecchio e il Mare” non è tutto questo granchè. Hemyngway scrive persino che il delfino è un pesce. E lo ripete anche… (Sto facendo lo spiritoso: in effetti, Hemyngway ne “Il Vecchio e il mare” chiama dolphin quel pesce oceanico che scientificamente si chiama Coryphaena hippurus e in Italiano è noto come lampuga o corifena cavallina. I pescatori della Florida lo chiamano ancora oggi dolphin fish).
La mia amica degli sms ha diradato, e non di poco, la frequenza degli invii. In una delle occasioni conviviali di fine anno (a tal proposito, ho un carnet che sembro una debuttante in società al primo ballo…poi non lamentatevi se prendo peso) mi si avvicinerà e finalmente saprò chi è. Lo ha promesso. Ha anche dichiarato che dal Diario amerebbe sparire in silenzio. Punto sul quale, come vedete, non l’ho esaudita. Ammetto di avere una certa ansia di scoprire chi è. Vedendo magari confermati certi miei sospetti.
Una nota di rammarico in chiusura. Il precedente Diario è apparso on line mentre si diffondeva la notizia dell’attentato contro i soldati italiani. Me ne sono accorto ore dopo: ero all’aeroporto di Madrid e non avevo letto i giornali. Ho avuto per un attimo la tentazione di cancellare il Diario, ma poi mi sono detto che in fondo io avevo fatto solo il mio lavoro, con il massimo del rispetto. E non mi dovevo vergognare di nulla.
Anche oggi è giornata di notizie tragiche. Ma questo è solo un sito di baseball.

27 novembre- Viva Frassica

Nino Frassica
Nino Frassica

Dico: uno che ha imperversato per le vie di Kaohsiung e Taipei a Taiwan e si è ambientato tanto bene a Panama da partecipare alle trasmissioni della TV locale in Spagnolo, uno del genere si potrà perdere nel tentativo di raggiungere Beneceto? La risposta è, naturalmente, . Perchè nella zona est di Parma esistono 2 strade per Beneceto. La via principale per Beneceto e una più modesta via Beneceto. Così è successo che quando finalmente, dopo furiosi consulti telefonici, sono emerso dalle nebbie padane e ho trovato la sede della festa di fine anno dello Junior Parma, mi sembrava di essere uno di quei marinai che scorgono il porto dopo aver perso le speranze.
Quella dello Junior Parma era la prima delle feste a cui devo partecipare da qui alla Notte dei Diamanti, che chiuderà ufficialmente il 2003 baseballistico e mangereccio.
Delle feste, come sapete, quest’ultimo è l’aspetto più preoccupante. Perchè sono un debole e non so resistere ai manicaretti che si trovano a tavola, anche se dovrei. Per venirmi incontro, chi organizza le serate tende abitualmente a farmele anche presentare, in modo che la mia mente sia parzialmente distolta dal cibo.
Ricorderò la festa dello Junior per 2 motivi. Il primo è l’entusiasmo che c’era in sala. Tanto che all’inizio temevo che quasi mi prendessero in giro. Lo so, a pensar male si fa peccato. Però spesso ci si azzecca, diceva qualcuno. E comunque, che l’entusiasmo fosse genuino l’ho potuto verificare cammin facendo. Quando è stato premiato Augusto Savignano (uno vero, che in vita sua ha lanciato qualche milione di palline in Batting Practice), che conclude la sua attività sul campo dopo 47 anni passati da allenatore e giocatore, c’è stato anche da commuoversi.
Il secondo motivo è che (rullo di tamburi) mi si è avvicinata l’amica degli sms.
O meglio: una persona che conosco da anni e che fa parte del mondo del baseball ha dichiarato di essere l’amica degli sms. Io (ripeto che a pensar male si fa peccato, ma…) ho mandato un sms al numero solito dell’amica e mi è arrivata una risposta piccata del tipo “E’ una millantatrice!”.
Non so veramente più cosa pensare. Vuoi vedere che l’amica degli sms è tipo Belfagor, che ne scopri una e ne saltano fuori altre 2 o 3?
Ha fatto sensazione una mia dichiarazione apparsa a margine del forum “Panama”. Ho detto che io non credo ci sia un tecnico in Italia (a parte, forse, Mauro Mazzotti) che conosce meglio di me il baseball internazionale. Intendendo con questo i singoli campionati (a parte le Major Leagues, che tutti vediamo in TV) che si giocano fuori dall’Italia.
Apriti cielo: avrei “delegittimato” il CNT e il manager della nazionale. Ragazzi, ma qui bisogna intendersi: un forum è un luogo in cui si scambiano opinioni e quella è la mia opinione. Non era una conferenza stampa, non era una riunione del CNT e men che meno un Consiglio Federale (al quale per altro io, come tutti gli invitati, posso parlare solo se mi viene data la parola). Se si sono sentiti “delegittimati”, i personaggi in questione possono chiamarmi o scrivere. Il CNT (visto che sono tesserato) mi può anche richiamare o punire. E comunque, non cambierei idea.
Uno che mi ama, ha scritto (nel solito forum) che il mio Italiano è “come quello di Frassica“. Credeva di offendermi, ma ci sono parecchie cose che invidio a Frassica. Forse anche l’Italiano, ma la prima che mi viene in mente è quanto incassa per i diritti d’autore dei libri che scrive.

13 dicembre- Buon anno a tutti

Le terribili fauci dello squalo bianco
Le terribili fauci dello squalo bianco

E’ il momento dell’anno in cui vi saluto. Vado in un altro Continente a trovare il simpatico animale acquatico che vedete nella foto. Grandicello, eh? Pericoloso, pure. E territoriale, per giunta.
Lo squalo bianco ha insomma parecchie delle caratteristiche che emergono in alcuni sedicenti appassionati di baseball, che in questi 2 anni ho imparato mio malgrado a conoscere.
Credo che se nel baseball italiano si utilizzasse in altro modo una minima parte del tempo che si dedica a farsi i cavoli degli altri e a parlare male di questo o quello, si potrebbero ottenere indifferentemente 2 risultati importanti:
1) Come minimo, ci si avvelenerebbe meno il sangue
2) Usando costruttivamente questo tempo, ci si potrebbe persino rendere utili al movimento.
In questi 2 anni ho avuto tante soddisfazioni e qualche profonda amarezza. Ma una volta sola mi sono spanciato dal ridere. Ma ho riso così tanto, che per poco non sto male. E’ successo quando ha iniziato a circolare la voce che la Federazione versava a Baseball.it la cifra di un miliardo e mezzo (di lire) per non si sa bene quali servigi. Secondo questo bene informato signore, la Federazione spenderebbe un quarto del suo bilancio per mantenere un sito Internet. Ci vuole della fantasia, lasciatemelo dire.
I soliti signori so tutto hanno affermato che “la Notte dei Diamanti non serve”.
Martedì 9 dicembre ho notato che la Gazzetta dello Sport ha dedicato al baseball il pezzo più corposo dell’anno, finali escluse. E di cosa parlava mai, in dicembre? Della inutile Notte dei Diamanti, naturalmente. Certa gente a volte sa talmente tutto, che si scorda di pensare all’ovvio.
Parlando della Notte, 2 cose mi hanno inquietato. La prima sono le azzurre del softball vestite da sera. Fanno tutte così colpo che non posso resistere a scriverlo, a costo di farmi dare del maschilista. La seconda è il fatto che in una chiusura di serata preparata da giorni io sia riuscito a dire che salutavo il personale del Grand Hotel quando invece eravamo ospiti del National. Ho cercato di essere pronto: “Beh, il National è un GRANDE hotel”, ma mi sono comunque sentito tanto Mike Bongiorno con la signora Longari.
Parlando dell’articolo di commento della serata del mio amico Stefano Arcobelli, mi hanno inquietato altre 2 cose. La prima è la definizione di festa semplice. Beh, sarà stata semplice per chi non l’ha organizzata, tendo ad immaginare. La seconda è la dichiarazione che “il baseball ha avuto una caduta di immagine per il caso Bagialemani/Trinci a Nettuno e Anzio“. Personalmente, non capisco. Se la Magistratura (e sottolineo il se) proverà che qualcuno è colpevole di qualcosa, sarà quel qualcuno ad avere una caduta di immagine. Ma il baseball, cosa c’entra?
Quando ci risentiremo sarà già il 2004. Sono convinto che sarà un grande anno per il baseball e il softball italiani. Almeno, io farò tutto quello che le energie mi consentono per fare che sia così. Spero siate in tanti a volermi seguire.