Gli stadi di proprietà salveranno il calcio italiano?

CALCIO, SCHIROPENSIERO, SPORT

Il jet lag mi fa svegliare a orari improponibili. Così, trovo il tempo per parlare di un argomento che mi sta a cuore: gli stadi di proprietà delle squadre di calcio.

L’argomento mi sta a cuore per 2 motivi:
1) Perchè sembra la panacea per risolvere tutti i mali del calcio italiano
2) Perchè io sono un precursore di questa corrente di pensiero. Nel 1996 ebbi una discussione pubblica con l’allora Direttore Esecutivo del Parma calcio Michele Uva sulla necessità di avere stadi più comodi e confortevoli. Ma mi trattarono un po’ tutti da matto.

Lo 'Juventus Stadium', stadio di proprietà sorto senza bisogno di leggi specialiEsiste un disegno di legge, che sta facendo un faticoso percorso parlamentare. Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi anche a sostegno della candidatura dell’Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale.
Lasciamo perdere la seconda parte del titolo, visto che di manifestazioni di rilievo in Italia penso non ne vedremo per qualche decennio. Ma in quale maniera questa legge potrebbe aiutare i progetti delle società di calcio?
Intanto, la legge parla di eventuali altri insediamenti come inscindibili dall’impianto sportivo. Da tradurrre così: se ti diamo un’area su cui costruire uno stadio, col cavolo che ci fai a fianco una serie di villette a schiera e le vendi.
Considerato anche che non c’è una lira (e nemmeno un euro…) e comunque, voglio vedere chi avrebbe il coraggio di chiedere soldi pubblici per costruire uno stadio di questi tempi. A parte che, gli Stati Uniti insegnano, se si vogliono soldi pubblici per costruire un impianto, bisogna chiedere ai cittadini se sono d’accordo. Non che in Italia il parere dei cittadini lo si ascolti troppo, ma provarci sarebbe un inizio.
Mi chiedo comunque in che senso la legge che circola in Parlamento dovrebbe favorire la costruzione di stadi. Qualcuno sa rispondermi?

Credo che l’unico vero vantaggio che la legge potrebbe creare sia la possibilità che gli enti pubblici avrebbero di concedere l’area su cui costruire l’impianto direttamente a chi l’impianto lo deve costruire. Va da sè, che l’area ha un costo. Ma l’ente pubblico che eventualmente dovesse disporre di un’area adatta all’uopo, potrebbe ricavare non pochi vantaggi a vedersi edificare un moderno impianto sportivo, anche ricavando poco dalla vendita. Quindi qui si potrebbe profilare il vero affare per tutti.

Ci sono però altre considerazioni da fare. Nelle grandi aree metropolitane occorre individuare aree ben servite dai mezzi pubblici o, almeno, dalla rete stradale. Perchè si esclude che nelle grandi aree metropolitane possa essere costruito uno stadio nei pressi del centro cittadino.
Nelle città medie il discorso è diverso. L’esperienza degli Stati Uniti (che sono all’avanguardia, nella commercializzazione dello spettacolo sportivo) insegna che gli abitanti delle città di medie dimensioni vogliono andare ad uno spettacolo a piedi. Io vivo in una città media (Parma) e sono cresciuto con la tradizione di andare allo stadio “Tardini” a vedere la squadra di calcio cittadina a piedi o in bicicletta. Purtroppo, lo stadio della mia città non ha avuto una miglioria seria dal 1990. Una vera indecenza, diciamolo. Soprattutto alla luce degli investimenti fatti in calciatori che non hanno fatto fare il salto di qualità o in tecnici sopravvalutati che la proprietà ha fatto negli anni ’90.

C’è poi la madre di tutte le questioni: una volta che lo abbiamo, lo stadio di proprietà, bisogna anche riempirlo. Ergo, le società di calcio devono cambiare strategia, cercare di diversificare i ricavi, non impostare la loro strategia industriale sulle plusvalenze (la differenza tra quanto hanno pagato un calciatore e a quanto lo hanno rivenduto), con il risultato di avere rose di 50 giocatori dei quali i tifosi non sanno nulla e che vanno e che vengono a seconda di quanto sono stati pagati e di quale prezzo ci viene chiesto per rimpiazzarli con un calciatore altrettanto sconosciuto e altrettanto in transito. Che poi, nessuno gli dà pubblicità, ma spesso così facendo si registrano minusvalenze

Per concludere: credo che, permanendo l’attuale modo di gestire le società di calcio, la legge non cambierà proprio nulla.

1 thought on “Gli stadi di proprietà salveranno il calcio italiano?

  1. Oltre a non avere gli stadi di proprietà (una Chimera in Italia!),le società di calcio “provinciali” hanno un Giogo svuotastadi che si chiama SKYfo & MeRdiaset Premium che distribuiscono i soldi dandone maggiormente alle “grandi”…e qui si che bisognerebbe seguire il modello Tedesco…
    P.s.le voci che girano sul Parma Baseball sono veritiere?
    sto tremando!

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