Gli anni ’80 di Robert Smith: il baseball alle Olimpiadi

"The game we love" - la storia della IBAF, BASEBALL, FICTION E PROGETTI EDITORIALI, SPORT

Nei primi anni ’80 ero avido di informazioni sul baseball, ma non era facile trovarne. In particolare, quelle sulla vita della Federazione Internazionale sembrava provenissero da un mondo lontano. Il Presidente Robert Smith era dipinto come un immobilista che si opponeva allo sviluppo del movimento. Circa 20 anni dopo avrei conosciuto un uomo di grande cultura, illuminato, di classe. E avrei scoperto che tutto quello che la Federazione Internazionale aveva ottenuto, era successo grazie a lui. Quest’uomo era Robert Smith, detto Ish. Senza il suo aiuto, non sarei mai riuscito a scrivere ‘The game we love’

Ish Smith nella sua casa di Greenville (Ezio Ratti)Il seminterrato della casa di Robert Smith a Greenville (Stato dell’Illinois, ma a circa un’ora di macchina da St. Louis, che è nel Missouri) è un vero museo del baseball. Seduto ad un divano, Smith sorride e mi spiega: “Mi chiamano Ish perché da ragazzi, in Texas, parlavamo in uno strano gergo detto Dog Latin o Pig Latin e in quel gergo Robert Smith suonava più o meno come Ishmael. Da lì è nato il soprannome Ish, mia moglie mi chiama ancora così”.
Dopo un anno di preparativi, nell’ottobre del 2011 riesco finalmente a parlare con Smith di persona e capisco subito di trovarmi di fronte un animale in via d’estinzione. Quest’uomo si è trovato a guidare la Federazione Internazionale quasi per caso, le ha dato un’organizzazione, l’ha condotta ad una svolta epocale e poi, ottenuto il riconoscimento di sport Olimpico e (per conseguenza diretta) l’accesso a risorse impensabili solo pochi anni prima, ha deciso di farsi da parte.
Perché, dottor Smith? “Perché ero stato nominato Presidente del Greenville College e poi perché avevo visto troppe persone innamorarsi della loro posizione e dei privilegi che comportava. Certo, anche a me è dispiaciuto non essere più invitato all’All Star Game della Major League. Ma a quel punto della mia vita, dovevo fare altro”.

Quel punto della vita di Smith era nei primi anni ’90.
Nel 1980 Smith si sente “l’ultimo arrivato”, tra i dirigenti del baseball internazionale. Ritiene il suo incarico di responsabile della CommissioneCarlos Garcia e Manuel Gonzalez Guerra AINBA sul baseball Olimpico un incarico di servizio e dovuto al suo status di americano. E’ conscio del fatto che le Olimpiadi americane sono molto importanti per un CIO in difficoltà: nel 1968 in Messico i velocisti Tommy Smith e John Carlos erano stati espulsi dal villaggio dopo aver pubblicamente mostrato il loro appoggio a Black Power; nel 1972 a Monaco di Baviera 11 atleti di Israele erano stati assassinati dai terroristi palestinesi di Settembre Nero;  nel 1976 i Giochi di Montreal erano stati un disastro dal punto di vista economico e nel 1980 gli Stati Uniti avevano boicottato le Olimpiadi di Mosca.
Smith osserva con attenzione le mosse di Carlos Garcia, che vuole la Presidenza della AINBA.  E’ convinto che riuscirà nel suo intento.
Nel maggio del 1980 Garcia è all’aeroporto di Managua. Sta preparandosi a partire per il Giappone, che mesi dopo organizzerà il Mondiale, quando gli si avvicinano alcuni agenti della polizia Sandinista e lo arrestano. Dopo un processo lampo di 45 minuti, verrà condannato a 10 anni di prigione. Le accuse variano da quella di essere alla testa di un complotto della CIA per controllare il baseball internazionale a quella di essere un membro dei Contras, l’esercito irregolare che si opponeva ai Sandinisti in Nicaragua.
Con Carlos Garcia ho parlato al telefono. Scandisce le parole in maniera faticosa, ma la sua memoria è vivida: “Io non sono un politico, non ho mai fatto politica. Ma forse, quando c’è una rivoluzione, bisogna schierarsi o a favore o contro”.
Per la verità, Garcia era piuttosto vicino al dittatore Anastasio Somoza Debayle: “Era un detective della Guardia Nacional” mi ha chiarito con una e mail l’attuale presidente della Federazione Baseball del Nicaragua (FENIBA) Adolfo Marenco Corea.
L’arresto di Garcia sconvolge il mondo del baseball internazionale. Osvaldo Gil si fa promotore dell’iniziativa di eleggere comunque Garcia Presidente, per mettere pressione al Governo del Nicaragua.
Smith negli anni '80Quando in settembre un commando Sandinista assassina Anastasio Somoza in Paraguay, le cose se possibile peggiorano: “Ogni azione per far uscire Carlos di prigione” ricorda Smith “Rendeva sempre più tesi i rapporti con il Governo del Nicaragua”.
Bruno Beneck, che nel suo ruolo di Vice Presidente non aveva preso una posizione nel dualismo tra il Presidente Guerra e Garcia, decide di giocare le sue carte per essere eletto Presidente e vola negli Stati Uniti per chiedere l’appoggio di Smith. E’ un piano al quale la Federazione Americana non si oppone, ma che non trova d’accordo molti altri paesi. Quando Smith vola in Giappone per il Mondiale e il Congresso elettivo, si trova di fronte il muro dei paesi asiatici e centro americani: non vogliono Beneck presidente, perché ritengono scorretto che abbia offerto aiuti finanziari ad alcuni paesi in cambio del loro supporto elettorale. Offrono a Smith un ruolo di Vice Presidente, facente funzione di Presidente, in quanto Garcia verrà eletto ma non potrà certo governare dalla prigione.
L’Esecutivo che esce dalle urne della AINBA vede Garcia Presidente, Smith primo Vice Presidente e Guerra Presidente Onorario. Bruno Beneck lascia furioso la sala, poi torna e chiede il microfono. Tuona che è lui, la persona veramente qualificata per la Presidenza della AINBA, lui che è nel baseball da quando Robert Smith doveva ancora nascere.
Il Congresso della AINBA del 1981, di fronte alla conferma della condanna di Garcia, decide di eleggere Smith Presidente e di nominare Beneck primo Vice Presidente.
Beneck passò anni a scrivere lettere che dettagliavano come io non fossi la persona giusta per quel ruolo”.

Nonostante il difficile rapporto tra i 2 leader, la AINBA veleggia con il vento in poppa.
Nel 1981 si inaugura il Mondiale Under 18 (o Triplo A). Il Congresso delCas Pielak 1982 a Seoul (Corea) inaugura gli Honors Program (i riconoscimenti a giocatori, tecnici, ufficiali di gara e dirigenti che la IBAF anche oggi elargisce), nascono le Commissioni (Tecnica, Attività Giovanile, Arbitri), Smith firma un contratto con la Rawlings come palla ufficiale, il primo sponsor della Federazione Internazionale, e nel 1983 il Segretario Generale Cas Pielak (Canada) dà il via alla rivista ufficiale della AINBA.
Nel 1984 il responsabile del Comitato Organizzatore dei Giochi di Los Angeles Peter Ueberroth informa Smith che il baseball (con il tennis, maschile e femminile) sarà sport dimostrativo alle Olimpiadi. C’è solo un dettaglio da sistemare: qualcuno deve garantire dalle eventuali perdite, visto che per la prima volta le Olimpiadi saranno finanziate solo da privati. Quel qualcuno è Peter O’Malley.
“Sapevo” minimizza O’Malley oggi “Che le partite al ‘Dodger Stadium’ sarebbero stato un successo”.
Più realisticamente, Smith osserva: “Credo di aver convinto ’Malley dimostrandogli che non cercavo i suoi soldi, ma avevo un progetto che poteva emozionare il suo cuore”. Bisogna ammettere che solo gli americani riescono a dire frasi così.

Le Olimpiadi di Los Angeles sono un successo: 48.000 spettatori di media Il Dodger stadium durante i Giochi del 1984a partita.
Scrive John Hall su The Register: “Ho visto il pubblico più rumoroso dei 22 anni di storia dello storico Dodger Stadium”.
Si sbilancia anche il Presidente del CIO Juan Antonio Samaranch: “Per quel che ho visto, il baseball ha le carte in regola per diventare uno sport da medaglia delle Olimpiadi”.
Gli unici non contenti sono gli statunitensi. La squadra allenata da Rod Dedeaux e ricca di future stelle (Mark Mc Gwire e Will Clarck sono i primi nomi che si ricordano; il Commissioner MLB Bowie Kuhn aveva bloccato la firma da pro dei giocatori selezionati dalla nazionale) perde la finale con il Giappone.
Non è contentissima nemmeno l’Italia, che Beneck immaginava da medaglia e invece viene pesantemente sconfitta da Stati Uniti e Taiwan. In verità, la squadra di Mansilla batte la Repubblica Dominicana con un giovanissimo Massimo Fochi sul monte, ma è travolta dalle polemiche sui troppi italo americani presenti nella rosa (con buona pace del progetto Club Italia). A scatenarle, sono proprio alcuni dei giornalisti ospitati da Beneck al (probabile) fine di celebrare il suo trionfo. In Italia la posizione di Beneck alla guida della FIBS si fa meno solida: pesano su di lui le ingenti spese sostenute per la spedizione a Los Angeles.

Nel 1983 Smith chiede la modifica del nome dell’organizzazione in International Baseball Association (IBA) e nel 1984 si candida di nuovo alla Presidenza. A lui si oppongono il solito Beneck e Osvaldo Gil, che inRobert Smith allo stadio con Fidel  Castro verità precisa: “Mi chiesero di candidarmi, non fu una mia iniziativa. Io non mi sono mai candidato per nessuna poltrona, non sono il tipo che va in giro a stringere mani”.
Il Congresso di Cuba elegge Smith Presidente, il giapponese Eichiro Yamamoto primo Vice Presidente e, nella sorpresa generale, l’italiano Aldo Notari secondo Vice Presidente. La mossa decreta la fine della carriera internazionale di Beneck.
Mentre la rivista Tuttobaseball incorre in un macroscopico errore (se è stato errore…)  e pubblica che Beneck è confermato alla Vice Presidenza, esplode il ben noto caso che porterà al Commissariamento della FIBS da parte del CONI, vedrà Beneck accusato di aver distratto fondi (accusa dalla quale verrà riabilitato, ma molti anni dopo) e porterà Aldo Notari alla Presidenza della Federazione italiana.
Beneck chiese di parlare con me” racconta Smith “Si scusò per come si era comportato con me … penso che per fare una cosa del genere, serva una brava persona. E’ l’ultima volta che ho visto Beneck, ma sono contento che ci siamo salutati così”.

Smith sposta la sede della IBA a Indianapolis (Indiana, Stati Uniti) e nomina il primo Direttore Esecutivo dell’organizzazione: David Osinsky.
Smith è molto popolare in patria (“il primo lobbista del baseball” scrive il Sun Times di Chicago) e all’estero (i giornali australiani lo dipingono come “il predicatore del baseball”). Negli Stati Uniti, in particolare, suscita curiosità la facilità con cui Smith si rapporta con Fidel Castro.
“Ero molto curioso al riguardo di Castro giocatore” racconta Smith “E gli dissi anche che ero sicuro che nel mio paese parecchi lo avrebbero voluto veder firmare un contratto da giocatore, da giovane. Magari la storia del mondo sarebbe stata diversa”.
Fidel Castro, in realtà, non è mai stato un giocatore di alto livello. Scrive il professore di letteratura dell’Università di Yale Roberto Gònzalez Echevarrìa nel suo libro The Pride of Havanaa history of cuban baseball: “Castro non è mai stato scoutato e non ci sono notizie di sue imprese nel baseball che avrebbero potuto creare interesse tra gli scout di Major League. Non ci sono nemmeno prove che abbia mai giocato, figuriamoci da protagonista, in una squadra”.

Il 13 ottobre 1986 il CIO vota che il baseball diventerà sport da medagliaDurante la presidenza Smith il baseball ha assegnato le prime medaglie olimpiche dai Giochi del 1992 a Barcellona. Grazie ad un intervento diretto del Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, ci sarà però un secondo torneo dimostrativo a Seoul (Corea) nel 1988. A festeggiare il successo, e la fine di un percorso iniziato 80 anni prima, c’è anche Carlos Garcia, rilasciato dal carcere nel 1984 per motivi di salute.
Smith crea il President’s Diamond Club, un’associazione di VIP che contribuisce con 25.000 dollari all’anno alle fortune della IBA. Raggiunge un accordo anche con la Mizuno, che diventa la palla ufficiale dei tornei della Federazione Internazionale. Nel 1989 inaugura il Mondiale Under 16 (o Doppio A).
Le Federazioni affiliate crescono dalle 40 del 1980 a 81 prima delle Olimpiadi di Barcellona. Il Presidente della IBA incoraggia la nascita delle Confederazioni Continentali di America (1984), Oceania (1989) e Africa (1990) e porta il baseball in Unione Sovietica, India, Cina e Sri Lanka.

Le Olimpiadi di Barcellona sono l’ultimo atto della Presidenza Smith.
“Il baseball mi ha lasciato ricordi fantastici” mi ha recentemente scritto in una e mail Robert Smith “E tantissimi amici. Sono un uomo fortunato”.

4 thoughts on “Gli anni ’80 di Robert Smith: il baseball alle Olimpiadi

  1. un intervento diretto del presidente Ronal Reagan? Ma questo qui è statto anche presidente della federazion mondial de beisbol?
    No, solo che era molto influente nei confronti della Corea e chiese con una lettera ufficiale, che è riprodotta sul libro “The game we love”, di appoggiare la candidatura del baseball come sport dimostrativo anche a Seoul 1988

  2. mah, sarà tutto vero?
    Tutto rigorosamente verificato con i documenti dell’epoca, con interviste agli interessati (Garcia e Gil al telefono, Smith di persona)

  3. non mi piacce
    Grazie per il suo interesse. Io però “piace” lo scrivo con una “c”

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