Diari del 2002: la prima stagione da addetto stampa FIBS

Diario di un cronista itinerante

Rientrato dalla Florida, il 17 aprile condussi la presentazione della stagione al Casino di Venezia. Dovetti interrompere l’eloquio del Presidente Onorario Beneck, che mi apostrofò così: “Tu mi sei antipatico”. Stefano Arcobelli scrisse sulla Gazzetta dello Sport: “Il rilancio del baseball italiano è affidato a professionisti quarantenni”. Ma io di anni non ne avevo ancora 39.
Dopo l’Opening Game del 20 aprile stavo rientrando in auto da Nettuno a Parma. Sulla Firenze-Bologna, mi sono trovato a combattere con l’auto che sembrava impazzita e che si è fermata contro il New Jersey a poche decine di metri dal cartello che indica Pian del Voglio 1.5. Non sono ancora certo oggi, ma penso sia stato un colpo di sonno. Ricordo comunque bene il pensiero: “Sono ancora vivo”. Ricordo la chiamata al 113, il poliziotto che mi urla “Lei si metta in sicurezza!” . Ricordo che pensavo di star bene e che firmai per essere dimesso. Ricordo il medico: “Ne ho visti, firmare e cadere morti dopo mezz’ora”. Ricordo che, sdraiato sul letto a casa,mi mancò il respiro per il dolore alle costole.
La sera prima dell’incidente, avevo saputo che a Ruggero Bagialemani sarebbero stati condonati gli ultimi mesi della squalifica di 3 anni che aveva subito dopo aver aggredito l’arbitro Franceschetti nella finale 1999.
Baseball.it pubblicò una lettera dello stesso Franceschetti di cui riporto un passaggio importante: “Mai è stata rivolta al sottoscritto ufficiale di gara, da parte di Bagialemani Ruggero, almeno a quanto gli è dato di sapere, alcuna scusa, meno che mai pubblica, relativamente ai fatti di cui alla finale scudetto del 1999 (…) Quanto al riferito parere favorevole, in merito ad un eventuale provvedimento di clemenza, da parte dell’Associazione Nazionale Arbitri, si ritiene che il suddetto parere, mai condiviso dal sottoscritto, debba essere considerato come espressione di convinzioni del tutto personali, da parte di chi lo ha espresso”.
Il 6 maggio ero pronto per tornare a scrivere il Diario. Che sarà preceduto da una premessa. Originariamente era scritta in corsivo, ma qui la riporto nei caratteri del resto del testo, per non confonderla con quanto aggiunto in fase di editing e pubblicazione. Da questo momento la rubrica diventa a tutti gli effetti il Diario di un cronista itinerante.
Con questa parte dei Diari del 2002, arriviamo a fine giugno.

6 maggio-Parma-Grosseto-Amsterdam via Livorno

Ho deciso di tenervi compagnia tutte le settimane con le mie avventure/disavventure di viaggiatore del baseball.
L’ho fatto perchè me lo hanno chiesto. In primis, il mio successore Mino Prati. Poi molti di voi, alcuni dei quali vorrebbero un mio diario quotidiano. Che oltre ad essere un’impresa titanica, si rivelerebbe anche noioso, temo.
L’ho fatto anche perchè sono vanitoso. Non gasato, come sostiene un certo Mimmo che mi ha scritto. Almeno non credo. Non so chi è, Mimmo. O meglio, un’ipotesi folle ce l’ho. Ma è, appunto, folle e per questo non me ne occuperò oltre. Comunque, Mimmo, se non ti piace quello che scrivo puoi sempre evitare di leggerlo. Darai un piccolo colpo alla mia vanità, ma sopravviverò.
E adesso, buon viaggio.

Maggio 2002: la delusione di Ronaldo dopo la sconfitta dell'Inter con la Lazio
Maggio 2002: la delusione di Ronaldo dopo la sconfitta dell’Inter con la Lazio

L’Europa è proprio unita.
In questo fine settimana sono andato e venuto da Amsterdam senza carta d’identità nè tantomeno passaporto. Oddio, non è che la cosa sia stata indolore. Quando mi sono presentato all’aeroporto di Pisa e mi hanno chiesto un documento, ho estratto la patente. Normale, no. La ragazza dell’Alitalia mi ha guardato come se fossi un pazzo e poi mi ha fatto notare che per andare ad Amsterdam non bastava. Già. Sudore freddo: avevo documenti e soldi di una trasferta che riguardava altre 2 persone e io risiedo a Parma, quindi non avevo nessuna possibilità di recuperare il documento. (Datemi un attimo e vi spiego cosa ci facevo a Pisa, non preoccupatevi). La stessa ragazza ha avuto pietà. Sorridendo mi ha detto che mi faceva partire lo stesso. Ha poi chiuso la nostra breve conoscenza con un umiliante: “Stia attento, la prossima volta”.
A Malpensa, dove proseguivo per Amsterdam, mi sono vergognato a tal punto da imbarcarmi per ultimo. Poi ho mentito: ho detto di aver smarrito la carta d’identità nel viaggio tra Pisa e Milano. L’hanno bevuta, anzi, si sono auto convinti che esiste una normativa per cui la patente in Olanda vale. Ho mentito anche al ritorno, ad Amsterdam, dove mi hanno fatto compilare un modulo nel quale affermo di aver smarrito il documento.
Comunque, come potete verificare, a casa ci sono tornato.
Cosa ci facevo a Pisa, allora. Era l’aeroporto più vicino a Grosseto, dove venerdì sera avevo commentato la partita tra i locali Orioles e il Cus Ceci di Parma per il circuito delle tv locali affiliate al progetto federale e che trasmetteranno in settimana la sintesi.
Cosa sono andato a fare in Olanda temo invece di non potervelo dire in queste righe. Facciamo così: sono andato a verificare alcune prospettive di collaborazione con i nostri amici tulipani. Non chiedetemi di più.
Torniamo alla Toscana. Ho da sempre un rapporto particolare con il pubblico di Grosseto. Nel senso che a parecchi sono simpatico, ma altrettanti mi guardano torvo. Figuriamoci che prospettive avevo come commentatore di una partita da distribuire a diverse televisioni private, delle quali 2 di Grosseto e 2 di Firenze visibili a Grosseto, essendo io di Parma. Io non sono tifoso del Cus. Non posso esserlo, col lavoro che faccio. Va bene che non potrei nemmeno essere tifoso del Milan, col lavoro che faccio e invece direi che lo sono. Ah, Ah. (La risata, chi pensava di vincere lo scudetto domenica, l’ha interpretata nel modo giusto…Mi riferisco all’incredibile sconfitta dell’Inter contro la Lazio, che regalo il titolo 2002 alla Juventus)
Comunque, sotto la pioggia al nono inning, Gasparri ha battuto alto all’esterno destro. Il punteggio era di 1-1. “Una palla che sembra facilmente giocabile da Finetti” ho detto. E poi l’ho vista cadere. Come mi succedeva da bambino quando il Milan subiva un gol, pensavo di non aver visto una cosa vera, che l’azione si sarebbe ripetuta, che Rigoli si sarebbe rifiutato di segnare. Invece no. La partita è finita così. E può essere che un po’ tifoso del Cus lo sia, a ben pensarci. A questa tesi ha dimostrato di credere un alto (altissimo, in verità) dirigente del Grosseto, che mi ha abbandonato al mio destino, sotto la pioggia e in piena notte. “Pensavo non venissi” ha detto il fedifrago. Meno male che Maurizio Caldarelli si è impietosito e mi ha dato un passaggio.
La notte era sufficientemente complessa di suo, senza che dovessi tornare a Livorno a piedi.
I vertici federali mi hanno infatti convinto a fare una cosa del tutto priva di significato, ovvero dormire a Livorno e andare con una FIBS mobile a Grosseto. Gran bella idea: siamo tornati in albergo alle 3 (la pizza post partita, con annessi programmi per lo sviluppo del baseball nei 5 Continenti, è un classico al quale non rinuncerei per nulla al mondo…)e la mia sveglia è suonata alle 5.15. Figuratevi com’ero tonico...
Non so quando tornerò a Grosseto, ma spero comunque non piova tutte le volte.
Sono curioso di vedere, la prossima volta che tornerò, se la signora del bar ha imparato i prezzi della merce che vende. Ma non mi farò trovare impreparato: sarò in coda da non più tardi delle 19.45, per assicurarmi il mio panino in sicurezza. Già, perchè se mi presento al mio tavolino per commentare la partita in ritardo, il mio amico Willy Bargawan mi rimprovera.
E’ curioso, questo fatto. Perchè il capo dovrei essere io, eppure è lui che rimprovera me.
Sarà un bell’anno assieme, ne sono certo.

13 maggio-Due volte a Bologna nel volgere di 24 ore

Fare il mio mestiere a volte è il massimo, altre il minimo. Ad esempio quando tocca andare a Bologna 2 volte in 24 ore perché una partita viene rinviata per pioggia.
Come dice Mario Salvini, mio collega (nonché amico e compagno di squadra…ex, vah, perché da tempo non lo vedo in divisa), a baseball a volte si vince, a volte si perde e a volte piove. Questo l’ho accettato. Mi sento però meno pronto a capire che c’è una logica dietro al fatto che, in una serie in cui 2 partite su 3 sono emozionanti, io abbia scelto di riprendere l’unica che si è rivelata scontata. Andando anche a Bologna 2 volte in 24 ore, per giunta.
Come spesso accade, comunque, non tutto il male viene per nuocere. Con la troupe abbiamo scelto una trattoria della prima periferia di Bologna e abbiamo fatto onore alla cucina emiliano romagnola. Che io conosco benissimo, per carità.
Non so proprio dove sarei potuto nascere, se non fossi nato in Emilia Romagna. Forse per questo mi ha un po’ disturbato il visitatore del forum che si preoccupa del fatto che, facendo l’ipotesi di promozione di San Marino e Reggiana, il campionato di baseball rischia di diventare quasi un torneo regionale.
Uhm…guardavo il quadro delle partecipanti alla prossima serie A di calcio (mica lacrosse): Piacenza, Modena, Parma, Bologna. Eh, sono 4 emiliane. E poi ci sono anche Milan, Inter, Atalanta, Brescia e addirittura Como, 5 lombarde. Metà delle squadre, insomma, sono racchiuse in 2 Regioni. E allora? Forse sfugge che lo sport italiano è organizzato secondo il principio che chi è più bravo gioca in serie A. Infatti, nel calcio Fiorentina e Napoli sono in B, belle sciolte, e finché non vinceranno il campionato non saranno promosse.
Ma mi rendo conto, vi sembrerò strano. In Italia risulta sempre esserlo, chi ama la meritocrazia.
A proposito di Emilia Romagna, rientrando a Parma ho sentito attraverso la radio la notizia che il Parma calcio aveva vinto la Coppa Italia contro la Juventus. Che spirito sportivo che abbiamo noi italiani: mi è arrivato un messaggio che diceva più o meno “non gioire, che tanto la Coppa la Juventus l’ha venduta“. Per acquistare chissà chi dal Parma, ovvio. Discorsi che fanno onestamente venire il vomito, anche se non sono tifoso del Parma.
Sono andato a cercare i caroselli di auto, ma pioveva e non li ho trovati. O erano già finiti o non c’erano stati per niente. Per poco non mi perdo, in compenso. A Parma a maggio ci sono le elezioni e ogni 2 minuti aprono un cantiere.
Per gli amici di Parma, riporto al proposito questa freddura.
Due amici si incontrano e uno dice all’altro: ‘Hai un bel cane. Che razza è?’
Risponde l’amico: ‘Mah, credo sia un incrocio’.
‘Beh, allora tienilo in casa. Se lo vede il Sindaco ci fa una rotonda?’
.
Comunque, sabato sono tornato a Bologna e ho provato una certa ansia. A Parma c’era un sole malaticcio; a Reggio Emilia cadeva qualche goccia; a Campogalliano pioveva alla grande; a Modena nord c’era il sole e a Modena sud pioveva; a Bologna Borgo Panigale ho visto dei nuvoloni di un bigio che mi sono spaventato; al “Gianni Falchi” ho pensato che non potevo farmi venire la paranoia per il maltempo e che se pioveva, amen. Non è caduta una goccia.
In compenso, bivaccando negli uffici della Fortitudo a fine gara, ho aperto il sito web di Repubblica e ho letto la notizia: Nubifragio a Bologna. Si valutano i danni. Mi ero perso qualcosa?
Il campionato, comunque, va. Io anche. Non ho per altro ancora stimato quanti chilometri percorrerò da qui ad ottobre, ma la cosa mi stimola. Anche perché mi permette di scovare tante belle storie per voi, non necessariamente di baseball. Come questa: una barista, durante una delle mie peregrinazioni, si è sentita in dovere di confidarmi che lei e suo marito si sono conosciuti quando lui ha cercato di scipparla, una quindicina di anni fa. Va da sé che questa coppia di idoli ci terrà compagnia tutte le volte che io passerò dal loro bar.

27 maggio- Meglio il baseball o Mr Spock?

Il "lunga vita e prosperità" di Mister Spock
Il “lunga vita e prosperità” di Mister Spock

Questa settimana non sono stato itinerantissimo.
O meglio: ho girato, ma non proprio per il baseball, visto che la partita scelta per le televisioni private si giocava a Parma. Ho trovato strano un venerdì senza pedaggi autostradali e soste negli autogrill, ma dovevo rimettermi in media con la settimana precedente.
Vi avevo lasciati più o meno a Nettuno. In realtà, la mia settimana di passione é proseguita con una capatina a Legnano, dove giocavano le azzurre del softball. Città interessante, Legnano. Mi ricorda un viaggio a Malpensa, correva l’anno 1988, per trasportare una certa persona che doveva prendere l’aereo per tornare a casa. Scena, per intenderci, da Cinque minuti, quella canzone degli anni ’60 che ha shockato il suo inteprete a tal punto da farlo diventare una quindicina di anni dopo il primo, e credo unico, cantante punk italiano con il gruppo dei Krisma. Momenti importanti. Cosa c’entra Legnano? Durante il ritorno mi ci ero fermato a pranzare. Perché posso essere depresso, ma l’appetito non mi manca mai. Pranzo a prezzo fisso con menu turistico a 18.000 lire, che a ben pensarci 14 anni fa non erano neanche pochissime.
Mi rendo conto che Legnano dovrebbe più che altro ricordarmi la celebre battaglia medievale, ma se avere certi ricordi colti porta poi a vaneggiare di Carrocci oggi, nella maniera in cui lo fa uno che da giovane si spacciava per medico senza avere la Laurea e oggi fa il Ministro, meglio pensare alla musica degli anni ’60. O no? In ogni caso, povera Italia.
Dicevamo che ho itinerato, pur senza seguire necessariamente partite e squadre di baseball. Sabato e domenica ero in effetti a Rimini e alla sera sono pure passato davanti allo stadio, ma i miei compagni di viaggio hanno pensato che un fritto misto era meglio di Semenzato-Semex, Marchini contro Cabalisti, e non ho potuto controbattere granché. La pomeridiana non l’ho potuta vedere perché ero alla StiCon, la convention dei fans italiani di Star Trek.
Sono un fan di Star Trek. Non di quelli che si vestono con la divisa della Flotta Stellare, però mi piacciono i telefilm. Ho visto per la prima volta Star Trek nel 1979, durante la mia permanenza per motivi di studio in Inghilterra (prima che Mimmo mi scriva per darmi del gasato, premetto che non ho intenzione di spacciare che mi sono laureato a Oxford o Cambridge: era una semplice Vacanza Studio di quelle che si fanno a 16 anni…). Star Trek era uno dei pochi programmi della televisione inglese del quale capivo i dialoghi. Gli autori del telefilm hanno infatti deciso di far parlare il personaggio di Mr Spock, quello con le orecchie a punta, con un accento perfetto, essendo vulcaniano e quindi il massimo della logica.
Sabato ho visto proprio lui, Mr Spock, al secolo Leonard Nimoy. Oggi ha 71 anni e fa il fotografo. Ha la dentiera e, quando parla, si sente. Comunque: lunga vita e prosperità, Leonard.
Vita meno lunga e sicuramente meno prospera auguro agli organizzatori della Convention. Maramaldi che sfruttano la passione altrui per farsi gli affaracci propri e lucrare in maniera invereconda. Ma questo non c’entra. Solo, volevo dirlo.
Dei miei studi inglesi si é recentemente ricordato il mio amico con i problemi di cuore. Da Atene mi ha telefonato per chiedermi conferma: “Ma in Inglese, salvietta si dice toweltorinootrantodoppiavuempolilivorno?”. Non avevo parole.
La storia con quella ragazza (o meglio, diciamolo, la NON storia) lo ha provato. Ma vorrei vedere voi, illudervi per una così e non concludere nulla dopo (ammettiamo anche questo) aver venduto la più classica delle pelli dell’orso prima di averlo ammazzato….Ah, vi interessa avere un’idea dell’oggetto del suo desiderio? Ecco, date una bella occhiata alla ragazza dei cartelloni pubblicitari di Intimissimo. Fatemi pur sapere se siete solidali con il mio amico. Tutti tranne Mimmo.
E’ un po’ che non vado al bar dei malavitosi. Direi che mi manca, se non fosse che di bar splendidi in Italia ce ne sono tantissimi. Questa mattina in un bar che si chiama Le Monelle di una città della mia Regione di residenza (non vi dico di più) le bariste si sono accordate per una sorta di suono da emettere come codice per segnalare l’ingresso di un uomo meritevole di attenzione. Non vedo l’ora di tornarci per sentire se, caso mai, emettono quel suono quando entro. (Mimmo, mi sa che hai ragione)
Pur essendo reduce da Mr Spock e un fritto misto, sabato notte ho cercato di connettermi alla rete per dare un’occhiata ai risultati. Non ce l’ho fatta. In piena ansia, sudato e quasi in crisi d’astinenza, ho provato a telefonare agli stadi. Risposta da uno stadio di un’altra città della Regione nella quale risiedo: “Non posso dare i dati sulla partita, perché é tardi e devo andare a letto”. Il prossimo che si chiede “come mai il baseball ha poca visibilità” lo friggo come i calamari e la paranza che ho mangiato sabato sera.

3 giugno-Mi sono innamorato di Codogno

Il centro di Codogno
Il centro di Codogno

Il viaggio da Parma a Codogno è corto, ma può rivelarsi altrettanto imprevedibile.
Intanto, il vostro cronista ha effettuato la sosta d’ordinanza all’area di servizio Arda Est, poco dopo il casello di Fiorenzuola. A logica, è una sosta inutile. Da casa mia all’area c’è una distanza di 30 chilometri. Quale bisogno si potrebbe manifestare, in un così breve volgere di tempo, che non avrei potuto soddisfare tra le quattro mura del mio appartamento? Evidentemente, era la percezione di qualcosa di grande, che mi ha fatto fermare. Appena dentro l’autogrill, mi sono sentito afferrare per una spalla. C’erano 2 miei ex colleghi di Teleducato: “Andiamo in Brasile” hanno detto. E io vado a Codogno, gli ho risposto orgoglioso. A ben pensarci, cosa andrà a fare Teleducato in Brasile? Mi riprometto di scoprirlo. Intanto, torniamo a noi.
Mentre parlavamo, ci siamo resi conto del fatto che la fila per ordinare un caffè stava diventando eccessivamente lunga. In effetti, un pullman di gitanti aveva messo in atto una tattica militare, accerchiando da destra e da sinistra la cassa. In sostanza, al primo posto della fila c’erano sempre loro, perchè si cedevano il posto l’un l’altro. Insomma, erano una specie di falange sul tipo di quelle dell’esercito romano di Giulio Cesare. Quando gli altri avventori hanno iniziato a rumoreggiare, è stata aperta un’altra cassa. Beffa delle beffe, poi, i gitanti hanno ordinato pochissima roba. Si erano in effetti organizzati con pane, burro e marmellata sui tavolini di Spizzico: una cosa pazzesca. Ordinato qualche caffè, la colazione era bella che servita. Colazione? A ben pensarci erano le 6 del pomeriggio. Così, sono ripartito un po’ confuso.
A Codogno sono arrivato strategicamente tra le 2 partite.
Mi sono innamorato subito di Codogno: intanto, lo stadio da baseball è indicato da adeguati cartelli stradali. In città si trovano ovunque le locandine della partita e il campo stesso è ben organizzato, nelle sue piccole dimensioni. Lasciatemelo dire: piazze come queste, fanno bene al nostro sport. Altro che le metropoli distratte.
Il primo sabato di giugno, però, era destinato ad essere kafkiano. Un operatore di Global TV mi ha raccontato che, durante il servizio della sera precedente, era rimasto provato da una scena: durante il Palio del Carroccio 2 cavalli si erano scontrati ed erano morti. Ho poi iniziato la telecronaca che vedrete da domani in poi. Con una sorpresa, per altro. Ma non ve la svelo. Durante la partita mi sono depresso. Ora, io sono stato uno scadente giocatore di molti sport e tutt’ora mi diletto con il softball slow pitch. Credo però che certe cose che ho visto fare in campo dal Paternò le eviterei persino io, a 38 anni e con tutti questi chili di sovrappeso. Non fa bene al baseball, ragazzi, vedere certe cose nel campionato di massimo livello. Pensate, poi, che quasi tutti i giocatori dei Warriors sono di scuola straniera.
A proposito, ecco un bell’argomento. Per citare un articolo di Giorgio Gandolfi degli anni ’70: A me sta storia degli oriundi sta cominciando a rompere las pelotas. Nel senso che non sopporto il razzismo strisciante che c’è dietro la valutazione di un giocatore in quanto oriundo, italiano, giovane o anziano. Il bello dello sport è che, con una divisa addosso, siamo tutti uguali. Quindi, io valuterò sempre un giocatore per le sue qualità, non per il suo passaporto, la sua età o i suoi genitori. Se a 50 anni uno batte, che giochi. E se a 20 uno è scarso, che trovi posto nelle categorie inferiori. In attesa di arrivare al livello giusto.
Una delle cose che la presidenza Notari ha dimostrato (oltre al fatto che 15 anni al governo sono troppi per tutti…) è che imponendo l’utilizzo dei giocatori non si va da nessuna parte. E mi fermo qui, perchè sto facendo troppa politica per i miei gusti.
Parliamo del mio peso, piuttosto. Joel Lono mi ha detto che sono dimagrito. E questo dovrebbe bastare a certi registi per dimenticarsi soprannomi di loro invenzione assolutamente fuori luogo. Grazie Gioele, comunque. Sei un amico. Parliamo anche delle mie prestazioni come giocatore. I Vertici Federali hanno varato una personalissima statistica dalla quale sembrerebbe emergere che la mia squadra vince sempre in mia assenza. Questa è diffamazione bella e buona, perchè sono rientrato e abbiamo vinto 24-9. Per la cronaca, dall’altra parte c’era in campo un Consigliere Federale. Giusto per chiarire chi ci prende e chi no…
Sabato notte, per chiudere alla grande un sabato particolare, ho incrociato nel solito autogrill di Fiorenzuola (dove se non mi fermo sto male, lo avrete capito) 3 drag queen palermitane di ritorno da Parigi. Dentro l’autogrill all’una della notte io e le drag queen. Forse anche questa è una forma di razzismo strisciante, ma non ho mangiato tranquillo il mio panino.
Infine, è ufficiale: il mio amico degli sms ha rinunciato all’oggetto del suo desiderio. Sono un po’ preoccupato per i diari futuri dall’estero.

25 giugno – Non è stato il solito venerdì sera

Non mi ricordavo più che esistesse un venerdì sera senza stadio da baseball, postazione (rigorosamente lontana dal campo, così per fare le interviste devo correre), tifosi che ti parlano mentre svolgi la telecronaca e le urla di Willy Bargauan in cuffia. Se mai dovessero fare un test per radio-telecronisti, superare le urla di Willy continuando a commentare sarà sicuramente una prova del test.
Venerdì scorso era così, comunque. Pigro e molle come solo le sere d’estate sanno essere. E senza baseball.
Arbitri bravi o arbitri cattivi? Era uno dei temi dello scorso Diario. Ho ricevito lettere in cui mi si faceva notare che da quel che ho scritto emergeva un’immagine molto faziosa del pubblico di Bologna. Beh, il pubblico di Bologna ha una creatività negli improperi che fa molto arrabbiare gli avversari. Non vincerà il premio fair play, ma difficilmente offende. A me, il pubblico di Bologna piace e mi piace per converso l’atmosfera che si vive al “Gianni Falchi”. Però non mi è piaciuta la reazione del settore in cui mi trovavo io venerdì scorso, con silenzio sulla chiamata relativa al foul ball sulla battuta di Evangelisti e proteste vibranti sul mancato out a casa di Neri. In realtà, più che censurare, i tifosi (che tali sono e ci mancherebbe altro che non fossero faziosi…) volevo invocare comprensione per la categoria degli arbitri in genere. Luogo comune vuole che gli arbitri italiani siano scarsi e invece io non sono convinto che sia così.
A proposito di tifo e tifosi, di questa categoria non possono far parte i giornalisti o, visto che i giornalisti hanno un albo, i collaboratori di testate giornalistiche iscritti o meno all’elenco dei pubblicisti. A volte non è chiaro che, quando si collabora a una testata giornalistica, si hanno degli obblighi precisi verso i lettori (o ascoltatori, o visitatori). Quindi, mi piace affermare che non esistono giornalisti di Parma o di Grosseto o di Bologna. Esistono solo giornalisti di baseball. L’ho detto alla Convention dei giornalisti che si è tenuta a Tirrenia mercoledì e giovedì della scorsa settimana. Tempo una decina di giorni e gli atti del convegno saranno disponibili per la consultazione. Qui mi preme rivolgermi al visitatore del forum di baseball.it che contestava questo tipo di iniziativa per dirgli che il denaro speso per migliorare i rapporti con i media non è mai speso male e che, comunque, nessuno ha gozzovigliato. Comunque, se si vuole aumentare la visibilità del baseball è bene cercare di capire che esigenze ha chi il baseball lo deve raccontare. O no? E’ brutto constatare che esiste gente ancora capace di contestare qualsiasi iniziativa si metta in atto. Ragionando così, non si va da nessuna parte.