Concita De Gregorio e il nostro “tempo avariato”

MULTI MEDIA, SCHIROPENSIERO, TELEVISIONE

E’ successo che Concita De Gregorio ha scritto per Repubblica un articolo dal titolo La sedicenne di Modena che ci svela il nostro abisso. Mi è piaciuto molto, tanto che ho scritto alla De Gregorio (via Facebook) per testimoniarle tutta la mia stima. Per la cronaca, mi ha risposto con un “grazie davvero”.
Concita De Gregorio ha esattamente la mia età, ha fatto una gavetta simile alla mia nelle radio e televisioni locali (lei a Livorno). Poi ha decisamente svoltato: cronista di Repubblica, ha pubblicato un apprezzato diario sui fatti del G8 di Genova (Non lavate questo sangue), ha

Concita De Gregorio
Concita De Gregorio

pubblicato (2006) Una madre lo sa ed è arrivata in finale al Premio Bancarella, ha diretto L’Unità (2008-2011), è tornata a Repubblica e conduce un programma di cultura (Pane Quotidiano; per altro stroncato da Aldo Grasso, che sul Corriere della Sera definisce Concita: “Madame Bovary del progressismo finto sexy”) su Rai Tre. E’ decisamente un nome del giornalismo. Ma lo è perché scrive bellissimi articoli.

Non a tutti è piaciuto il pezzo sulla sedicenne di Modena, il che è anche normale. Quello che non trovo normale è che il blog Un altro genere di comunicazione (sottotitolo: contro il sessismo, l’omofobia e tutte le diseguaglianze di genere) abbia commentato: “Leggiamo (…) e ne rimaniamo inorridite”.
L’articolo della De Gregorio parla del caso di una ragazza che è stata stuprata da diversi giovani a una festa. La cronaca dell’episodio aveva già chiarito che la festa risaliva a qualche mese prima della denuncia e che la ragazza non aveva riportato danni fisici. Nel suo articolo la De Gregorio lo dice e le blogger contro il sessismo prendono spunto da lì per accusare, non troppo velatamente, l’autrice: “Sta mettendo in dubbio la violenza, non le dichiarazioni della ragazzina, ma proprio il concetto di violenza patriarcale”.

Sinceramente: non ho parole. Non so come si faccia a interpretare l’articolo della De Gregorio in questo senso. Tutti sappiamo che uno stupro non avviene necessariamente attraverso violenza fisica. E’ stupro approfittare di una persona che non è nel pieno delle sue facoltà mentali (ad esempio, se ha bevuto troppo) ed è vero che i danni peggiori di uno stupro non sono i lividi, bensì quel che non si vede.  Ma non è questo il punto.
Quel che leggo io nell’articolo di Concita De Gregorio è un allarme. L’allarme contro un tempo nel quale i valori sono cancellati con fastidio (“ognuno faccia come gli pare”), nel quale il sesso è, se va bene, visto come attività sportiva. Se poi va male, viene utilizzato (lo vedremo tra poco) per ottenere vantaggi.
Io faccio parte di una generazione cresciuta dopo la cosìddetta rivoluzione sessuale. Alle medie, ci facevamo beffe degli insegnanti di educazione sessuale, ridacchiando alle imbarazzate descrizioni di cos’è un pene o una vagina mentre sbirciavamo le foto dei giornali da caserma che i ripetenti portavano tranquillamente in classe. Avevamo una compagna (Caterina) molto cresciuta (nel fisico e nelle testa; si era fin rifatta il naso) per avere 13 anni e che si vantava di fare sesso con il moroso (uno grande: aveva fin la moto 125…). E certo, alcuni di noi le chiesero “potresti farci vedere come si fa?”. E lei rispose con un risolino che voleva (più o meno) dire che non ne saremmo stati capaci. E iniziammo a dire in giro che era una puttana e l’insegnante di Religione ci convocò per chiedere se eravamo impazziti e minacciò di avvertire i genitori (io, che ero silenzioso ma non scemo, anticipai l’intervento del Prete e raccontai a mia mamma una storia edulcorata, nella quale i dettagli principali erano tutti veri, ma mancava il mio coinvolgimento…ma questo è un altro discorso). Un’altra ragazza già donna (c’erano anche allora, mica solo nel ventunesimo secolo) si vide circondata durante una festa di Carnevale da diversi di noi (io questa volta ero davvero solo osservatore) che la palpeggiarono (al seno e nel sedere) e non si ribellò in maniera particolare. Ma io non scorderò mai i suoi occhi spaventati, turbati, forse anche sorpresi.

Ricordando questi episodi, mi balzano all’occhio alcune cose. La prima è che c’era un insegnante di Religione che minacciava di rivolgersi ai genitori. La seconda è che l’idea mi aveva talmente preoccupato da portarmi ad anticipare l’insegnante e a raccontare la mia versione.
Quel che posso leggere nell’articolo di Concita De Gregorio è che oggi quell’insegnante non c’è ma, soprattutto, non ci sono i genitori pronti ad ascoltarlo. Per dire: i genitori dell’organizzatore della festa dello stupro a Modena, perché hanno lasciato libero accesso ai super alcolici a un gruppo di adolescenti? Troppa fatica, svuotare il mobile bar? Oppure: “Ma tanto se li sarebbero comprati da soli” (ma mandando avanti i diciottenni, così almeno si saprebbe chi è il responsabile).
E’ questo, l’allarme: siamo arrivati a un punto nel quale succede che non ci sono mai responsabili. Perché si è derogato talmente a tutto, che poi ammettere che qualcuno ha colpa diventa difficile.

Manco a farlo apposta, pochi giorni dopo le polemiche sull’articolo della De Gregorio, è esploso un altro caso di cronaca. Un inquietante caso di cronaca: 2 minorenni si prostituivano in un appartamento dei Parioli a Roma. La madre di una di loro ha permesso ai Carabinieri di scoprire il tutto, l’altra si teneva stretti i soldi che la figlia riportava a casa. Uno degli sfruttatori si vantava pubblicamente “Queste 2 mi rendono 600 euro al giorno”. Sfruttatore. O forse no.
“L’idea di sé di queste ragazze corrisponde ad un’età molto maggiore di quella anagrafica (…) non si percepiscono come vittime di violenza sessuale, hanno al contrario l’impressione di dominare la situazione” scrive uno psicologo del Tribunale.
Ai Carabinieri risulta che una delle 2 avrebbe detto al magnaccia, che si lamentava per un appuntamento saltato: “Ma che ti credi, che mi puoi dire tu cosa devo fare?”.

Scrive nel suo articolo la De Gregorio: “Verrà il giorno in cui capiremo l’abisso in cui siamo precipitati pensando che fosse l’anticamera del privé del Billionaire”.
Ecco, speriamo che arrivi presto. Ma intanto, se cerco attraverso internet, trovo notizie sempre più inquietanti. In una scuola elementare, una bimba di 8 anni aveva formato una banda. Per entrarvi, erano necessarie prove di iniziazione, tipo infilarsi un oggetto nei genitali. In un Liceo alcune quindicenni avevano organizzato un gara a chi riusciva a fare più prestazioni di sesso orale. I maschi si iscrivevano pagando 5 euro e la vincitrice si teneva il banco.

Se avete intenzione di dirmi che questa è libertà e modernità, allora lo dico: voglio essere antico.