Baseball e softball in TV: non ce la faccio a farmi capire

BASEBALL, SCHIROPENSIERO, TELEVISIONE

Sul sito FIBS ho pubblicato un punto sull’annata (tutt’altro che soddisfacente) del baseball e del softball in televisione. Credevo di aver espresso con chiarezza questi concetti:

1) Nel 2011 sono andate in onda 25 dirette di baseball e 2 di softball ma si è contestualmente chiusa un’era
2) A partire dal 2012 la RAI ha ridotto drasticamente il contributo che ci dava
3) La stagione 2016 è stata particolarmente disgraziata per la contemporaneità della fase finale del nostro campionato con le Olimpiadi di Rio
4) Il baseball italiano in diretta TV con regolarità si è visto solo durante i mandati alla Presidenza di Riccardo Fraccari
5) Oggi non c’è nessuna TV (a parte RAI) disponibile a spendere per avere il baseball. Qualcuno che lo vorrebbe gratis invece magari c’è
6) Dare le partite gratis a una TV si potrebbe anche, ma comunque le partite bisogna riprenderle e questo ha un costo
7) Se proprio nessuno contribuisce ai costi di produzione, forse è meglio utilizzare per la trasmissione il nostro canale YouTube
8) Quella di YouTube è una scelta lungimirante, perchè la manutenzione costa poco o nulla, la web TV è certamente in espansione (grazie all’aumento delle connessioni veloci e alla diffusione delle smart TV) e internet lo si riceve in tutto il mondo, al contrario del digitale terrestre o anche solo del satellite, che è in orbita geostazionaria e quindi si ricevo solo da una parte del mondo

L’ARTICOLO COMPLETO

Pubblicando l’articolo sul sito FIBS, e condividendo il link sul profilo Facebook della Federazione, sapevo di sottopormi al rischio rappresentato dagli aspiranti troll, che si alleano per dimostrare chissà cosa e si caricano l’uno con l’altro con qualche LIKE. Avevo pertanto premesso che i commenti off topic sarebbero stati rimossi.
C’è però chi si è chiesto come mai la FIBS non lancia un canale tipo Supertennis (64 del digitale terreste e 224 di SKY) della FIT (Federazione Italiana Tennis). E a questi devo rispondere.

Grazie a una segnalazione del webmaster del sito FIBS Davide Bertoncini, sono entrato in contatto con una serie di articoli che tratteggiano la situazione economica di Supertennis. Per la FIT si è trattato di un investimento considerevole in conto capitale (il capitale sociale della società che gestisce il canale supera i 6 milioni di euro). I costi di esercizio sono attorno ai 3.5 milioni per anno e le spese per la produzione dei contenuti sono di poco inferiori al 60% del totale. I ricavi per pubblicità non arrivano ai 200.000 euro all’anno. Insomma: Supertennis è una perdita secca per la FIT.

La Federazione non ha preso bene le critiche che su La Stampa il giornalista Stefano Semeraro (anche commentatore per Eurosport) e l’ex grande del doppio Paolo Bertolucci (oggi commentatore per SKY) hanno fatto al progetto e che è stato amplificato dal sito Tennisspotting.it con un articolo dal titolo Più bella che utile.
A Bertolucci e Semeraro che sostengono, nella sostanza, che la FIT farebbe meglio a concentrare più risorse sul progetto tecnico, il sito della Federazione risponde con un articolo dal titolo I servi sciocchi delle Pay TV firmato Batch (pseudonimo di Giancarlo Baccini, ex Direttore della Comunicazione FIT) e che attacca dicendo che quello che disturba questi “servi sciocchi” è il fatto che “in Italia la gente possa godersi il grande tennis in televisione anche senza pagare”.

A parte la spontanea considerazione che evidentemente, in quanto a rissosità, tutto il mondo è paese, non voglio entrare nel merito della questione, che non mi compete. Va però sottolineato come la FIBS e la FIT si trovino su 2 pianeti diversi. 3.5 milioni di euro rappresenterebbero infatti quasi l’80% del budget annuale della nostra Federazione. Un progetto tipo Supertennis, insomma, significherebbe per la FIBS chiudere l’attività delle squadre nazionali.
Paradossi a parte, a livello concettuale la FIT prende atto di quel che abbiamo preso atto noi da tempo: oggi la comunicazione di una Federazione deve essere orientata a produrre contenuti. Non a caso (almeno secondo quanto sosteneva Il Resto del Carlino) la FIT spende 82.000 euro per una rivista che si può leggere o scaricare su tablet dal sito. Il sito stesso costa 107.185 euro all’anno e altri 77.265 li costa l’Ufficio Stampa (i dati si riferiscono al 2013)

E’ anche doveroso prendere atto del fatto che nel movimento del baseball e del softball italiani da un lato si vogliano azzerare le spese per la comunicazione e dall’altro si chieda di aprire un canale televisivo del digitale terrestre.
A questo punto, visto che non demordo, tornerò a parlare del ruolo dell’Ufficio Stampa di una Federazione Sportiva Nazionale del terzo millennio. Come lo vedo io, ovviamente.