Quando si viene a Taiwan, è innegabile che il rapporto con il cibo preoccupa. Un po’ perchè ci si confronta con sapori molto atipici per noi e poi perchè non è mai facile capire cosa si mangia, visti i problemi a comunicare.
Quella che conosciamo come cucina cinese è in realtà la cucina cantonese, che nasce nella provincia di Guangdong (zona meridionale, vicino a Hong Kong, per capirci) ed è solo una delle 8 cucine tradizionali, risalenti alla Dinastia Ming (1368-1644). Alla scuola di Guandong si aggiungono: Shandong, Sichuan, Jiangsu, Hunan, Fujian, Anhui e Zhejiang. Più recentemente le cucine sono diventate 10, aggiungendo la scuola di Pechino (con la celebre anatra laccata) e quella di Shangai. Ma volendo generalizzare, la differenza di base è tra cucina della Cina del sud (accompagnata dal riso bollito) e del nord (accompagnata da prodotti a base di farina di grano).
Contrariamente a quel che verrebbe istintivo pensare (soprattutto, a causa di certi olezzi nauseabondi che escono a volte dalle cucine), il cibo come viene preparato dai cinesi è molto salutare. Tutta la cucina osserva infatti i concetti della medicina tradizionale e punta ad armonizzare il gusto, trovando un equilibrio tra i 5 sapori di base (dolce, salato, acido, amaro, piccante) e tra gli alimenti yin (femminili: umidi, teneri, rinfrescanti; sono i legumi e i frutti) e yang (maschili: fritti, speziati, a base di carne e quindi con effetto riscaldante).
Nella cucina cinese mancano i prodotti lattiero caseari, visto che in Asia è molto comune l’intolleranza al lattosio.
Vi ho parlato nel Diario da Taiwan del 2013 di Tripod King, che propone il cosiddetto Hot Pot (o fondue cinese; c’è un pentolone che bolle in mezzo alla tavola e voi immergete carne o pesce o verdura che ordinerete crudi), che rappresenta il piatto forte della cucina di Sichuan (Cina centrale) ed è diventato, con alcune varianti, noto in buona parte dell’Asia: Singapore, Malesia, Tailandia, Filippine e Brunei. Sarebbe originario della Dinastia Jin (1115-1234) in Mongolia (quindi a nord, da dove veniva Attila, incubo dell’Impero Romano) e, di conseguenza, si avvia verso i 1000 anni di storia. In Cina l’ha importato nel secolo diciassettesimo la Dinastia Qing.
Tripod King, che ha il non indifferente pregio (dal punto di vista di un cronista itinerante) di essere aperto fino alle 3 di notte, è considerato un vero e proprio mito dell’Hot Pot. Pare che la gente venga da Taipei (un’ora e mezza d’auto) per mangiare qui. Lo conferma il Taipei Times (quotidiano di lingua Inglese) che commenta: “Non è il classico ristorante nella media degli Hot Pot” e aggiunge “Non ve la caverete con un dollaro“.
Il conto da Tripod varia da 1000 a 1500 dollari taiwanesi (da 28 a 42 euro) per 2 persone. Il che, per il nostro standard, è tutt’altro che caro, ma per le medie di qui è certamente non per tutti.
Non a caso, il personale di Tripod King (che a ogni occasione vi omaggerà con spettacolari inchini) offre come bevanda la birra. Per i cinesi, la birra è una bevanda da grandi feste. Insomma, è come se in un ristorante italiano o francese la prima scelta come bevanda fosse lo champagne.
A Tripod King ho familiarizzato con il Tofu, che ha come peculiarità quella di essere completamente insapore. Se non vi piace nulla, insomma, potete mangiare quello e saziarvi. Il Tofu (anche se il termine è giapponese) è un’invenzione cinese. Viene ricavato dalla cagliatura del succo estratto dalla soia e poi pressato in blocchi.
Anche gli abitanti di Taichung amano la cucina etnica. Quindi, mi sono adeguato pure io. Italiano e Tex Mex li avevo già provati, così sono rimasto all’asiatico e ho puntato su un barbeque coreano.
Il posto si chiama 3Pig e, come Tripod, attira la mia attenzione anche perchè aperto oltre la mezzanotte.
Il barbecue coreano consiste in striscioline di carne da mettere su una piastra. Chiamandosi 3Pig, si capisce abbastanza chiaramente che in questo barbecue coreano in particolare puntano sulla carne di maiale. Anche qui, esistono varianti in tutta l’Asia e su quella piastra si possono mettere carne di bovino o di pesce.
Quello che rende speciale il pasto è però l’accompagnamento. In particolare, una pallottola di riso che una gentile signorina assembla con le mani (protette da guanti) e, una volta ottenuta una sfera accettabile, deposita in una scodella. La prima impressione è inquietante, perchè il riso sembra avere vita propria (la pallottola si espande….), ma il sapore è davvero eccellente. Si tratta di riso fritto, che avevo già conosciuto in Giappone e anche qui a Taiwan.
Ho scoperto oggi che le enormi foglie di insalata (che io non ho trovato di meglio che spezzettare e mangiare aggiungendo una sorta di aceto balsamico) servono in realtà per avvolgere la carne assieme a salse e condimenti (in tavola c’è di tutto) e al mix di cipolla e salse al peperoncino che sfrigola sulla piastra e ottenere qualcosa di simile al Burrito messicano o al Gyros greco e mangiare tutto assieme. Le salse e i condimenti (che vi portano a volontà) sono tutti speciali, visto che mischiano sapori tra i più svariati e con un risultato finale eccezionale.
La signora che ha preso il nostro (mio e del fotografo Ezio Ratti) ordine ha provato a educarci per un po’, poi ci ha abbandonati al nostro destino. Alla fine, ci ha concesso un: “Se volete tornare, siete i benvenuti”.
3Pig merita tutte intere 5 teste pelate. Certo, se si avessero un menu in Inglese e si capisse quel che dice il personale, il primo approccio potrebbe essere più rilassato. Ma l’esperienza è indimenticabile.
Il conto, per 2 persone (ma abbiamo mangiato molto più di chiunque altro fosse a tavola…) è circa 2000 dollari di Taiwan, cioè circa 55 euro. Rigorosamente, non accettano carte di credito.