A che livello può competere il baseball italiano?

BASEBALL, Premier12 2015, SCHIROPENSIERO, SPORT

In questa serie di articoli pensavo di affrontare solo argomenti relativi alla mia vita a Taiwan fuori dal campo, ma farò un’eccezione.

Dopo la brutta sconfitta dell’Italia con il Regno dei Paesi Bassi al Premier12, è partito il più o meno solito dibattito sul livello, sulla preparazione, sul presente e il futuro del nostro baseball.
E’ tutto legittimo, a parte la nostalgia per il passato, che è ingiustificata. Nel senso: dalle Olimpiadi di Sydney le competizioni internazionali hanno voltato pagina. La possibilità di schierare i professionisti ha fatto tabula rasa di tutto quanto era esistito prima e infatti il dominio di Cuba si è interrotto. Imbattuta da lustri, la seleccion perse nella prima fase con l’Olanda (la cosa più grave: gli arancioni avevano sostanzialmente dato per persa la gara, mettendo in rotazione Brauckmiller, un utility più che un vero pitcher, come partente e Faneyte, che non lanciava da anni, come rilievo) e in finale con gli Stati Uniti  allenati da Tom La Sorda. Che per inciso, in un torneo dal quale erano esclusi i giocatori sul roster dei 40, schierarono in pedana Ben Sheets (che fuori dalla rosa dei 40 dei Brewers era stato circa un giorno, giusto per farlo selezionare) e avevano uno staff così forte che C.C. Sabathia venne tagliato durante la selezione. In squadra gli americani avevano Doug Mientkiewicz, che aveva già giocato 129 partite in Grande Lega. Per inciso, Sheets e gli USA rischiarono grosso contro Battista Perri e l’Italia.
Ero al Mondiale IBAF del 2001, che si giocò proprio qui a Taiwan (anche se a Taipei e Kaohsiung, la metropoli del sud dell’isola), resta probabilmente il torneo internazionale di maggior livello mai giocato, se si eccettua il Classic. Cuba era quella di Contreras (mi chiese: “Secondo te, sono abbastanza bravo per giocare in Italia?”, Norge Vera, Pedro Lazo, German Mesa, Omar Linares, Antonio Pacheco. Il Giappone aveva in rosa Yoshinobu Takahashi, che allora guadagnava l’equivalente di 3 miliardi di lire (Takahashi si è giusto ritirato ed è stato nominato nuovo manager degli Yomiuri Giants). Sul monte quel Giappone, che arrivò terzo, aveva un giovane Daisuke Matzuzaka.
L’Italia a quel Mondiale c’era e non fece nemmeno brutta figura. Vinse però solo contro Sud Africa e Francia.
Dopo 2 anni, il Mondiale tornò a giocarsi a Cuba. Il livello era molto più basso (gli Stati Uniti, per dire, mandarono una selezione delle Leghe Indipendenti) e l’Italia ancora una volta non fece brutta figura, nel senso che perse bene tutte le partite di misura, a parte vincere (senza esaltare) quella contro la Russia.

Il problema è che al Premier12 la Francia, il Sud Africa e la Russia non ci sono. Non esistono avversari contro i quali si può giocare a proprio agio. Ci si confronta con un livello che è mediamente molto superiore a quello al quale i nostri giocatori sono abituati e lo si fa dal primo all’ultimo lancio. Quindi, si è costantemente sotto pressione.
Io non farei comunque una tragedia per una brutta partita. L’Italia ha subito 16 punti dal Regno dei Paesi Bassi, d’accordo. Ma la Repubblica Dominicana (che è la scuola che offre più giocatori alla MLB ed è il Paese Campione del Mondo in carica) ha perso 4 partite come l’Italia e ha subito un 10-1 dalla Corea. Gli Stati Uniti, che hanno in rosa diversi giocatori con esperienza MLB, ne hanno beccati 10 dal Giappone. Il Venezuela ne ha portati a casa 13 dalla Corea. Contro il Regno dei Paesi Bassi Portorico ha preso 8 punti in 3 inning, poi gli arancioni si sono calmati (dopo tutto, non era l’Italia…).

Voglio dire: quella di venire qui e perdere tutte le partite era certamente una ipotesi da prendere in considerazione. Chi non l’ha fatto, non è realista.
Io, che sono realista, avevo scritto di Portorico sul sito FIBS che: “A occhio e croce, appare l’avversaria più malleabile”.
Perso (un 7-1 bugiardo, ma sempre di 7-1 si tratta) in modo abbastanza chiaro quell’incontro, è parso evidente che il torneo di grandi soddisfazioni non ne avrebbe riservate.
Piuttosto che fare tragedie, io però userei il Premier12 come punto di arrivo di un certo programma e come libro di testo per sviluppare il programma futuro.

Che ai nostri giocatori manchi il talento, non è vero. Che gli manchi la preparazione fisica, è altrettanto falso. Il problema è che il baseball è uno sport nel quale ci si allena giocando. E se si vuole performare a certi livelli, bisogna assumere l’abitudine a confrontarsi a certi livelli.
In Italia il giorno in cui si giocherà un campionato di 100 partite è lontano. Anzi, chissà se arriverà mai. Però il modo per fare meglio secondo me c’è.
Il nostro campionato di massimo livello deve essere compresso (maggio-agosto?) e del livello più alto possibile. Il numero di 8 squadre va bene, ma se fossero 6 non sarebbe un dramma. Bisogna trovare il modo di arrivare a giocare 4 partite a settimana, presto o tardi, e possibilmente su 4 giorni diversi. Se già si giocasse a 8 squadre andata e ritorno con 3 gare settimanali, saremmo a 42. Se poi le prime 4 me giocassero una seconda fase di 4 gare a settimana, sempre andata e ritorno, ne farebbero altre 24, per un totale di 66. Non male.
Ovviamente, per rimanere nelle settimane tra maggio e settembre, in luglio e agosto bisognerebbe giocare anche fuori dai week end.
Le 8 squadre IBL dovrebbero ripristinare la seconda squadra e giocare un campionato parallelo, che finisca quando iniziano le Italian Baseball Series. A quel punto, le 2 finaliste si potrebbero presentare con un roster allargato.
A settembre poi le 8 squadre potrebbero ipotizzare di riunire tutti i prospetti e formare diciamo 4 o 6 squadre e giocare una sorta di Lega Invernale fino a novembre. A questo torneo potrebbero partecipare anche prospetti delle Accademie Europee.
Il ventenne che fatica a trovare spazio nella prima squadra IBL, avrebbe così modo di giocare tutta una stagione nella seconda divisione, fare le sporadiche presenze che gli sono concesse in prima squadra e poi giocare il più possibile nei 3 mesi autunnali (settembre, ottobre e novembre).
Un’altra alternativa sarebbe selezionre i migliori prospetti e formare una squadra per partecipare a una Instructional League negli Stati Uniti. E’ costoso, ma è esattamente il sistema che usano i club di Grande Lega per i giocatori sul cui sviluppo puntano.

Non ho fatto business plan per queste idee. Ma tutta la chiacchierata penso dimostri che si può utilizzare il tempo in modo migliore, rispetto a piangersi addosso. E comunque: se vogliamo sviluppare giocatori di livello, la strada è necessariamente del tipo di quella che ho indicato.