Il baseball internazionale dalla seconda Guerra Mondiale agli anni ’60

"The game we love" - la storia della IBAF, BASEBALL, FICTION E PROGETTI EDITORIALI

La storia della Federazione Internazionale di baseball è inevitabilmente intrecciata con quella di Cuba. Il che, per chi la deve ricostruire, può essere un problema. Con la rivoluzione del 1959, Cuba ha rinnegato la sua storia precedente. E se la dittatura di Fulgencio Batista può anche finire nell’oblio senza troppi rimpianti, quello che lui e i suoi collabotatori hanno fatto per il baseball non andrebbe scordato.
In particolare, il Colonnello Jaime Mariné assunse la presidenza della Direccion Nacional de Deportes fondata da Batista e tramite questo suo incarico entrò in contatto con Leslie Mann.
Purtroppo oggi di Mariné non si trova più nemmeno una foto.

Conrado Marrero con la maglia di WashingtonLeslie Mann aveva giocato le World Series dei professionisti. Così decide che la sua Federazione Internazionale deve a sua volta creare una Serie Mondiale. Invita perciò 12 nazioni a Cuba, dove la Direccion Nacional de Deportes ha accettato di organizzare l’evento.
Nell’impresa si impegna personalmente Jaime Mariné, con la collaborazione del giornalista Pedro Galiana.
All’invito di Mann rispondono però solo 2 nazioni, oltre ai padroni di casa: Stati Uniti e Nicaragua. Questo parziale insuccesso non basta per attenuare l’enfasi. Così, quando il torneo si apre allo stadio ‘La Tropical’ di L’Avana, la stampa dell’isola parla di “Nuovo corso per il baseball a Cuba”.
Il torneo viene denominato Amateur World Series e il John Moores Trophy ne viene considerato la prima edizione. Cuba vince imbattuta la seconda. Il lanciatore Conrado Marrero (detto El Guajiro de Laberinto), che a 28 anni era considerato un veterano, è la star del torneo. A 39 anni, probabilmente barando sull’età, firmerà un contratto con i Washington Senators e arriverà a giocare 118 partite in Major League. Il 25 aprile 2011 Marrero ha celebrato il suo centesimo compleanno a L’Avana.

Jaime Mariné decide che le Amateur World Series devono essere un100 anni di Conrado Marrero (www.ecured.cu) evento annuale e ottiene di poterle organizzare a L’Avana anche nel 1940. Questa volta partecipano 7 squadre (si uniscono Portorico, Messico, Venezuela e Hawaii) ma il risultato non cambia: vince Cuba.
Quel che cambia è che Leslie Mann passa la mano. Mariné diventa il secondo presidente della International Baseball Federation (IBF).
Dopo aver creato dal nulla la IBF, Mann sparisce dalla scena; con la sua assenza, inizia una progressiva latinizzazione dell’organizzazione.
All’edizione 1941 arriva la sorpresa. Il Venezuela, con Daniel Canonico (detto El Chino) in pedana di lancio batte Cuba nella finale. Tra le partecipanti si aggiungono Panama, El Salvador e la Repubblica Dominicana. Quest’ultimo paese pone come condizione per partecipare quella di rimpiazzare il John Moores Trophy con la Copa Presidente Batista.

Fino a quel punto, la Guerra era sembrata lontana dalle Americhe. Ma l’attacco giapponese a Pearl Harbour si fa sentire anche sulle Amateur World Series. All’edizione 1942 partecipano solo 5 squadre. Si gioca a Cuba, ma la Repubblica Dominicana (e in particolare, il dittatore Trujillo, che si vede spesso in campo) cerca di influenzare pesantemente il torneo. Il risultato è che gli Stati Uniti si ritirano prima che la competizione finisca. Passeranno decenni, prima di rivedere il Team USA DanielL 'El Chino Canonico (bitacoraparticipativa.blogspot.com)sulla scena internazionale.
Cuba si prende comunque la rivincita su Canonico e torna a imporsi.

Quando nel 1944 il Governo di Cuba nomina Luis Orlando Rodriguez presidente della Direccion Nacional de Deportes, Jaime Mariné lascia l’isola e si trasferisce in Venezuela. Nello stesso paese si trasferiscono le Amateur World Series, ma Mariné ormai è assorbito dalla Serie Interamericana per club (il torneo che si evolverà nelle World Series del Caribe) e lascia la presidenza della IBF. Gli succede il messicano Jorge Reyes, che come prima mossa cambia il nome all’organizzazione in FIBA (Federaciòn Internacional Béisbol Amateur).
Le Amateur World Series si giocano a 8 squadre e il Venezuela vince. Nel torneo, però, succede di tutto. Gli organizzatori sospendono un arbitro, reo di aver cancellato per l’oscurità il nono inning della sfida tra Venezuela e Repubblica Dominicana (vinta dai dominicani). Un fotografo tocca una palla, aiutando il prima base del Venezuela ad ottenere una eliminazione contro Cuba, e l’arbitro incredibilmente proclama l’azione come regolare: “I fotografi fanno parte del gioco”. Il manager di Cuba Pipo de la Noval ritira la squadra. Sempre per protesta contro gli arbitri, si ritira il Messico. Sulla scena si affaccia però la Colombia.
Senza Cuba, nel 1945  il Venezuela del super slugger Hector Benitez (che chiude il torneo a media .526) vince le Amateur World Series. Ma nel 1946, per la prima volta, il torneo non si gioca.

La FIBA ha nel 1947 un nuovo Presidente, il venezuelano Pablo Morales, che assegna le Amateur World Series alla Colombia. Ancora senza Cuba, i padroni di casa vincono la medaglia d’oro.
Quando (1948) sale in carica come Presidente Chale Pereira (Nicaragua) si inaugura un’era nella quale la carica di Presidente della FIBA è legata al paese organizzatore delle Amateur World Series. Il torneo è di fatto un campionato dell’America Centrale: si unisce dall’edizione disputata in Nicaragua nel 1948 anche il Guatemala.
Nel 1950 (sempre in Nicaragua) vince Cuba, ma lo fa a tavolino e perchè Portorico viene squalificato per aver schierato giocatori professionisti. Portorico si rifarà nel 1951 in Messico e nel 1952 a Cuba debutteranno le Antille Olandesi. Nel 1953 si giocherà in Venezuela l’ultima edizione delle Amateur World Series del decennio.

Nel 1953 la FIBA elegge come Presidente Carlos Manuel Zecca diCarlos Zecca Costarica, che sarà un elemento fondamentale per lo sviluppo del baseball internazionale ed è membro della Galeria del Deporte del suo paese.
Zecca ha appena 31 anni ed è sorprendentemente avanti, rispetto al suo tempo. Intanto è conscio del fatto che il baseball internazionale non può coinvolgere solo squadre del Centro America e guarda con interesse all’Europa, dove Belgio, Francia, Italia, Germania Ovest e Spagna hanno fatto nascere una Confederazione Continentale. E poi ritiene che sia ora di tornare a perseguire il sogno Olimpico.
Nel 1952 le Olimpiadi di Helsinki hanno ospitato una curiosa dimostrazione di baseball finnico. Zecca ha in mente altro e accetta, sotto la regia del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) di modificare lo Statuto al fine di avere il baseball come sport dimostrativo ai Giochi di Melbourne. Al CIO Zecca spiega che il baseball è molto diffuso a livello giovanile, porta l’esempio delle Little League World Series (inaugurate nel 1947) e il progetto di un Mundial Juvenil (per giocatori sotto i 18 anni).
Zecca si interessa anche all’esperienza di Rod Dedeaux, manager della University of Southern California. Classe 1914, Dedeaux coltiva dai tempi della Scuola Superiore il sogno di sfidare i giapponesi a baseball (“A scuola con me” dirà in un’intervista “C’erano moltissimi giapponesi e parlavamo continuamente di baseball e di chi avrebbe vinto un’eventuale sfida”) e riesce ad organizzare la prima edizione delle Japan-USA Series, che proseguono a livello universitario anche oggi.

Il baseball alle Olimpiadi di Melbourne (copyright State of Victoria, Australia)A Melbourne 1956 una squadra di militari americani batte, davanti a oltre 100.000 persone, 11-5 una selezione di giocatori dell’Australia Occidentale impegnati nel Claxton Shield (altro torneo che esiste ancora oggi).
Zecca inaugura nel 1957 in Messico (vittoria dei padroni di casa) il suo Mundial Juvenil. Il torneo, che pure non è riconosciuto oggi dalla IBAF, vivrà 9 edizioni e a quella del 1977 (in Argentina) parteciperà anche l’Italia, allenata da Silvano Ambrosioni. Sempre nel 1957 Zecca aiuta la squadra messicana di Monterrey ad essere la prima formazione non statunitense a partecipare alle Little League World Series. Il film ‘The perfect game’ farà di questa squadra un mito.
Il Presidente non riesce però a coinvolgere i paesi europei. Complice il fatto che le Amateur World Series non si stanno disputando, il Presidente della Confederazione Europea Steno Borghese stringe un accordo con il National Baseball Congress (da non confondersi con lo United States Baseball Congress, a suo tempo fondato da Leslie Mann) per far partecipare i Campioni d’Europa (esordisce nel 1955 la Spagna) alle Global World Series.
Carlos Zecca riesce ad organizzare le Amateur World Series nel 1961 (10 squadre) nel suo Costa Rica e nel 1965 in Colombia. La sua presidenza è però sotto tiro: gli altri paesi centro americani lo accusano di governare secondo “i suoi interessi personali” e non quelli del baseball.

Rod Dedeaux, che appena 31enne aveva fondato la American AssociationRod Dedeaux of College Baseball Coaches, contribuisce alla nascita della Commission of American Baseball nel 1961.
E’ una mossa ardita: gli Stati Uniti d’America non hanno una legge che regolamenti le gerarchie tra organizzazioni sportive (arriverà nel 1978, sotto l’Amministrazione Jimmy Carter) e non esiste una Federazione. Ma Dedeaux, che allena per la cifra simbolica di 1 dollaro all’anno pur vincendo titoli su titoli, vuole a tutti i costi portare il baseball alle Olimpiadi.
“Su cosa contavo?” dirà anni dopo “Sui miei attributi”.
La Commission si scontra con Avery Brundage, il primo e unico americano a diventare presidente del CIO. Brundage, che fu olimpionico nel pentathlon e nel decathlon nel 1912, ha idee radicali: il baseball non è sport dilettantistico, perchè anche i cosiddetti dilettanti hanno borse di studio per frequentare le migliori Università. Ma è distratto dal suo progetto per escludere le donne dalla competizione (“sono inefficaci e brutte da vedere”; Brundage diventerà poi celebre per la sua battaglia contro le atlete di genere dubbio) e deve riconoscere che le Olimpiadi che considerava il massimo evento mai organizzato (Berlino 1936; Brundage non nascondeva le sue simpatie per la Germania Nazista e vivrà gli ultimi anni della sua vita a Garmisch) avevano avuto il baseball come sport dimostrativo di grande successo. Cede quindi alle pressioni degli organizzatori e Stati Uniti e Giappone disputano una gara dimostrativa a Tokyo. Gli americani, che  arrivano ai Giochi dopo un Tour in Estremo Oriente, vincono 6-2 davanti a 50.000 persone allo stadio ‘Meiji-Jingu’ l’11 ottobre 1964. Di quella squadra facevano parte diversi futuri giocatori di Major, tra i quali Mike Epstein. Oggi Epstein ricorda: “Giocare a livello internazionale è qualcosa che ti lascia molto soddisfatto, un’esperienza diversa da quella delle Grandi Leghe“.
Dutch FehringDurante il viaggio in Giappone, Dedeaux e il dirigente Dutch Fehring iniziano ad accarezzare l’idea di una Federazione Baseball negli Stati Uniti e, quel che è più rilevante, di una Federazione Internazionale alternativa alla FIBA.
Fehring rinuncia per il momento a fondare la WABAF (World Amateur Baseball Federation), ma assume la presidenza della neo nata United States Baseball Federation (USBF).

Prima di lasciare la FIBA, Carlos Zecca prende contatto con Dedeaux. Gli spiega che nel 1969 ci saranno le Amateur World Series in Repubblica Dominicana e che gli Stati Uniti sono fuori dal torneo dal 1942.
Dedaux si presenta da Fehring e lo convince con poche parole: “Partecipare è questione di vita o di morte”.

Non si pensi che Dedeaux abbia pronunciato parole eccessivamente drammatiche. L’intervento militare americano, ordinato dal Presidente Lyndon Johnson, durante la Guerra Civile dominicana del 1965 non rendeva il Team USA particolarmente simpatico alla popolazione locale.
“Non era un torneo” ricorderà il coach american Hal Smeltzly “Era un evento politico”.
Gli americani, che giocano con i Marines nel dug out, sono comunque una buona squadra e si qualificano per la finale contro Cuba. Alla fine di un bellissimo duello tra i lanciatori Larry Osborne e Gaspar Perez, Cuba vince 2-1.
Il successo fa dire a Fidel Castro: “I nord americani saranno anche andati sulla Luna, ma a baseball non riescono a batterci”.

Probabilmente, in quel giorno dell’agosto1969, giocatori e tecnici uscendo dal campo non erano consapevoli di aver cambiato la storia del loro sport.