Torno a Taiwan per il Premier12 di baseball

BASEBALL, Premier12 2015, SCHIROPENSIERO

E’ la sesta volta che vengo a Taiwan e la prima in cui, per il momento, non mi è successo niente da raccontare. Di positivo, dico. Apro comunque questa serie di articoli sul Premier12.

Al banco del check in della Cathay Pacific di Milano Malpensa una signora imbarazzata mi accoglie con un: “Gliel’hanno detto?”.
Che l’aereo sarebbe partito alle 16.30 e non alle 12.10 come da orario, non me l’aveva detto nessuno. Ma avevo trovato indicativo che sul tabellone ci fosse una differenza tra scheduled ed expected.
Stoltamente, non ho preso troppo male la notizia. Ho incassato il buono per il pasto (senza capire come usarlo; infatti ce l’ho ancora, spero di usarlo al ritorno…) e mi sono detto che avrei avuto il tempo per finire il libro di Sandro Donati (l’ho finito, come avrete letto qui). Non mi sono potuto dedicare troppo al mio progetto, perchè il mio status di potenziale disperso a Hong Kong (primo scalo) preoccupava l’agenzia viaggi che aveva organizzato il tutto. Al punto di propormi ipotesi fantasiose tipo “scendere a Taipei” (parole testuali) e prendere il treno per Taichung (“sinceramente, preferisco aspettare a Hong Kong”) e darmi un rassicurante: “Bene, all’aeroporto di Taichung ti dovrebbero venire a prendere. Troverai un cartello con il tuo nome o la scritta Premier12. Ma nel caso non ci fosse, prendi un taxi”
Si è comportata molto meglio la Cathay Pacific a Hong Kong. All’uscita dal gate ho trovato il mio nome affiancato alla destinazione Taichung e una solerte signorina che si è scusata svariate volte e mi ha poi consegnato un voucher per un albergo (“Così ti puoi riposare e pranzare”) e un buono per un eventuale spuntino successivo.
Superata l’immigrazione e incassato un permesso a rimanere a Hong Kong fino al 1° febbraio (cosa me ne farò?), mi sono sistemato all’hotel Regal e ho pranzato (o meglio, assunto un pasto: non mi era chiaro che ore fossero, per il mio orologio biologico) in un eccellente ristorante a buffet, mentre mi passava vicina un’umanità varia. A Hong Kong pare arrivino tutte le etnie: dall’Asia, dall’Oceania e anche dal mondo occidentale. Le attività da svolgere sono evidentemente molteplici.

Immagine iconica di Hong Kong
Immagine iconica di Hong Kong

Hong Kong in cinese sarebbe Xianggang, che significa letteralmente porto profumato. E’ situata tra il delta del Fiume delle Perle e il Mar Cinese Meridionale ed è una delle zone più densamente popolate al mondo (7 milioni di persone su 1.104 chilometri quadrati.
Oggi è (con Macao) una delle 2 Regioni Amministrative Speciali della Repubblica Popolare cinese, il che significa che governa autonomamente, se si eccettuano le relazioni estere e la difesa militare.
Hong Kong venne individuata dagli europei per la prima volta nel 1513 dal portoghese Jorge Alvares e venne occupata dagli inglesi nel 1841, alla fine della prima Guerra dell’Oppio ed è rimasta parte dell’Impero Britannico (se si eccettua l’occupazione giapponese dal 1941 al 1945) fino al 1997.
Mi sarebbe piaciuto visitare Hong Kong. Almeno darci un’occhiata. Esiste infatti un treno veloce che va dall’aeroporto al centro in 24 minuti. Ma non ho più evidentemente il fisico e ho trovato un’idea migliore dormire un paio d’ore.

Di Taiwan ho parlato abbondantemente negli articoli che ho scritto nel 2013 dalle Asia Series e nel Diario di un cronista itinerante del 2001 (3 articoli, che trovate a questo link, sono dedicati a Taiwan e al Mondiale IBAF). Non so se riuscirò a essere particolarmente originale.
Comunque, cercherò di raccogliere qui tutti i miei pensieri che non riguardano direttamente o esclusivamente il baseball e il Premier12, che sono stato inviato a raccontare. Ovviamente, il mio lavoro strettamente tecnico sportivo lo trovate sul sito della FIBS.
Chi non è interessato al colore, ai miei stati d’animo, alle mie opinioni, non ha che da evitare di visitare questo sito.